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«Stop all’ordinanza anti-degrado,
senzatetto ‘usati’ per battaglie politiche
da certe associazioni»

ANCONA - La conferma arriva dal sindaco di Ancona Daniele Silvetti, il quale rende noto che il relativo ricorso al Tar sul provvedimento è decaduto per sopravvenuta carenza di interesse. Il primo cittadino non lesina critiche all'associazione Avvocato di Strada che ha assistito nella causa un clochard. L'opposizione scende in campo in loro difesa «Si battono da anni per gli ultimi». Daniele Valeri, protagonista della vicenda, dichiara: «Non l'avete rinnovata perché avete capito che era sbagliata»

Senzatetto trovano riparo sotto la Galleria Dorica

di Antonio Bomba

L’ordinanza pro-decoro, meglio nota ai più come l’antibivacco, non è stata rinnovata e non è nelle intenzioni della giunta riproporla. Nel mentre il relativo ricorso presentato da un senzatetto al Tar con il supporto dall’associazione Avvocato di Strada è decaduto. A dirlo è stato stamattina il sindaco di Ancona Daniele Silvetti rispondendo a un’interrogazione urgente posta congiuntamente da Carlo Maria Pesaresi e Francesco Rubini nelle prime fasi del consiglio comunale. Sul tema il primo cittadino ha anche giudicato il modo di agire della già citata organizzazione, in quanto secondo lui un simile percorso era stato intrapreso per puri fini politici. L’associazione invece controbatte che il Comune non abbia rinnovato il provvedimento proprio perché accortisi dell’errore commesso.

Andiamo però come sempre con ordine e partiamo dal primo ad aver preso parola, cioè Carlo Maria Pesaresi di Ancona Diamoci del Noi che ha chiesto al sindaco: «La famigerata ordinanza antibivacco, avente scadenza 31 ottobre, non risulta essere stata prorogata. Come mai? E quanti interventi e sanzioni sono stati eseguiti? E i ricorsi pendenti presentati da un senzatetto seguito dall’associazione Avvocato di Strada a che punto è?». Quesiti a cui Francesco Rubini di Altra Idea di Città aggiunge «Quali altre iniziative in tema sociale erano state messe in campo a riguardo?».

Daniele Silvetti, sindaco di Ancona

Silvetti nella sua lunga risposta ha così fatto notare che «sono state emesse 5 sanzioni, 0 riscossioni e nessun ricorso sulle sanzioni». Silvetti aggiungendo come, a suo modo di vedere «la cosa strana, del tutto irrituale, è che arrivano ricorsi sull’atto amministrativo». Il primo cittadino spiega poi come «L’ordinanza era dovuta al momento di urgenza e contingenza, tanto che cittadini e associazioni avevano preso posizione a riguardo e ci è stata utile per fare una fotografia del momento. Riguardava le stesse 10-12 persone già identificate dalla Questura». Insomma per l’Amministrazione l’ordinanza «è servita per contenere un qualcosa che poteva essere un fenomeno ma non lo è stato. Riguardava poi luoghi specifici al pari di tante ordinanze esistenti in luoghi d’Italia. Nessuno, faccio un esempio, è sconvolto perché non ci si può sedere sulla scalinata della Trinità dei Monti a mangiarsi un panino. È chiaro che nessuno tocca o dice nulla a chi dorme su una panchina. Diverso se uno campeggia con tanto di imbottite e coperte. È vietato a chiunque farlo in città».

Carlo Maria Pesaresi, Ancona Diamoci del Noi

Il passo successivo è la conferma che «Non è nostra intenzione riproporla. È stata fatta in un dato contesto storico e i servizi sociali si attiveranno sempre meglio. Non esiste nessuna impostazione ideologica o politica».

Sempre Silvetti rivendica, come già fatto altre volte che, a queste persone il Comune, mediante i servizi sociali, aveva offerto loro «di poter alloggiare per qualche mese in una sistemazione provvisoria in attesa di una più consona e definitiva. Ho già specificato – aggiunge ancora – che non è il senzatetto a essere indecoroso, è indecoroso vivere in quel modo e potrebbero essere oggetto di violenza verso chi è intollerante verso di loro. Va anche a loro tutela il non farli dormire sotto il cielo stellato. Il nostro maggior impegno è risolvere l’espressione di disagio di queste persone attraverso i servizi sociali che si attiveranno sempre di più in merito».

Esaurita la parte politico-sociale-amministrativa, diciamo così, spazio a quella prettamente politica: «Ai due incontri – fa notare Silvetti – con le associazioni che si occupano di queste persone era presente la stessa associazione con lo stesso collega avvocato che poi ha impugnato l’ordinanza. Questo dopo due ore e mezzo di dialogo e di confronto in cui ci eravamo lasciati con un comune intendimento, portare avanti un certo tipo di dialogo. Loro stesse – è sempre il sindaco a spiegare – si erano fatte carico di comunicarle. Perché sfido io uno di questi 12 senzatetto a sapere i contenuti dell’ordinanza o le modalità con cui può essere impugnato un atto. Ed è appunto singolare – lo rimarca ancora una volta – che, proprio tra chi era presente, abbia deciso di impugnare l’atto amministrativo e non la sanzione».

Francesco Rubini, Altra Idea di Città

La cosa a Silvetti a quanto pare proprio non è andata giù, in quanto secondo lui «Il dialogo deve essere reciproco. Poi vedo atti conseguenti che non sono tanto conseguenti. Il dialogo si affronta ma non in un’aula di tribunale».

Poi, la breaking news: «Mi giunge proprio adesso notizia che il ricorso verrà dichiarato improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse. Chi lo ha impugnato sapeva benissimo che saremmo arrivati oltre il 31 ottobre». E allora «Mi viene da pensare, scusate che poi l’iniziativa è libera e lo dico col massimo rispetto, che si vuole dare una mano a questi senzatetto o si vuole fare una battaglia politica? Legittima per carità ma almeno uno sa cosa si ritrova ciò che si aspetta. Se si voleva l’atto lo si impugnava subito non si aspettava la fine sapendo che avremo valicato ottobre e sarebbe stata dichiarata sopravvenuta per mancanza di interesse. Però nel frattempo – il primo cittadino fa notare – qualcuno ha fatto qualche post, ha mandato alle testate nazionali la stessa questione per darsi un po’ di visibilità. Allora voglio capire: Ho davanti associazioni che vogliono assistere queste persone e trovare un dialogo con l’amministrazione o si fa tanto per farlo? Il dialogo non si costruisce in questi termini».

In contro replica Pesaresi ha risposto che: «Per fortuna in questo paese è legittimo impugnare gli atti di un’Amministrazione. Quello che emerge dalla sua risposta però ed emerge con grande chiarezza è che l’ordinanza è stata uno strumento di propaganda politica non il ricorso. Non c’era nessuna emergenza se come dite erano stranote e non c’era nessuna urgenza altrimenti l’avrebbe anche riproposta».

Daniele Valeri, coordinatore dello sportello Avvocato di Strada di Ancona

Rubini ha invece aggiunto: «I dati riportati con trasparenza e onestà dal sindaco dimostrano che vi erano ragioni politiche che oggettivamente caratterizzano l’orientamento di larga parte di questa maggioranza e che stiamo riscontrando anche in altri ambiti. I problemi sociali vengono trasformati in una mera questione di ordine pubblico. Sono però contento che questa ordinanza non verrà rinnovata perché è stata inutile ai fini del fenomeno».

Entrambi in coro hanno difeso l’operato dell’associazione Avvocato di Strada e di tutte quelle associazioni che si occupano dei cosiddetti ‘ultimi’ della società.

E a tal proposito l’avvocato che ha assistito il clochard nel presentare il ricorso al Tar è Daniele Valeri, coordinatore dello sportello Avvocato di Strada e membro del relativo direttivo nazionale il quale, da noi intervistato telefonicamente spiega la sua versione dei fatti: «Bene ha fatto il comune a non rinnovare l’ordinanza, siamo contenti così. Si saranno resi conto che non andava bene. È da auspicio per un approccio diverso. Quando un atto amministrativo perde effetto non c’è più motivo di andare avanti» mentre per il futuro «Auspichiamo si intraprenda una strada più virtuosa che preveda più cura e meno repressione. Sono lieto se garantiranno un’assistenza a queste persone, degna di una buona Amministrazione cittadina».

Ma sul fatto che alle riunioni eravate, dopo ore di dialogo, d’accordo?

«Questa è una interpretazione del sindaco. In realtà avevo espresso vari dubbi poi inseriti nel ricorso presentato al Tar per quanto detto prima: serve una cura non la colpevolizzazione di chi già vive in una condizione di disagio. Oltretutto a quella riunione ero dovuto andare via anche prima».

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