Non colpevoli, perché il fatto non sussiste. Cade l’accusa di diffamazione contro l’ex consigliera comunale di Osimo, Maria Grazia Mariani e il marito Giovanni Strologo denunciati dal sindaco Simone Pugnaloni per aver usato, nel 2018, espressioni ritenute lesive in alcuni commenti comparsi sui social e relativi alla vicenda dei fondi donati al piccolo Samuel, orfano dei genitori nella tragedia di Rigopiano. Secondo il giudice del Tribunale di Ancona, non è stata provata la responsabilità penale dei due coniugi, difesi dagli avvocati Sabrina Bertini e Rino Bartera, nel voler diffamare il primo cittadino, costituitosi parte civile con l’avvocato Mauro Pellegrini.
Sotto accusa era finito prima un post della consigliera d’opposizione pubblicato nei primi giorni di novembre 2018 che parlava di indebita custodia da parte del Comune della somma raccolta di 137mila euro sul conto corrente aperto a favore del figlio di Dino Di Michelangelo e Marina Serraiocco, scomparsi sotto la valanga di Farindola, sul Gran Sasso il 18 gennaio 2017. In quei giorni teneva banco la notizia di un benefattore che aveva richiesto indietro la sua donazione visto l’allungarsi dei tempi di consegna e il consigliere comunale aveva suggerito al primo cittadino di versare subito quei soldi al tutore provvisorio del bimbo perché quelle somme non vincolate, tecnicamente avrebbero potuto essere anche pignorate. La consigliera aveva informato della vicenda anche il giudice tutelare di Chieti, a cui aveva scritto una lettera. In un secondo post Strologo, invece, aveva paventato l’ipotesi che il sindaco volesse consegnare la donazione non al tutore ma alla famiglia che ospitava il minore. A fine novembre i 135mila euro erano stati rilasciati ai familiari di Samuel, dopo l’autorizzazione del giudice tutelare che seguiva il caso. Di qui la denuncia e, a giugno 2023, il successivo rinvio a giudizio della coppia.
Gli imputati avevano optato per il rito abbreviato ma ieri mattina in aula è stato lo stesso pm, Nadia Cintioli, a chiedere l’assoluzione di entrambi, poi accolta dal giudice Giusti. Simone Pugnaloni, che ha sempre fugato ogni dubbio sull’intenzione di volersi appropriare indebitamente di quel denaro dichiarando di aver fatto tutto il possibile per accelerare l’atto di donazione alla famiglia del bimbo, in sede di giudizio aveva avanzato una richiesta di risarcimento danni di 8mila complessivi. Ora con il suo legale attende il deposito della sentenza per valutare se procedere in appello.
(m.p.c.)
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