di Luca Patrassi
Dagli all’assessore Saltamartini. La prima mossa da sottosegretario in pectore alla presidenza della Regione dell’ex primario del Pronto Soccorso di Torrette Aldo Salvi è di sostegno all’iniziativa recentissima del direttori di Dipartimento dell’ospedale regionale di Torrette ed appare anche di condanna indiretta dell’esecutivo regionale. La lettera aperta a firma di Aldo Salvi è subito al centro dei commenti dell’opposizione, in particolare del Pd. Il primo ad intervenire è l’ex sindaco e consigliere regionale del Pd Romano Carancini: «A leggere la lettera aperta di Aldo Salvi sulla sanità marchigiana è certo che lo stesso si iscrive di diritto all’elenco dei Capi Dipartimento di Torrette e degli altri medici che hanno denunciato il rischio di implosione delle politiche sanitarie di Francesco Acquaroli e Filippo Saltamartini. D’altro canto, il tentativo di nascondersi dietro la mancata conoscenza dei dati appare un esercizio di stile se è vero, come è vero, che Salvi ha lasciato Torrette da pochi mesi e certo non si può sostenere che le disgrazie della sanità siano accadute solo immediatamente dopo il suo pensionamento. Le testuali parole espresse dall’ex primario di Torrette sono devastanti: “Servono decisioni rapide e impattanti… sono pronto ad assumermi le responsabilità di mie eventuali scelte, come ho fatto tante volte in situazioni critiche, ma che non accetto di essere additato per cose non frutto del mio operato”».
Tre le riflessioni proposte dal consigliere Dem: «Primo. Affonda senza ambiguità le scelte/non scelte dell’assessore Filippo Saltamartini, la condizione drammatica della sanità marchigiana al punto da associarla allo stato di rianimazione, confermando il grido di allarme di chi ha avuto il coraggio di esporsi. Secondo. Ha pienamente ragione a dire che lui, a questo momento, non ha alcun incarico e deve essere lasciato fuori dalla mischia ma al netto dei “rumors” che spesso sono “fatti in viaggio”, Aldo Salvi si candida. A cosa non è dato saperlo, ma le alternative sono poche. Delle due l’una: o direttamente a farsi carico della delega alla sanità ovvero alla carica di sottosegretario alla Presidenza della Regione ma con vista diretta sulla sanità, addirittura anticipando la natura veloce degli interventi che – a suo parere – sono necessari per rianimare la sanità regionale. Terzo. Sul piano politico Francesco Acquaroli deve – suo malgrado – chiedere a Filippo Saltamartini le sue dimissioni, se quest’ultimo non lo avesse già fatto per difendere la propria dignità, dopo la sfiducia dirompente palesata non solo dell’intero sistema sanitario rappresentato simbolicamente dai medici e dai Capi dipartimento del più importante ospedale regionale, ma ora anche da chi sembra destinato – in pectore – a guidare la sanità marchigiana dopo il fallimento di questi primi 3 anni e non fa nulla per nasconderlo. E avrebbe il sapore della ambiguità l’assunzione della delega alla sanità da parte dello stesso Presidente della Regione lasciando comunque Filippo Saltamartini nell’esecutivo, suppongo con le deleghe rimanenti». Il messaggio finale di Carancini: «Non è più il tempo per un “mostro” a due teste (se non addirittura tre teste, per l’infelice scelta di Francesco Acquaroli di affidare l’edilizia sanitaria all’evanescente assessore Baldelli), frutto degli equilibrismi politici piuttosto che degli interessi della comunità marchigiana.
«Ma chi è l’assessore regionale alla Sanità? Salvi o Saltamartini?» si chiede il capogruppo regionale Dem Maurizio Mangialardi: «Ci saremmo aspettati che fosse l’assessore alla Sanità Saltamartini a intervenire sul caos scoppiato all’ospedale dì Torrette dopo il j’accuse lanciato da 11 direttori di dipartimento contro la Regione Marche. Invece, è toccato al sottosegretario in pectore Aldo Salvi, fatto che dimostra come Saltamartini sia ormai completamente ai margini della giunta, isolato sia dal presidente che dalla maggioranza di centrodestra. Questa imbarazzante situazione va immediatamente chiarita dal presidente Acquaroli: la presenza di due assessori alla Sanità rappresenta sia un indecoroso spreco di denaro pubblico, sia un grave fardello che potrebbe pesare moltissimo sulle urgenti decisioni da prendere per evitare che il disastro sanitario in corso diventi irreversibile. Le riflessioni di Salvi – attacca Mangialardi – rappresentano di fatto una piena ammissione del collasso della sanità marchigiana maturato nel corso degli ultimi tre anni e da tempo denunciato dal nostro gruppo assembleare. Tanto è vero che l’ex primario di Torrette ci tiene a non voler vedere associato il suo nome al drammatico stato in cui versano il principale ospedale delle Marche e l’intera rete clinica regionale».
Ed ecco il testo della lettera aperta inviata ieri da Aldo Salvi: «Non posso accettare di vedere il mio nome associato alla affermazione ‘per Salvi va tutto bene’ riportata da alcuni giornali marchigiani e attribuita al consigliere regionale del Pd Cesetti. Volevo rendere noto a tutti che al momento non ho assolutamente alcun ruolo istituzionale perché deve ancora essere completato l’iter amministrativo per la definizione del mio ambito operativo e quindi non mi è consentito l’accesso ai dati e ai dossier in essere. Per questo volevo anche esortare il consigliere Cesetti a informarsi bene prima di ‘emettere sentenze’. È vero, non mi sono pronunciato sulla vicenda ospedale di Torrette che in questi giorni infiamma le pagine della stampa locale, ma non è mia abitudine esprimere valutazioni che non avessero il supporto di dati numerici, dati dei quali come detto non ho disponibilità. La mia strategia operativa è la seguente: dialogo, numeri, regole. Intendo regole e giudizi che scaturiscono dopo aver ascoltato chi il problema lo vive in tutte le sue parti e dopo aver elaborato e studiato i numeri relativi. Per questo non mi sono espresso, per non correre il rischio di dare un sommario giudizio basato su sensazioni, come sta avvenendo ampiamente in questi giorni. Vorrei anche far notare che la abbreviazione della mia strategia operativa è Dnr che in gergo anglosassone significa ‘Da non rianimare’, la caldeggio perché penso che con la sanità siamo giunti quasi a questo limite e le decisioni devono essere rapide e “impattanti”. Tutto ciò per mettere le cose in chiaro e per rassicurare i cittadini che sono pronto ad assumermi le responsabilità di mie eventuali scelte, come ho fatto tante volte in situazioni critiche, ma che non accetto di essere additato per cose che non sono frutto del mio operato. Ho deciso di scrivere questa lettera sulla base degli anni di lavoro nell’emergenza e dopo aver assistito migliaia di persone e aver risolto infiniti problemi clinici, aver gestito vari reparti e guidato il Dipartimento di Emergenza nei momenti più critici della pandemia».
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