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«Le Marche non scivolino a sud»
Il Partito popolare del nord
punta su federalismo e autonomia

PRESENTATA oggi ad Ancona la forza politica che fa capo all'ex onorevole Roberto Castelli. Assieme a lui altri fuoriusciti dalla Lega come Luigi Argalia, Lodovico Doglioni e Sandro Zaffiri

Da sinistra Luigi Argalia, Roberto Castelli, Lodovico Doglioni e Sandro Zaffiri oggi ad Ancona

di Antonio Bomba

Partito popolare del nord. Questa mattina la nuova formazione politica che fa riferimento all’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli, è stato presentato al bar Giuliani di Ancona. L’obiettivo dichiarato è quello di farsi trovare pronti per le elezioni amministrative del 2024 dando voce e spazio a chi vuole un’Italia davvero federalista, con le regioni quanto più autonome possibile dal governo centrale di Roma.

Castelli, storico militante della Lega Nord e uscito da qualche tempo dal partito di Matteo Salvini, ha visto aderire al proprio progetto anche Sandro Zaffiri. Ex consigliere regionale della Lega e vice presidente dell’assemblea, allontanato dal partito quasi un anno fa, a quanto pare per aver espresso qualche critica di troppo verso Salvini in alcune chat del partito.

Ad ogni modo a guidare il Ppn nelle Marche saranno Luigi Argalia e Lodovico Doglioni che, neanche a dirlo, sono anche storici esponenti della Lega: «Nord – ha esordito Argalia – significa identità e appartenenza: abbiamo bisogno di recuperare la nostra identità e la politica fatta nei territori. Abbiamo l’obiettivo di tornare ad essere il sindacato del territorio, quello che eravamo. Questa non è un’operazione nostalgica, ma vogliamo ritornare alla politica fatta dal basso».

Soffermandosi nello specifico sulle Marche Argalia ritiene che «sono una Regione bellissima, ma urge una visione politica del futuro, dei prossimi decenni, dalle infrastrutture alla sanità, abbiamo la necessità di rimettere in piedi il tessuto produttivo. Storicamente agganciati al nord-est, stiamo scivolando – ritiene – verso il sud. Ma la nostra società, il nostro tessuto economico, guardano a Nord. Se abbiamo preso la decisione di aderire a questo Partito – sottolinea poi – è perché cercavamo una casa nella quale parlare dei problemi che ci stanno a cuore, irrisolti, che solo nell’autonomia e nel federalismo possono trovare risposta».

Questo Partito mancava, perché il tema del federalismo e dell’autonomia – a parlare adesso è Doglioni – sono usciti dal dibattito politico e dall’agenda di Governo, e temiamo che il ddl sull’Autonomia non porti nessun reale cambiamento, sempre che venga approvato. Le Marche sono parte del Nord anche rispetto al tema del residuo fiscale, dove registrano un saldo positivo come tutto il Nord Italia, dove la Lombardia registra un valore di 54 miliardi all’anno di tasse che non rientrano sotto forma di servizi». Per tutti questi motivi per Doglioni «il federalismo deve diventare una pratica reale, dobbiamo svincolarci dai lacci del centralismo. Questo Partito nasce su basi solide, grazie all’esperienza politica che molti di noi portano in dote».

E il grande protagonista Castelli? «ho passato la vita a combattere a fianco di Umberto Bossi – rivendica orgogliosamente – tra alterne vicende. Nel 2013 mi sono ritirato dalla vita politica, per poi partecipare all’organizzazione dei referendum per l’autonomia del 2017. Un grande speranza nacque in quel momento. Poi il mio partito divenne un partito centralista di destra, ormai meridionalista».

Castelli non si ferma: «L’Italia deve cominciare dal Ponte di Messina? Ricordo che tutte le nuove autostrade in Lombardia le hanno pagate i lombardi, realizzate con fondi privati e a prestito, restituiti tramite i pedaggi. Il Nord è oggetto di un vero e proprio ‘sacco’: va bene essere solidali, ma è indispensabile che i territori possano autogovernarsi tramite le risorse che producono. Questo soffocante centralismo che tutto livella verso il basso è intollerabile». Le critiche al suo ex partito vanno avanti: «Ci eravamo illusi che la Salvini Premier fosse riformabile, ma non è così, come hanno dimostrato gli ultimi tentativi: il Nord non ha più voce. Io non voglio essere schiavo di Roma. I nostri diritti sono calpestati».

E, per l’ex ministro del governo Berlusconi, dovrebbe aderire al partito «chi si riconosce nei valori di libertà, autonomia e democrazia, nei valori della tradizione giudaico cristiana, nella difesa delle persone che crescono e lavora per consentire alle future generazioni una vita libera e degna di essere vissuta, nei valori della solidarietà, dell’attenzione per i fragili e per i più bisognosi».

Tra le altre cose il Ppn «rivendica il diritto a chiedere la più ampia autonomia di governo territoriale, il diritto di chiedere la riforma della Costituzione per perseguire un assetto dello Stato in senso federale, denuncia l’eccesso di potere dello Stato concepito ancora sul retaggio napoleonico e ormai antistorico, operando contro il sistematico squilibrio fiscale che depaupera il Nord attraverso un residuo fiscale che convoglia le risorse finanziarie generate con onesto lavoro verso lo Stato centrale, uno squilibrio che provoca, attraverso un’iniqua redistribuzione dei proventi fiscali, in totale assenza di meccanismi di controllo dei beneficiari e in assenza di adozione di pratiche amministrative virtuose, un residuo fiscale negativo che non ha pari in nessun altro Stato al mondo».

L’ex ministro Roberto Castelli

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