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Nascerà la diocesi Macerata-Camerino?
Ipotesi di accorpamento
per il calo delle vocazioni

FEDE - Se ne sarebbe parlato anche in Conferenza episcopale marchigiana con perplessità espresse dall'arcivescovo Francesco Massara. Al vertice della diocesi andrebbe monsignor Nazzareno Marconi. Nel riordino San Severino-Matelica-Fabriano potrebbero unirsi con Jesi

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Il vescovo Nazzareno Marconi

di Monia Orazi

Sarà monsignor Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata, il prossimo vescovo di Camerino? Lo scacchiere delle diocesi starebbe per essere modificato in modo epocale, con l’accorpamento dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino alla diocesi di Macerata e la contestuale unione della diocesi di Fabriano-Matelica a quella di Jesi.

Circolano voci sempre più ricorrenti in merito, che lasciano pensare non si tratterebbe solo di un’intenzione, ma di un’ipotesi di lavoro vera e propria. Stando a fonti vicine alla curia se ne sarebbe parlato anche durante la Conferenza episcopale marchigiana, l’unica voce che avrebbe espresso perplessità sarebbe stata proprio quella di monsignor Francesco Massara, arrivato alla guida dell’arcidiocesi camerte nel 2018, che dal 2020 ha visto assegnata a lui la guida della diocesi di Fabriano-Matelica.

Da anni si rincorrono le voci sulla diocesi di Camerino, rimbalzate sempre più di frequente quest’anno, ma sinora sembrava plausibile l’ipotesi di un accorpamento tra Camerino e Fabriano, per creare un’unica diocesi nel territorio montano, l’ipotesi di accorpamento Macerata non era mai saltata fuori. Per la storia millenaria della diocesi di Camerino, di cui si hanno notizie sin dal 400 dopo Cristo, potrebbe essere giunto il tempo della parola fine. Nel 1986 c’era stata l’unione con la diocesi di San Severino, dalla storia altrettanto millenaria. A livello ufficiale tutto tace, ma a livello ufficioso negli ambienti ecclesiali la notizia circola da tempo. Tutto nasce dal calo pluriennale delle vocazioni, i sacerdoti scarseggiano e serve razionalizzare i confini delle diocesi.

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L’arcivescovo Francesco Massara

A livello nazionale la diminuzione del numero di diocesi è stata motivata con la necessità di dare vita a circoscrizioni, che abbiano un’estensione territoriale, un numero di popolazione, una dotazione di clero e servizi organizzativi sufficiente per sostenere tutte le attività, sia pastorali che sociali, portate avanti dalla struttura amministrativa ed ecclesiastica delle diocesi. Già nel 2016 la congregazione per i vescovi aveva chiesto alle conferenze episcopali regionali, di inviare il loro parere circa un progetto di riordino delle diocesi, alla segreteria generale della Cei. In diverse occasioni pubbliche anche papa Francesco si è espresso a favore della riduzione dell’accorpamento delle diocesi, esortando i vescovi a lavorare in tal senso già nel 2013.

A gennaio di quest’anno è toccato alla diocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado essere unita alla diocesi di Pesaro, sotto la guida del vescovo di origine maceratese, monsignor Sandro Salvucci, unite in “persona episcopi” (nella persona del vescovo), un caso che riguarda già 32 diocesi in tutta Italia.

Se l’ipotesi di un’unica diocesi provinciale sarà concretamente attuata il nuovo vescovo avrebbe competenza territoriale dai monti Sibillini alla costa, non soltanto per quanto riguarda le questioni strettamente ecclesiastiche, ma soprattutto per i servizi pastorali e tutti gli aspetti legati all’aiuto ai bisognosi e ai servizi di sostegno sociale e welfare vero e proprio, che parrocchie ed organizzazioni di volontariato portano avanti sul territorio. Monsignor Massara potrebbe essere chiamato a Roma per un nuovo incarico. Restano da valutare gli aspetti organizzativi da attuare in un territorio frammentato e costituito di piccole e piccolissime comunità come quello del maceratese.

Come farà un unico organismo amministrativo, quale un’eventuale unica curia provinciale ed un unico presule a garantire presenza e supporto alle tante comunità e parrocchie? Il territorio montano della diocesi camerte presenta bisogni sempre più pressanti di presenza sociale ed iniziative di solidarietà, con una popolazione fortemente provata dalle conseguenze del terremoto prima e della pandemia poi.

Un altro fronte che vede in prima linea l’arcidiocesi di Camerino è quello della ricostruzione materiale delle tante chiese danneggiate, oltre 300 e di alcune strutture di raccordo sociale per le comunità. L’arcivescovo Massara è sempre stato una voce forte e critica sulle difficoltà della ricostruzione ed è stato promotore di azioni sinergiche nel territorio, per fare massa critica e mettere in luce i problemi più urgenti da risolvere, anche nel settore dell’assistenza sociale nella complessa situazione post sisma. Il presule è riuscito a dare voce a tante esigenze dei fedeli del territorio, facendosi portavoce delle loro istanze e non facendo mancare la sua presenza nelle singole comunità locali. D’altra parte anche un’istituzione millenaria come la Chiesa deve far fronte ai cambiamenti sociali epocali, che hanno comportato la diminuzione dei sacerdoti e la conseguente riorganizzazione dei servizi, la cui conseguenza è un diverso assetto, anche territoriale delle diocesi.

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