di Alberto Bignami (Foto e video di Giusy Marinelli)
E’ durato circa tre ore l’esame sulle ossa rinvenute all’interno del casolare diroccato a Castelplanio. Iniziato alle 15 e svolto dal medico legale Adriano Tagliabracci all’ospedale di Torrette, vi hanno preso parte l’avvocato di Simone Gresti, Emanuele Giuliani, e il consulente di parte dell’indagato, il medico legale, Cristiano Cortucci.
Dall’esame è emerso che «non ci sono lesioni traumatiche sulle ossa – ha detto Cortucci -. E’ stato verificato se fossero state sottoposte ad alterazioni come, ad esempio, fratture grossolanamente visibili o qualcosa di non naturale. Ma da questo punto di vista non ci sono lesioni tali da far pensare a una forza esterna».
Circa un eventuale spostamento del corpo, l’avvocato Giuliani ha spiegato che «E’ prematuro, per ora, comprendere se sia stato portato successivamente, all’interno del casolare. Inoltre non voglio sbilanciarmi sul fatto se ci troviamo o meno davanti al corpo di Andreea. Diciamo che ci sono degli elementi, che sono stati sottoposti anche ai famigliari della ragazza perché erano di facile riconoscimento. Quindi – rimarca – se l’hanno riconosciuta da quello, io non vorrei sbilanciarmi perché non c’è ancora – sottolinea – un dato oggettivo, scientifico, che lo accerti. O almeno noi, non lo abbiamo».
Durante l’esame, infatti, «è stato fatto il prelievo necessario per ricostruire il Dna. E’ giusto – ha commentato – che le indagini vengano fatte in maniera scrupolosa e vengano impiegati i tempi tecnici necessari».
Su Simone Gresti, al momento unico indagato per il reato di omicidio volontario, «lui è rimasto scioccato per vari motivi. E’ un momento particolare. Ci sono dei sentimenti contrastanti nel momento in cui vedi evolversi in maniera tragica, una situazione che coinvolge una persona con la quale sei stato legato comunque da un punto di vista affettivo. Poi c’è tutto quello che deriva da questa situazione a suo carico. E’ una situazione molto complessa».
Per quanto concerne il casolare di Castelplanio, Giuliani ha spiegato come «è più facile riconoscere quello nel quale è avvenuto il rinvenimento, che non l’altro. Si trova infatti sfacciatamente sulla strada, ma non era un luogo che Simone frequentava né nel quale era stato in precedenza. Chiunque passa di lì, lo vede».
Interrogativi anche sulla «posizione originaria della vittima che – ha detto Cortucci – non si riesce a individuare in caso di eventi così remoti». Difficile dunque comprendere come si trovasse esattamente quel corpo, nel momento del decesso.
Ora «non siamo ancora in grado di fare niente, di dire nulla – ha concluso l’avvocato -. Dobbiamo iniziare a lavorare, con tranquillità, per capire quello che potrebbe essere stato il momento tragico e la causa. Siamo molto vicini col pensiero – ha voluto commentare – alla mamma di Andreea e Simone è in uno stato di sofferenza evidente».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati