di Alberto Bignami
Le ossa del corpo che potrebbero appartenere alla 27enne Andrea Rabciuc, rinvenute sabato scorso all’interno di un casolare ottocentesco diroccato, lungo via Madonna del Piano al civico 26 di Castelplanio, sarebbero state sempre lì e non sarebbero mai state spostate.
Gli investigatori propendono per seguire questa pista probabilmente a seguito del fatto che vi sono particolari indizi che sosterrebbero, più di altri, questa tesi.
Il corpo sarebbe dunque stato sempre lì, nel casolare, ma non era in condizioni di essere visto. Perché? E’ possibile che precedentemente, quando il 16 marzo del 2022, 4 giorni dopo la scomparsa della ragazza, andarono a cercarlo proprio all’interno di quel casolare (ancora non vi era alcun fascicolo sul tavolo della procura poiché si seguiva la pista di un possibile allontanamento volontario), si trovasse in una parte del casolare non visibile.
La struttura, quasi diroccata, potrebbe aver avuto allora un crollo parziale di un muro, o un pavimento, che ha permesso poi di ritrovare le ossa che, comunque, non erano allineate tra loro. Che si trovasse quindi in un punto della casa che era particolarmente pericolante e che poi, con il tempo, ha ceduto, anche solo in parte.
Al momento, l’unico indagato con le accuse di omicidio volontario, sequestro di persona e spaccio di sostanze stupefacenti resta il fidanzato di Andreea, Simone Gresti, difeso dall’avvocato Emanuele Giuliani che si avvale dell’aiuto dell’investigatore Andrea Ariola, titolare dell’agenzia Servizi Investigativi di Ancona.
Simone Gresti era l’ultima persona ad aver visto Andreea e aveva il telefono della 27enne.
Sulla reale identità e conferma che le ossa rinvenute possano realmente appartenere alla ragazza, bisognerà però attendere l’esito dell’esame del Dna, svolto ieri durante l’esame effettuato dal medico legale Adriano Tagliabracci, che depositerà i risultati entro 90 giorni, e a seguito dei quali si potrebbero accertare anche le cause della morte.
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