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Mega colate di cemento a Civitanova
con il surplus dell’80% dei volumi
E la malavita fa incetta di immobili

L'INTERVENTO di Giuseppe Bommarito - A dicembre sono stati presentati 126 piani casa. In arrivo lo sblocco per l'area Santini. Grazie ad una legge della giunta Ceriscioli chi costruisce o ristruttura si avvale di un incremento volumetrico nella città costiera. Il mattone diventa obiettivo per il riciclaggio. 'Ndrangheta impegnata in regione nelle coltivazioni di cannabis. Una pianta vale circa mille euro e con i proventi si punta all'acquisto di cocaina e all'edilizia

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L’avvocato Giuseppe Bommarito

di Giuseppe Bommarito*

La recente eccezionale operazione della Guardia di Finanza nelle campagne di Ostra (Ancona), consistita nel sequestro di 13mila piante da canapa e infiorescenze ad alta concentrazione di principio attivo già essiccate e pronte per lo smercio, per un peso di oltre 14 tonnellate e un profitto garantito di circa un milione e mezzo di euro, ha confermato in modo palese a livello regionale la “svolta” della ‘Ndrangheta e delle altre mafie verso le coltivazioni di cannabis, divenute ormai per la malavita organizzata una vera miniera d’oro (ogni pianta coltivata all’esterno ha infatti un valore medio sul mercato di circa mille euro). In particolare, gli ‘ndranghetisti, per accumulare contanti utili per l’acquisto di grandi quantità di cocaina, non potendo contare in maniera massiccia in queste zone su tradizionali fonti di approvvigionamento quali l’estorsione e il pizzo, hanno da tempo deciso di puntare sulle coltivazioni di cannabis, indoor o a cielo aperto.

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Il sequestro di cannabis della Finanza

Il fenomeno, considerato anche il riscaldamento generalizzato della penisola, peraltro riguarda ormai tutta l’Italia: coltivazioni sono state scovate dai finanzieri e dai carabinieri in Calabria, in Toscana, in Lombardia, in Sicilia, in Sardegna, in Campania, in Puglia, in Emilia, a Bolzano. E anche nelle Marche, ancora prima dell’operazione citata sopra, a Penna San Giovanni nel 2022, a Pergola, a San Benedetto, nel fermano, a Sassoferrato. I semi di piante “femmine”, quelle che danno l’infiorescenza più ricca di cannabinoidi – hanno accertato i finanzieri -, sono solitamente acquistati on line nei negozi di cannabis light (che in teoria potrebbero vendere solo semi da collezione, non certo per coltivazioni).

Tutto ciò ha fatto sì che in pochi anni la ‘ndrangheta, a livello nazionale, sia ormai diventata il primo coltivatore di canapa indiana e quindi di marijuana, prodotta a chilometro zero e quindi meno costosa di quella albanese e marocchina. Un business criminale di narcotraffico ormai strutturato e dalla portata enorme, che richiederebbe un contrasto attivo delle forze dell’ordine, soprattutto con droni per il telerilevamento aereo, effettuato in realtà solo raramente per l’imperdonabile sottovalutazione a livello repressivo per tutto ciò che riguarda la cannabis, di per sé devastante soprattutto per gli adolescenti e frequentemente porta di ingresso verso altre sostanze, nella tendenza ormai prevalente del policonsumo.

Le Marche si prestano in modo particolare a questo tipo di coltivazione, svolta quasi sempre al coperto nella zona costiera in quanto maggiormente antropizzata (in cantine o in capannoni industriali dismessi, con filtri per l’abbattere l’inconfondibile odore e allacci abusivi all’alta tensione per non evidenziare il notevole consumo di elettricità necessario per l’areazione, la temperatura e la luce) e quasi sempre all’aperto nelle aree più interne, dove c’è un favorevole microclima. Molte zone di campagna nel cratere del sisma del 2016, da Tolentino e San Severino in su, dove ci sono centinaia di case ormai abbandonate dai proprietari spostatisi verso il litorale o nelle casette di emergenza, sono infestate da coltivazioni di cannabis predisposte dalle ‘ndrine che operano in provincia, abilmente occultate da altra vegetazione. Del resto, all’aperto, pur garantendo una sola fioritura all’anno, sono anche più convenienti perché occorrono poche cose: un buon irraggiamento solare, un terreno umido e aria fresca, un semplice impianto di irrigazione, teli mimetici per rendere più difficile la rilevazione aerea, un casolare per consentire l’essiccazione del prodotto, utile alla bisogna anche quale deposito di sostanze stupefacenti, armi e soldi, e naturalmente il pollice verde di chi segue la crescita delle piante e funge da custode.

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Un recente flash mob contro le lottizzazioni a Civitanova

I soldi derivanti dalla cessione di marijuana vengono poi dirottati dalle ‘ndrine sull’acquisto di cocaina venduta agli albanesi e ad altri clan operanti in provincia, soprattutto sulla costa, e, in una sorta di anomala economia circolare, gli enormi profitti illeciti così ricavati vengono poi fatti confluire, come si è già illustrato, nell’edilizia, settore che a Civitanova sembra ormai essere del tutto fuori controllo, anche per le opinabili scelte dei tecnici e degli amministratori comunali, i quali sembrano muoversi al di fuori di qualsiasi regola e di qualsiasi controllo, così di fatto favorendo il riciclaggio immobiliare speculativo in mano ad un oligopolio di imprese (in gran parte caratterizzate da un articolatissimo sistema di società partecipate) che acquistano dappertutto e in continuazione, e poi costruiscono o ristrutturano con cubature aggiuntive spropositate.

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L’area Santini a Civitanova

Da segnalare, a mo’ di esempio dell’anarchia amministrativa dilagante sulla costa, lo sblocco ormai in arrivo, ovviamente a fini edificatori, della vicenda Santini, area sul lungomare sud originariamente destinata a verde pubblico e a parcheggi e oggetto di una dura battaglia dei cittadini delle aree limitrofe un paio di anni addietro, nonché gli espropri notevolmente bassi della ex lottizzazione Sabatucci, finalizzati a favorire una colata di cemento che mette paura in una zona già caratterizzata da una altissima densità commerciale e da ingorghi automobilistici a ripetizione. Indicativa, inoltre, per definire l’atteggiamento delle autorità comunali, l’interpretazione oltremodo estensiva degli uffici circa la normativa sul piano casa (160 piani casa presentati a Civitanova a dicembre 2023).

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Un’immagine di Civitanova dall’alto

Avvalendosi di una scellerata legge regionale della giunta Ceriscioli dell’aprile 2019, la n. 8/2019 (il che costringe ora la sinistra civitanovese ad un silenzio di tomba, complice e imbarazzato), non applicata in nessuna altra realtà regionale per un parere della stessa Regione, legge che definisce come non volume i volumi tecnici sia nelle nuove costruzioni che nelle ristrutturazioni (piano casa demolizione e ricostruzione), anche quelli di collegamento verticale (in pratica, le trombe delle scale, i vani ascensore e gli androni condominiali), oggi a Civitanova chi costruisce o ristruttura si avvale di un incremento volumetrico che arriva sino all’80 per cento, il doppio in pratica del limite massimo ritenuto invalicabile del 40per cento, consentendo così, contro le interpretazioni iniziali della stessa Regione Marche e successive del ministero competente, che, al posto di villette a due piani, sorgano addirittura edifici condominiali a sei piani. Una distorsione paurosa. Facile quindi immaginare gli ingentissimi profitti speculativi di chi, con metodi non sempre ortodossi, sta rastrellando, a prezzi molto favorevoli e senza sosta, immobili su immobili, anche approfittando di molte situazioni di bisogno. Insomma, riciclaggio a tutto spiano a Civitanova e dintorni, tanto che il report nazionale del 2022, non a caso, pone la provincia di Macerata, in questa drammatica graduatoria di ripulitura del denaro sporco, al diciannovesimo posto in Italia, il più alto di tutte le Marche, superiore di quaranta punti rispetto alla media regionale. Veramente un dato di cui la Las Vegas delle Marche può gloriarsi.

* Giuseppe Bommarito, presidente Associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”

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