Ancora un cagnolino ucciso, sbranato, da un molosso scappato in strada.
E’ successo ieri, una decina di minuti prima delle 19, in via Bachelet, nel quartiere Fausto Coppi a Jesi.
Scossa, con «quell’immagine orribile che mi porterò per sempre dentro», la proprietaria di “Ringo Star”, un Chihuahua che avrebbe compiuto 9 anni tra un mese, rivive qui momenti che l’hanno segnata. Una morte orribile, quella del suo cagnolino che ha anche tentato di difenderla quando ha visto «quel cane, probabilmente un incrocio tra un Rottweiler e un Pitbull, correre per 100 metri nel buio verso di noi per poi strapparmi via Ringo con forza, al punto che mi ha portato via anche il guinzaglio; e allontanarsi tenendolo stretto in bocca dopo averlo ucciso. Così piccolo, Ringo gli ha ugualmente ringhiato per difendere me e l’altra cagnolina che avevo, sua figlia di 5 mesi. Li portavo a passeggio insieme perché lei emula il padre. Tutto è avvenuto in un attimo».
Momenti di terrore durante i quali «ho chiesto aiuto ripetutamente». Subito sono accorse diverse persone tra cui, affannato, il proprietario 70enne del molosso. Ma ormai, purtroppo, non c’era però nulla da fare.
«Sto sempre molto attenta – racconta la proprietaria di Ringo Star -. Evito gli sgambatoi, quelle strade nelle quali si possono incontrare spesso altri cani… sto attenta in tutto».
Un’attenzione che però molti non hanno, e lo dimostrano portando il proprio cane a spasso distrattamente, parlando al cellulare, chattando o non prevedendo le possibili conseguenze che possono innescarsi quando due cani si incrociano quando basterebbe semplicemente attraversare la strada o mantenersi più distanziati per evitarle.
«Quando il proprietario del cane è arrivato – riprende – mi ha detto che era scappato, come sistematicamente fa quando apre il cancello, e che prima o poi gli avrebbe dovuto fare un recinto. Quel cane ha 6 anni, cosa aspetta a farlo? Soprattutto perché ha già anche ucciso un gattino. La proprietaria non denunciò la cosa per mantenere i rapporti di ‘buon vicinato’».
A questo punto «siamo andati verso casa sua per cercare Ringo, sperando fosse vivo ma vedevo a terra tantissimo sangue e il presentimento era sempre più forte. Dopo poco, senza alcuna delicatezza, lo ha trovato e mi ha restituito il mio Ringo dentro ad una busta di plastica piena di sangue, dicendomi “E’ morto”. Una ragazza – aggiunge -, che vorrei trovare per ringraziarla, l’ha presa per me dicendomi: “Non si preoccupi, gliela porto io” e mi ha accompagnata capendo lo stato in cui mi trovavo, fino alla Clinica veterinaria Fausto Coppi. Non so perché sono andata. Probabilmente ho sperato fino all’ultimo».
Tutto ciò avviene a poco più di una settimana dall’episodio accaduto a Osimo, quando ad essere sbranato e ucciso fu il piccolo Willy.
Ora, la signora sporgerà denuncia perché «non accada come già avvenuto, per la seconda volta. Se non ci fosse stato Ringo, avrebbe potuto mordere me o, peggio ancora, un bambino». Ma soprattutto la signora ci tiene a sottolineare come «non ce la posso avere assolutamente coi cani, amo gli animali. Ma chi li tiene – rimarca – deve essere responsabile, deve capire che tipo di animale ha, deve capire che può essere un’arma. Ci vuole un patentino. Se non si è in grado di accudire un cane di grossa taglia, se ne prende uno di piccola. Io di cani ne ho avuto tanti e di qualsiasi taglia ma più sono grandi e più bisogna essere robusti. Un determinato cane non deve essere uno status e basta. Spero che quanto accaduto a Ringo, possa almeno rendere certi proprietari, più giudiziosi».
Redazione CA
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