Selfie, musica delle bande e cori di bambini a Maiolati Spontini, un vero bagno di folla per Riccardo Muti in visita oggi all’interno di quel piccolo borgo marchigiano, Maiolati Spontini, che 250 anni fa diede i natali a Gaspare Spontini. Dopo il concerto inaugurale delle Celebrazioni spontiniane al Teatro Pergolesi di Jesi, ieri sera sulle note della “Vestale” e di “Agnese di Hoenstaufen” (con un omaggio anche allo Stabat Mater di Pergolesi), il direttore d’orchestra ha continuato oggi a Maiolati l’omaggio a colui che fu compositore di imperatori e re, a Parigi con Napoleone e a Berlino con Federico Guglielmo III di Prussia. Una festa per l’intera comunità guidata dal sindaco Tiziano Consoli e dal vicesindaco Sebastiano Mazzarini, alla presenza delle autorità locali e regionali tra cui il governatore Francesco Acquaroli, l’assessore regionale Chiara Biondi, il presidente dell’Assemblea Legislativa delle Marche Dino Latini, il presidente della Provincia di Ancona, Daniele Carnevali; per la Fondazione Pergolesi Spontini, che insieme ai Comuni di Maiolati e di Jesi organizza il programma delle Celebrazioni, erano presenti il direttore generale Lucia Chiatti, e il direttore artistico Cristian Carrara. Schierata anche la Fondazione Gaspare Spontini, che ha raccolto il lascito di Spontini, colui che a Maiolati non solo nacque, ma volle vivere anche il suo buon ritiro e gli ultimi giorni di vita, donando poi alla comunità l’intera sua ricchezza.
Con il maestro Muti, erano i musicisti dell’Orchestra giovanile Cherubini, protagonisti ieri al Teatro Pergolesi di Jesi , e nella replica stasera (domenica 17 marzo ore 21) al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, del Concerto inaugurale delle Celebrazioni, insieme ai soprani Damiana Mizzi e Lidia Fridman, e al contralto Margherita Sala. Fine conoscitore da sempre dell’opera del maestro marchigiano e profondo estimatore del suo lascito sociale, tanto da essere benefattore delle Opere Pie Spontini e cittadino onorario di Maiolati Spontini, Riccardo Muti ha portato un omaggio floreale alla tomba di Spontini all’interno della chiesetta della locale casa di riposo, tra gli ospiti della struttura che è tutt’ora gestita dalle Opere Pie cui il compositore donò l’intera sua ricchezza. Qui, sulla tomba di Spontini, Riccardo Muti ha espresso al sindaco Tiziano Consoli il rammarico per non veder riunite le spoglie di Spontini a quelle della amatissima moglie, Céleste Erard, che tornò a Parigi dopo la morte del compagno. «Ho provato a lungo, e con appelli a più Presidenti della Repubblica, a ricongiungere Gaspare alla sua Céleste», ha raccontato. Un obiettivo sul quale il direttore intende perseverare.
In questo luogo, il presidente della Fondazione Gaspare Spontini, Paolo Perticaroli, ha conferito al maestro Muti la carica di sostenitore onorario della Fondazione medesima “per il suo impegno e la diffusione ad un pubblico sempre più vasto della musica e delle opere spontiniane e per la sua profonda sensibilità e generosità verso gli anziani della casa di riposo”. Per Riccardo Muti, quella di oggi a Maiolati è stata l’ennesima visita ad una comunità che – ha detto – «porto nel cuore, perché omaggia ogni giorno la grandezza umana e musicale di un gigante della cultura europea. Vorrei ricordare un episodio che porto con me – ha raccontato il maestro Muti – Quando diressi la Vestale al Teatro alla Scala di Milano, poco tempo dopo ritenne doveroso far visita a Maiolati e venni con mia moglie su questo colle. Le strade erano vuote e la città assolata. Mi resi conto che la città viveva profondamente il senso di appartenenza a questo gigante e mentre camminavo sentivo il suono della Vestale nell’aria. Seguii il suono e mi imbattei in un artigiano del legno che con la musica del maestro accompagnava il suo lavoro. Una delle cose più commoventi che ricordo. Messaggio che andrebbe vissuto in questo paese che è sordo ai problemi della cultura e che sta obliando la grande tradizione musicale italiana, di cui Spontini è stato tra le luci più grandi».
L’artigiano ricordato da Muti si chiama Giancarlo Bartoloni, ha 60 anni ed ancora oggi restaura mobili antichi sulle note della Vestale. Ed avvicinandosi a Muti, timidamente, lo ha salutato con commozione. «Sono io quell’artigiano – ha detto il restauratore – quelle note fanno parte della mia vita».
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