facebook rss

Ventuno anni fa moriva Carlo Urbani:
il ricordo nell’aula del Consiglio regionale

ANCONA - Seduta aperta questa mattina dedicata all’infettivologo di Castelplanio scopritore della Sars scomparso nel 2003. In collegamento video la testimonianza del figlio Luca e l’intervento del virologo Matteo Bassetti: «Solo dopo la pandemia da Covid 19 abbiamo finalmente capito quanto l’umanità sia in debito nei suoi confronti, la sua azione salvò il pianeta»

Un momento della seduta aperta del Consiglio regionale dedicata a Carlo Urbani

 

 

La seduta del Consiglio regionale delle Marche oggi è stata dedicata a Carlo Urbani, l’infettivologo di Castelplanio scopritore della Sars. Le voci di chi l’ha conosciuto e di chi continua a mettere in pratica i suoi insegnamenti sono state protagoniste della quarta “Giornata regionale” dedicata al medico scomparso nel 2003. Primo a isolare il virus della Sars, di cui rimase vittima, Urbani, come ricorda la legge regionale che istituisce la ricorrenza, citata dal presidente del Consiglio regionale Dino Latini, «è una figura emblematica della lotta alle disuguaglianze nell’accesso alle cure mediche, delle azioni di contrasto alla diffusione delle pandemie, della solidarietà internazionale in campo sanitario». «Non sapremo mai quante vite ha salvato con la sua – ha concluso Latini -, ma quello che sappiamo è che dobbiamo continuare le sue battaglie».

In collegamento video, il virologo Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’Irccs Policlinico San Martino di Genova, non ha dubbi nel definire Urbani «il più famoso infettivologo italiano nel mondo». Urbani attivò in Vietnam un metodo anti-pandemie – “proteggersi, proteggere e chiudere” – che ancora oggi l’Organizzazione mondiale della sanità riconosce protocollo internazionale. «Solo dopo la pandemia da Covid 19 – ha osservato Bassetti – abbiamo finalmente capito quanto l’umanità sia in debito nei suoi confronti, la sua azione salvò il pianeta. Abbiamo bisogno di tanti ‘Carlo Urbani’ perché incarnava i principi dei professionisti del servizio pubblico».

In aula la proiezione di un estratto del documentario “Carlo Urbani. Ho fatto dei miei sogni la mia vita” di Riccardo De Angelis e Romeo Marconi, prodotto nel 2003 in collaborazione con l’Aicu, la onlus in suo nome di cui il vicepresidente, il figlio Luca, ha ricordato, in collegamento, “il principio di vivere la medicina non come professione, ma come missione”. Il sindaco Fabio Badiali, ad un anno dall’apertura a Castelplanio del museo che conserva le sue foto, le sue lettere e i suoi strumenti di lavoro, ha descritto gli obiettivi futuri, «aprire il museo sempre di più alle scuole, al mondo della scienza, creando contatti nazionali e internazionali, consapevoli che Carlo è un modello positivo che oggi dona speranza anche per la pace». In tutto il territorio marchigiano, ha ricordato Massimo Iavarone dell’Ufficio scolastico regionale, il mondo della scuola ha già intitolato al medico istituti comprensivi, laboratori, aule scientifiche, spazi di aggregazione, «e anche oggi centinaia di studenti stanno seguendo da scuola questo evento».

Le doti umane e professionali di Urbani sottolineate anche dalle parole di Fulvio Borromei, presidente Ordine medici chirurghi odontoiatri della Provincia di Ancona, e di Alessandra Millevolte, volontaria di Medici Senza Frontiere gruppo di Ancona, l’associazione di cui Urbani divenne presidente nazionale nel 1999. Nelle conclusioni, affidate al residente della Regione Francesco Acquaroli, la gratitudine ad «un figlio illustre della nostra terra, da sempre animato da un profondo senso di solidarietà, che ha dato un contributo fondamentale all’umanità e alla scienza, dedicandosi ai più deboli in totale abnegazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X