di Marco Pagliariccio (foto Fabio Falcioni)
I trattori tornano in strada, ma stavolta in tono minore rispetto alle grandi proteste di inizio anno. Il Comitato agricoltori maceratesi (Cam) ha radunato una cinquantina di imprenditori agricoli, provenienti sia dal Maceratese che dalle province limitrofe (Fermo e Ancona) nel piazzale di via Concordia, a Piediripa di Macerata, con l’obiettivo di tornare a mettere sotto i riflettori i grandi problemi del comparto. Ma è stata una manifestazione in tono minore: adesioni tutt’altro che di massa rispetto a tre mesi fa (quando avevano risposto presente più del doppio), pochi manifesti e striscioni “coloriti” ma in generale un clima se non di rassegnazione, quantomeno di minore slancio rispetto agli ardori di qualche tempo fa.
Non è stata però solo una manifestazione stanziale. In 12 sono partiti di buon’ora, quando non erano ancora le 8, con il presidente Rossano Catinari alla testa per una sfilata che ha fatto tappa a Civitanova e Porto Recanati per poi risalire lungo la Regina e sfilare nel centro di Macerata, toccando corso Cavour e poi tornando alla base per l’ora di pranzo dopo aver percorso circa 80 chilometri. «In questi mesi ci siamo strutturati come associazione, con me come presidente, Francesco Ricotta come vice e Michele Rossetti come segretario, poi c’è ovviamente il direttivo – spiega Catinari – siamo voluti tornare in strada oggi perché le questioni irrisolte dell’agricoltura non sono state minimamente risolte né dalle associazioni di categoria né dai governi. Si è spenta tutta quella spinta che c’era stata mesi fa, spenta proprio a livello di opinione pubblica e capiamo anche il perché: quella era stata una battaglia nata a livello europeo e quando tutti i giorni i media martellano su un tema poi questo si impone a livello generale. Per questo noi, nel nostro piccolo, proviamo a non tenere accesa la fiammella a livello locale. Abbiamo avuto alcuni incontri con la politica, siamo stati anche a Pescara per confrontarci con il ministro Lollobrigida ma finora abbiamo ottenuto solo promesse, poco di concreto. Lollobrigida ci ha detto che ci vuole tempo perché questo governo quando è arrivato ha trovato un disastro. Li attendiamo alla prova dei fatti».
Il grande problema è che l’agricoltura italiana, in particolare il settore cerealicolo, a livello quantitativo non può competere contro altri mercati ben più ampi a livello mondiale. «Mentre qualitativamente abbiamo un livello altissimo, che gli altri ci invidiano – prosegue Catinari – per cui non è raro che ci siano paesi esteri che acquistano un po’ di grano dall’Italia per migliorare il loro. Vogliamo che i nostri prodotti siano pagati per quello che valgono, che sia riconosciuta la loro qualità e che quindi ci si dia la possibilità di continuare a fare quello che facciamo benissimo».
Per questo il Cam ha anche lanciato una raccolta firme “a sostegno della figura dell’agricoltore” che dovrebbe venire consegnata alla Regione. La petizione è volta a chiedere «la valorizzazione del made in Italy mediante un controllo e una trasparenza dei prezzi dell’intera filiera agricola, troppo spesso soggiogata a situazioni di oligopolio e ai dettami della grande distribuzione organizzata», ma anche alla «adozione di misure che tengano conto del costo di produzione dei prodotti agricoli, combattendo pratiche di concorrenza sleale; dovrà adottarsi una legislazione che privilegi l’uso di materie prime italiane, con indicazione precisa dell’origine dei prodotti al fine di evitare misure di raggiro. Da ultimo, si richiede alle istituzioni l’immediata costituzione di un tavolo tecnico regionale permanente che coinvolga e tuteli tutti gli operatori del settore». «Abbiamo raccolto un migliaio di firme fino ad ora – aggiorna il presidente del comitato – noi coltiviamo prodotti di qualità e rispettiamo i regolamenti mentre negli altri non è così: non c’è uguaglianza».
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