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Il marito confessa al processo:
«Ho ucciso Rosina, una lite perchè fumava».
Chiesto l’ergastolo per Enea e Arianna

DELITTO A MONTECASSIANO - Nell'udienza di oggi al processo in Corte d’appello Enrico Orazi ha reso spontanee dichiarazioni e ha raccontato di aver afferrato la moglie per il collo: «Mi ha minacciato di tirarmi un posacenere. Pensavo fosse svenuta». Per l'accusa di omicidio è già stato assolto con sentenza passata in giudicato e non è imputabile se non con una istanza di revisione. Il procuratore generale Roberto Rossi per lui ha chiesto la condanna per i maltrattamenti, mentre ritiene la figlia e il nipote della 78enne colpevoli del delitto che avrebbero compiuto con premeditazione. La sentenza il 10 luglio

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Enrico Orazi con il suo legale, l’avvocato Barbara Vecchioli

di Gianluca Ginella

«Ho trovato mia moglie che fumava sul terrazzino, le ho detto di non fumare, abbiamo litigano, lei mi ha minacciato di tirarmi un posacenere in testa e l’ho strozzata. Pensavo fosse svenuta». In sintesi è così che Enrico Orazi oggi ha raccontato di come sostiene di aver ucciso la moglie, Rosina Carsetti.

Lo ha fatto sul limitare della fine del processo in Corte d’appello ad Ancona, un passo prima delle richieste di condanna del procuratore generale. Lui dall’accusa di omicidio della moglie era già stato assolto in primo grado, sentenza che non è stata appellata e quindi è già stato giudicato su quello. Non può essere riprocessato per lo stesso reato e quindi servirebbe una istanza di revisione.

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Il processo in Corte d’appello

L’appello nei suoi confronti (era stato condannato a due anni dalla Corte d’assise di Macerata per simulazione di reato) è solo per il reato di maltrattamenti (da cui era stato prosciolto in primo grado). Questo tecnicamente.

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Il procuratore generale Roberto Rossi

Enrico Orazi si è incolpato dell’omicidio avvenuto il 24 dicembre del 2020 a Montecassiano, leggendo un proprio manoscritto. Ha detto che erano circa le 19,10 e che il nipote, Enea Simonetti (condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della nonna), non era in casa. Ha detto di aver sentito dei rumori di finestre al piano superiore e di essere andato a controllare e di aver trovato la moglie sul terrazzino che fumava. «Le ho detto di non fumare, abbiamo litigato, lei mi ha minacciato di tirarmi un posacenere, cosa che aveva già fatto in passato, e l’ho strozzata. Poi ho chiamato Arianna e abbiamo simulato che fosse entrato un rapinatore. Fino all’ultimo ho pensato che fosse svenuta e di non averla uccisa. Ero esasperato, non perdeva occasione di minacciarmi, di intimorirmi e di insultarmi».

La Corte d’appello ha assunto il manoscritto agli atti. «Le dichiarazioni andranno vagliate rispetto a tutte le altre risultanze processuali» dice l’avvocato Valentina Romagnoli che insieme al legale Andrea Netti assiste Enea Orazi.

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Enea Simonetti

Dopo la confessione di Enrico Orazi, 82 anni, è iniziata la requisitoria del procuratore generale Roberto Rossi. Il magistrato ha sottolineato di ritenere ci sia stata premeditazione nel delitto e che sia nata dalla situazione che si era creata in famiglia con la 78enne Rosina che veniva vista come un elemento di disturbo. Inoltre il pg ritiene che vi sia stato anche il reato di maltrattamenti (in primo grado c’era stata l’assoluzione per questa contestazione) che sarebbe il movente.

Tratte le somme, la richiesta è stata di condanna all’ergastolo per omicidio volontario per il nipote di Rosina, Enea, e per la figlia, Arianna Orazi (assolta dall’omicidio in primo grado quando era stata condannata a due anni per simulazione di reato).

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L’avvocato Valentina Romagnoli

Per lei il pg Rossi ha chiesto che venga condannata anche per maltrattamenti. Per Enrico Orazi, difeso dall’avvocato Barbara Vecchioli, la richiesta è stata la condanna per maltrattamenti alla pena di giustizia.

Poi è stata la volta delle arringhe dei difensori. Per Enea, gli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli hanno sostenuto che l’orario della morte non poteva essere tra le 17,15 e 17,50 ma va spostato più in avanti (in un momento in cui Enea non si trovava in casa).

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L’avvocato Olindo Dionisi

«Questo lo dicono i cellulari – spiega l’avvocato Romagnoli -, nel momento in cui l’accusa sostiene che è avvenuto il delitto Arianna ed Enea scrivevano messaggi d’auguri. Inoltre che l’orario non sia quello lo dice la perizia medico legale, lo dice il fatto che i sanitari del 118 cercarono di rianimarla. Se fossero arrivati che era morta da ore se ne sarebbero accorti». Anche l’avvocato di Arianna, il legale Olindo Dionisi, ha chiesto il proscioglimento della sua assistita. Lo stesso il legale di Enrico che nell’arringa non ha fatto riferimenti alla confessione del suo assistito ma ha preso in esame solo ciò di cui era chiamato a rispondere: il reato di maltrattamenti. Il processo è stato poi rinviato al 10 luglio per la sentenza.

(Aggiornato con servizio completo alle 17)

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