di Alessandra Pierini (foto Fabio Falcioni)
E’ stata una distesa d’asfalto anziché l’erba del campo sportivo ad accogliere i tanti pellegrini e le tante pellegrine del pellegrinaggio Macerata Loreto a piedi. I lavori all’Helvia Recina hanno richiesto il trasferimento nel piazzale del Centro fiere di Villa Potenza, anche questo in fase di ricostruzione.
La riorganizzazione ha consentito comunque l’accoglienza dei 60mila partecipanti anche se sicuramente in un ambiente meno confortevole e in un’ atmosfera meno suggestiva. Questo non basta di certo a scalfire la motivazione di chi arriva a Macerata dalla regione, dal resto d’Italia o da Bucarest, Lisbona e Svizzera da dove provengono i più lontani. Forti sono comunque le intenzioni di chi arriva per vivere una esperienza mistica e scoprire “Come è possibile tutto questo?” tema di questa 46° edizione, in un anno di guerra, di odio, di sfiducia e di rancore. Non è arrivata la consueta e attesa telefonata da parte di Papa Francesco che ha invece inviato un messaggio attraverso la segreteria di Stato e il cardinale Pietro Parolin: «Il Papa auspica che l’evento susciti sempre più il desiderio di conoscere Cristo, specialmente attraverso l’incontro cuore a cuore nella preghiera per testimoniarlo all’uomo contemporaneo».
Tra i pellegrini c’è Lucia Pastelli di Varese, arrivata per la prima volta al Macerata Loreto. «Avevo tanto cose da affidare – dice – studio psicologia alla Bicocca, ma non prego per motivi di studio. Prego per la mia vita e tanto altro. Mia nonna è palestinese, abbiamo parenti a Nazareth e quello che chiedo è un bene per quell’area, la modalità saprà Lui». C’ è Luca Nofri che si prepara per la maturità: «Vengo da Valdarno e sono qui con il gruppo dell’oratorio. È l’anno dell’esame, faccio il liceo classico, e chiedo di passare bene e aiutarmi a scegliere poi l’università».
Ha scelto un grande palloncino a forma di cuore un gruppo di pellegrini di Rovigo che, oltre a fare proselitismo e ad accrescere ogni anno numero dei partecipanti, raccoglie e si fa portavoce delle intenzioni dei compaesani. Lo racconta Conchita Schibuola: «A Mardimago e Serzano raccogliamo in una cassettina sull’altare della Madonna le intenzioni dei compaesani e le portiamo qua. I presenti invece hanno scritto le loro intenzioni e le hanno messe insieme».
Silvia Palazzi di Cesena è alla sua prima volta al pellegrinaggio insieme ad un gruppo di amici: «E’ una esperienza che va fatta almeno una volta nella vita, è carica di significati mistici che arricchisce sicuramente»
Dopo i saluti del sindaco di Macerata Sandro Parcaroli che ha auspicato di contrapporre amore, speranza e pace a odio e rancore, è stata la volta del presidente del pellegrinaggio Ermanno Calzolaio: «Non ci aspettavamo così tante persone – ha detto – cammineremo con bene in mente questo tema importante che ci spinge a farci domande».
Quindi la testimonianza di Luca Gilberti, volontario di Frontiere di Pace, associazione che porta aiuti umanitari nelle zone di guerra e in particolare in Ucraina. Prima della celebrazione da parte di monsignor Rino Fisichella, a cui il Papa ha affidato la responsabilità del Giubileo, l’accensione della fiaccola, simbolo del pellegrinaggio, accesa dal papa in piazza San Pietro a Roma e arrivata a Macerata grazie ad un gruppo di tedofori di cui fanno parte anche due finanzieri della compagnia di Macerata guidata dal comandante Ferdinando Falco. «Se ognuno nella notte – ha detto monsignor Nazzareno Marconi – sorreggerà nella notte le esigenze di chi gli sta accanto, avremo allora un’alba più luminosa».
Presenti alla celebrazione le autorità. Tra gli altri, oltre alla prefetta Isabella Fusiello e al nuovo questore Gianpaolo Patruno, il presidente della Regione Francesco Acquaroli, la sottosegretario Lucia Albano e la parlamentare Irene Manzi.
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