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Ancona, l’ultimatum di Silvetti:
«Attendo sino al 18 giugno».
Sentenza Covisoc, la rabbia della Recanatese

CAOS CALCIO - Il primo cittadino ha formalizzato la richiesta per parlare con la proprietà: «Nessuno si è fatto vivo». L'attacco frontale del dt giallorosso Josè Cianni dopo il verdetto che costringe i leopardiani a restare in Serie D: «Il mio risentimento non è nei confronti della squadra e dei tifosi biancorossi. Qualsiasi dirigente sa che una domanda incompleta, senza aver pagato gli stipendi, sarà bocciata. Presentarla in questo modo significa solo una cosa, essere degli indegni»

Tony Tiong

di Andrea Cesca

«Nessuno si è fatto vivo, oggi ho formalizzato l’ultimatum, sino al 18 giugno». Il sindaco di Ancona Daniele Silvetti non ha ricevuto ancora alcuna risposta da Tony Tiong (o chi per lui). Quattro giorni fa, dopo aver incontrato Mauro Canil e Roberta Nocelli, il primo cittadino del capoluogo dorico ha formalizzato la richiesta per parlare con la proprietà, per verificare lo stato societario e riferire sugli adempimenti verso il Comune di Ancona.

L’imprenditore malese, che ha incaricato lo studio legale Giangrande come unica fonte di informazione in merito al ruolo da lui svolto all’interno del sodalizio biancorosso, prende tempo. La firma sull’atto di compravendita del terreno dove sarebbe dovuta sorgere la cittadella dello sport tarda da sei mesi, la speranza che il progetto veda la luce sono pressoché nulle. E se Tiong continuerà ad essere uccel di bosco, come procederà? «Non lo posso ancora dire».

Quello che si è da poco concluso è stato un annus horribilis per il calcio marchigiano, almeno a livello professionistico: sono retrocesse Ascoli, Fermana e Recanatese, l’Ancona non si è iscritta. La Covisoc, come era ampiamente prevedibile, ha bocciato la domanda presentata in extremis dal club. La Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche ha spiegato che l’Ancona non può essere iscritta al campionato di Serie C, un parere (vincolante) che venerdì 14 il Consiglio Federale trasformerà in una sentenza. In teoria il club avrebbe ancora la possibilità in questi pochi giorni che separano dal baratro di presentare una memoria difensiva, ma l’acclarato accertamento del mancato pagamento rende evanescente questa possibilità.

Perché il sodalizio di via Schiavoni avrebbe presentato la domanda di iscrizione, pur consapevole che il mancato pagamento degli stipendi è elemento indispensabile per ottenere la licenza? Le illazioni si sprecano anche perché a beneficiare della “rinuncia” dell’Ancona è nientepopodimeno che il Milan con la sua squadra Under 23. Qualora l’Ancona (o qualsiasi altra formazione di Serie C) non avesse presentato la domanda di iscrizione al campionato sarebbe stata riammessa la Recanatese, prima fra le retrocesse. Avendo l’Ancona presentato domanda di iscrizione incompleta il regolamento prevede che si proceda con il ripescaggio della seconda squadra del Milan.

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Dalla vicina Recanati il direttore tecnico Josè Cianni non le manda a dire. La Recanatese che era stata penalizzata dalla direzione arbitrale nella gara di ritorno dei playout disputata con la Vis Pesaro, si sente oltraggiata. «Come si può permettere di presentare una domanda di iscrizione prima di aver dimostrato di aver pagato gli stipendi?

La delusione e l’amarezza per quello che è successo sono grandi, è a dir poco abominevole – dice Cianni – . Qualsiasi dirigente sa che una domanda incompleta, senza aver pagato gli stipendi, sarà bocciata. Presentarla in questo modo significa solo una cosa, essere degli indegni. Vengono meno tutti i valori dello sport sanciti e sottoscritti come da dettato delle N.O.I.F. quali lealtà, correttezza e probità. L’Ancona si è salvata sul campo con una rosa e uno staff che non si poteva permettere economicamente. Il mio risentimento non è nei confronti della squadra e dei tifosi, è struggente quello che sta passando la città di Ancona, sbeffeggiata in tutta Italia».

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