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Caso Ariston in Russia, Mangialardi:
«Regione Marche assente»

ANCONA - Lo sostiene Maurizio Mangialardi, capogruppo regionale del Partito Democratico. «Oltre a un’iniziativa più concreta nell’ambito delle politiche di sviluppo economico mi sarei aspettato che la giunta regionale annunciasse il proprio impegno ad attivarsi nei confronti del governo nazionale affinché l’Italia si faccia protagonista in Europa di una concreta azione»

Maurizio Mangialardi

 

«Mi sarei aspettato dalla giunta regionale una strategia più articolata e incisiva, capace di far svolgere alla Regione Marche un ruolo da protagonista nella crisi che ha portato alla nazionalizzazione degli impianti e delle filiali commerciali del gruppo Ariston da parte del governo russo. Invece, ancora una volta, sembra essere la timidezza a farla da padrone». A dirlo è il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi. Una timidezza che tradisce la totale mancanza di idee e il vuoto di iniziativa, come dimostra la risposta dell’assessore Antonini in consiglio regionale alla mia interrogazione per conoscere quali azioni Palazzo Raffaello intendesse intraprendere nei confronti del governo Meloni al fine di tutelare non solo gli stabilimenti di Ariston, ma anche quelli di altre aziende marchigiane operanti in Russia. Ammettere che la Regione Marche non è stata in grado di andare oltre a un endorsement di sostegno all’Accordo di Sviluppo siglato tra l’Ariston e il Ministero del Made in Italy per il reshoring degli impianti, è davvero poca cosa, se non il nulla. E questo è un problema, perché se la Regione Marche resta in balìa delle decisioni assunte altrove, nessuna delle nostre aziende è più al sicuro» evidenzia Mangialardi.

«Oltre a un’iniziativa più concreta nell’ambito delle politiche di sviluppo economico – conclude il capogruppo dem – mi sarei aspettato che la giunta regionale annunciasse il proprio impegno ad attivarsi nei confronti del governo nazionale affinché l’Italia si faccia protagonista in Europa di una concreta azione volta a fermare subito la guerra. Invece no, per voce di Antonini, apprendiamo che si continua ad avallare la via delle sanzioni internazionali, le quali hanno ormai dimostrato la loro inefficacia. Possiamo girarci intorno quanto vogliamo, ma, come del resto hanno già da tempo evidenziato le organizzazioni sindacali, i foschi scenari che si abbattono sulla nostra economia sono figli del conflitto russo-ucraino. Quindi, senza un’azione diplomatica degna di questo nome, che inevitabilmente dovrà coinvolgere tutti i Paesi dell’Unione europea, il caso della nazionalizzazione di Ariston, che non è stato il primo, potrebbe non essere l’ultimo».

 

 

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