facebook rss

La ritorsione, il folle inseguimento
e due colpi di fucile sparati da un furgoncino:
arrestato per tentato omicidio

INDAGINE dei carabinieri: ai domiciliari un pastore 45enne di Staffolo. E' caccia al complice, anche lui destinatario di una misura cautelare. Ricoverato un uomo col polmone perforato. Secondo gli inquirenti alla base ci sarebbe una vicenda di false assunzioni in agricoltura in base al decreto flussi

archivio-arkiv-carabinieri-2-325x244Un inseguimento tra Staffolo e Cingoli, due colpi di fucile sparati da un furgoncino verso un’auto, un ferito grave. Sulla sfondo, le assunzioni fittizie di immigrati col decreto flussi e una somma di denaro pretesa come risarcimento.

Sono i contorni di un’indagine portata avanti dai carabinieri che ha portato all’arresto di un pastore di origine sarde di 45 anni Marco Carzedda, titolare di un’impresa agricola a Staffolo, accusato di tentato omicidio e porto illegale di armi. I militari gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip del tribunale di Macerata sabato. La stessa ordinanza è stata emessa anche per un tunisino, che al momento però è latitante.

Tutto è iniziato il 25 novembre scorso, quando i carabinieri sono intervenuti al pronto soccorso dell’ospedale di Ancona per un tunisino, irregolare in Italia, con un polmone perforato a causa di un colpo d’arma da fuoco. Il ferito ha raccontato agli inquirenti che mentre era in auto con altri quattro connazionali a Cingoli era stato colpito da un colpo di fucile sparato da un furgoncino in corsa. Così sono partite le indagini dei carabinieri, coordinate dalla procura. Dopo mesi di accertamenti i militari hanno chiuso il cerchio e ricostruito la vicenda.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il 25 novembre scorso i cinque tunisini sarebbero andati nell’azienda del pastore a Staffolo e se la sarebbero presa prima col tunisino ora latitante che avevano trovato lì, poi con un bastone si sarebbero accaniti sull’auto del 45enne, prendendola a mazzate e danneggiandola. Quindi sarebbero scappati. A quel punto, il 45enne e il tunisino che aveva assistito alla scena avrebbero preso un furgoncino e si sarebbero messi all’inseguimento dei cinque tunisini. Una volta incrociata per le strade di Cingoli l’auto, dal furgoncino sarebbero partiti due colpi di fucile: uno sarebbe andato a vuoto, finendo sul parabrezza. L’altro invece ha centrato uno dei cinque tunisini, che secondo gli inquirenti non sarebbe stato neanche l’obiettivo designato di chi aveva sparato. L’auto col ferito sarebbe così andata di corsa in ospedale, mentre il pastore e l’altro tunisino sarebbero tornati indietro. 

I militari hanno dunque effettuato una perquisizione sia nell’abitazione del tunisino, sia in quella del pastore. Il tunisino è riuscito a fuggire prima, ma nella sua casa sono stati trovati un fucile da caccia calibro 12 e 22 cartucce dello stesso calibro. Mentre a casa del 45enne i carabinieri hanno trovato e sequestrato il furgoncino.

I carabinieri hanno ricostruito anche il movente. Secondo l’accusa, infatti, tutto sarebbe nato dal fatto che uno dei cinque tunisini avrebbe pretesto dal pastore la restituzione di 3mila euro. Sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, quella somma sarebbe stata pagata dal tunisino al pastore per una falsa assunzione di un parente nella sua azienda agricola. Stando all’accusa, infatti, l’imprenditore agricolo avrebbe effettuato assunzioni fittizie di stranieri per le esigenze della sua azienda  al fine di ottenere la cassa agricola e le somme previste dai decreti-flussi. E in cambio dell’assunzione fittizia del parente del tunisino avrebbe preteso 3mila euro appunto, anche se poi l’assunzione non sarebbe andata a buon fine.  Per questo il tunisino avrebbe pretesto la restituzione della somma, ma invano. Così avrebbe messo in atto la ritorsione, andando nell’azienda agricola e distruggendo l’auto del pastore.

Mentre è caccia all’uomo per il tunisino ancora latitante, giovedì Carzedda dovrà presentare in tribunale per l’interrogatorio di garanzia davanti al gip. Difeso dall’avvocato Roberto Regni, il pastore nega le accuse e dice che non era sua intenzione far male a nessuno. Secondo la sua versione, non avrebbe avuto mai nessun contatto prima con i cinque e sarebbe stato l’altro tunisino a portare il fucile nel furgoncino senza che lui lo sapesse e sparare contro l’auto dei suoi connazionali. Una volta esplosi i colpi avrebbe fermato l’auto e sarebbe tornato subito indietro. Inoltre, sempre stando alla sua versione, sarebbe stato lui a portare i carabinieri a casa del tunisino che poi è scappato.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X