di Marco Pagliariccio (foto Fabio Falcioni)
La pace di un’afosa domenica mattina di luglio. Un’oasi immersa nel verde, amatissima dai pescatori della zona. D’improvviso, verso le 10, un tonfo sordo che squarcia il silenzio: è una Fiat Punto nera che è piombata nel laghetto di Montefano e che le acque iniziano lentamente a risucchiare.
All’interno ci sono Giuseppe Paolorossi, 92 anni, e Rita Caporaletti di 84, marito e moglie, entrambi di Filottrano. Le decine di pescatori appostate sulle rive del lago, gestito dall’associazione Wild Fish Azzoni nel cuore delle campagne tra Montefano e Filottrano, restano basite. Due giovani, però, intuiscono cosa sta succedendo e non esitano a tuffarsi in acqua. Raggiungono l’auto che sta lentamente sprofondando, ma è chiusa dall’interno. «Lui guardava fisso in avanti, come stesse ancora guidando – conferma un testimone presente al momento della tragedia – i due ragazzi hanno provato a salvarli, ma non c’era nulla da fare». È lei, invece, a urlare in cerca di un aiuto che non può arrivare: i due giovani, infatti, con coraggio, riescono persino ad entrare nella macchina che sta imbarcando velocemente acqua e si immergono con essa, ma alla fine sono costretti a desistere per non rischiare anche loro di annegare. Intanto si è attivata la macchina dei soccorsi, ma ormai la Punto ha raggiunto il fondo del lago: non c’è più niente da fare.
Arrivano sul posto l’ambulanza, i carabinieri della compagnia di Macerata e del Nucleo operativo e radiomobile, i vigili del fuoco con squadre da Macerata e Ancona e con i sommozzatori da Teramo per avviare le non semplici operazioni di recupero dei corpi e della vettura. Stando ai primi elementi raccolti dai carabinieri, inizia a delinearsi il contorno della tragedia. «Il cancello d’ingresso solitamente è chiuso, perché l’ingresso al lago è riservato ai soci – spiega il gestore Franco Beccacece, anche lui filottranese – dalle telecamere di sorveglianza abbiamo potuto ricostruire la dinamica, abbiamo visto che l’auto ha atteso che alcune persone entrassero per infilarsi dal cancello e lanciarsi verso l’acqua. Conoscevo la famiglia di vista, d’altronde il paese è piccolo e poi lui faceva il carpentiere come me».
Ma il dettaglio più inquietante, che fa pensare alla premeditazione, è un altro. «Mi hanno riferito alcune persone che ieri mattina l’uomo era venuto da solo al lago e aveva parlato con loro del più e del meno, dicendo che quando la moglie sarebbe state meglio l’avrebbe voluta portare perché gli piaceva molto questo luogo», aggiunge Beccacece. Da una prima ricostruzione infatti, è emerso che la donna era affetta da tempo di dall’Alzheimer e che il marito pare facesse ormai fatica a sopportare la situazione. Stando alle indagini, l’uomo aveva più volte minacciato in passato il gesto estremo dicendo che l’avrebbe fatto proprio lanciandosi nel laghetto di Osteria Nuova, come lo chiamano i residenti della zona.
Sul posto sono arrivati due dei tre figli della coppia, che però non hanno potuto fare altro che confermare che le due persone recuperate dopo circa tre ore dai sommozzatori dal fondo del lago erano proprio i due anziani genitori. I contorni della vicenda, col passare delle ore, sembrano abbastanza chiari: gli inquirenti propendono per un caso di omicidio-suicidio, non dissimile nelle motivazioni dalla tragedia di Pasqua a Corridonia, quando Bruno Cartechini, 86 anni, sparò con un fucile alla moglie Palma Romagnoli, gravemente malata, per poi rivolgere l’arma verso sé stesso e morire poche ore dopo. Il pm Rosanna Puccini che coordina le indagini ha disposto l’ispezione cadaverica sui corpi dei due anziani: solo una volta conclusa questa fase, le salme saranno restituire alla famiglia per i funerali.
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