Non è tornato il sereno dopo la gremita riunione di maggioranza convocata questa mattina nella sala consiliare di Osimo. Sul cielo della giunta Pirani continuano ad addensarsi nuvole e si avvicina la data del 30 luglio quando si tornerà in Consiglio comunale per eleggere il presidente del Consiglio. Martedì pomeriggio andrà in scena la quarta votazione per incoronare la seconda carica del Comune. Il candidato resta uno e uno solo: Stefano Simoncini. Nel corso dell’incontro odierno Dino Latini e le Liste civiche non hanno ritenuto di dover fare passi indietro ne’ di lato nel rispetto dei patti elettorali e di quella che, secondo la loro visione, rappresenta la propria, solida storia politica. Il sindaco Francesco Pirani ha mantenuto un atteggiamento conciliante ma attendista come i consiglieri di Fratelli d’Italia. I consiglieri della coalizione civica di Sandro Antonelli sono rimasti arroccati anche loro sulle proprie posizioni, ritenute altrettanto valide e fondate, pur rinnovando la dichiarazione di fedeltà a Francesco Pirani.
Secondo i movimenti civici latiniani, Simoncini è la persona giusta per interpretare il ruolo di presidente del Consiglio comunale e meriterebbe di essere sostenuto da tutti e 16 i consiglieri di maggioranza. Sebbene non ci siano altri candidati in corsa, la richiesta resta difficile da concretizzare, almeno ora, per il fermo no dei 6 rappresentanti consiliari della coalizione civica che proprio per una questione politica e di coerenza giovedì scorso si erano astenuti (uno in realtà era assente) ostacolando così l’investitura di Simoncini. Qualche giorno prima, sempre in aula, Simonini con Dino Latini, Emanuele Carpera e Filippo Zagaglia aveva votato a sua volta contro la delibera sugli aumenti Tari presentata dalla maggioranza. Un susseguirsi di azioni e reazioni che nella pausa di riflessione imposta dal fine settimana magari potrebbe stopparsi.
Il vero scoglio da superare per questa crisi di maggioranza sarà, però, quello di mercoledì 31 luglio, quando l’assemblea cittadina sarà chiamata a votare la salvaguardia degli equilibri di bilancio nell’ultimo giorno utile. Se non si raggiungerà la maggioranza dei voti e tra i consiglieri dell’area di governo ci fossero assenze, se le minoranze continuassero ad astenersi, i numeri risicati potrebbe far diventare concreto il pericolo che il Consiglio comunale venga sciolto. Per far approvare il punto all’ordine del giorno servono almeno 12 voti. Qualora non si riuscisse ad ottenerli, la legge prevede che se il civico consesso non licenzierà il riequilibrio di bilancio, la Prefettura concederà altri 20 giorni di tempo per riconvocare una seduta consiliare e ritentare il voto. In caso di esito negativo bis, verrà nominato inevitabilmente un commissario prefettizio e il Comune tornerà al voto nella prima data utile che potrebbe essere quella delle Regionali 2025.
In questo tira e molla di tensioni e speranze nel palazzi della politica filtra con insistenza anche la voce che, nel timore di manovre secessioniste, lo strappo nella coalizione liste civiche-FdI potrebbe anche essere sanato con un ribaltone politico, un ‘turn over’ di alleanze più orientato al centrosinistra. Non è facile però immaginare che dopo la ‘rivoluzione’ e la conquista della città il centrodestra, soprattutto Fratelli d’Italia, lasci spazio a cambi di maggioranza per il sindaco Francesco Pirani.
(m.p.c.)
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