Approvata stasera in Consiglio comunale, con i soli voti di maggioranza, la delibera sui criteri di nomina degli organi amministrativi delle società partecipate e degli enti controllati dal comune di Osimo. La minoranza di centrosinistra, che aveva proposto di emendare l’atto rintroducendo come in passato la procedura dell’avviso di selezione per le candidature nel rispetto dei principi di trasparenza e pubblicità, ha abbandonato l’aula prima del voto dopo aver chiesto la verifica del numero legale. Non sono mancati neanche oggi i momenti di fibrillazione nella Sala Gialla. Si contavano diversi assenti tra le file delle maggioranza e in quel momento anche il consigliere Dino Latini (Liste civiche) si era allontanato dall’aula. «C’è sempre molta suspense in questo Consiglio comunale. Facciamo l’appello visto che anche oggi non avete la maggioranza per portare in votazione questa delibera» è stato l’invito della consigliera Michela Glorio (Lista Glorio) pronunciato al microfono che ha fatto scoppiare la bagarre.
Il presidente del Consiglio, Stefano Simoncini, interpretando il regolamento, poco dopo le 20 ha sospeso la seduta per dieci minuti prima di fare l’appello, mentre tutti i consiglieri di minoranza abbandonavano l’emiciclo per protesta. Qualcuno di loro veniva anche diffidato dal presidente e minacciato di inserire censure a verbale in caso di registrazione di video come prova per testimoniare la presenza dei banchi di maggioranza vuoti. Nel frattempo venivano richiamati in aula o invitati a collegarsi da remoto alcuni consiglieri della coalizione di governo. Quando il segretario supplente, Barbara Vallasciani, che oggi sostituiva il titolare Alessio Maria D’Angelo, ha rifatto l’appello al termine dei 10 minuti, sono risultati presenti 14 consiglieri su 16 di maggioranza, sindaco compreso (Dino Latini è poi tornato in aula). Un numero adeguato per mantenere aperta la seduta e avere il quorum necessario a bocciare l’emendamento della minoranza e per approvare la delibera così come era stata pensata in origine dalla maggioranza, con nomine scelte a chiamata e a discrezione di sindaco e Consiglio comunale. L’opposizione non ha partecipato alla votazione.
Un passo indietro. Le minoranze, primo firmatario Simone Pugnaloni (Pd), avevano presentato l’emendamento chiedendo di inserire non solo l’avviso pubblico di selezione per le candidature ma anche per impegnare l’Amministrazione comunale «a garantire una rappresentanza della minoranza consiliare negli organismi, società ed enti, nel rispetto dei principi posti a fondamento della rappresentanza democratica». In via preliminare è spettato all’assessore Matteo Sabbatini presentare i contenuti della delibera spiegando perché la maggioranza aveva ritenuto di dover eliminata la previsione della selezione pubblica sulla base di un bando. «Vogliamo designare persone che siano competenti sulla base di curricula e sulla base quindi dei requisiti prefissati, – ha chiarito Sabbatini – ma vogliamo soprattutto che siano persone scelte in virtù di uno stretto rapporto fiduciario con chi li nomina, in modo da garantire che venga effettivamente svolto e portato all’interno delle società partecipate l’indirizzo politico amministrativo che l’amministrazione deve poter imprimere all’interno di questi organismi. Organismi di fondamentale importanza nell’architettura sociale ed economica della città. Principio che abbiamo voluto rafforzare assegnando il termine di 10 giorni per eventuali giustificazioni in caso di revoca proprio per sottolineare questi rapporto di fiducia che l’Amministrazione comunale deve poter avere con i propri amministratori designati all’interno delle società partecipate» ha evidenziato l’assessore.
Nell’illustrare l’emendamento da parte sua Simone Pugnaloni (Pd) ha puntualizzato come «la presenza anche di esponenti delle minoranze nei Cda delle società e degli enti rientri nei compiti di poter vigilare, controllare e assistere agli indirizzi dell’amministrazione comunale. Una modalità che è stata sempre ottemperata anche in passato». Sempre dai banchi di minoranza Paola Andreoni (Pd) nel riconoscere poi al primo cittadino Francesco Pirani «doti di equilibrista» ha invece ricordato che «il sindaco deve nominare entro 45 giorni i vertici delle società, è chiaro che la pubblicazione di un bando per selezionare i curricula oggi non avrebbe senso perché mancano 2 giorni alla scadenza di questo termine. E’ una sottolineatura che va fatta, diciamoci la verità – ha eccepito Andreoni – Capiamo le difficoltà del sindaco ma i tempi di questa delibera che sono andati ben oltre. Sentirsi dire che si toglie volontariamente questa possibilità di essere trasparenti non è una bella cosa. Quanto al passaggio sulla revoca, la dice lunga sulle preoccupazioni del sindaco riguardo alla propria maggioranza».
E qui si è innestato anche l’intervento dell’altro dem, Mauro Pellegrini che è tornato a far osservare «il ritardo con cui la delibera è arrivata in Consiglio comunale. La fiduciarietà del rapporto tra sindaco o Consiglio comunale e candidati non cozza affatto con l’avviso alla cittadinanza. – ha argomentato Pellegrini – Qui non c’è alcuna commissione di concorso che seleziona le candidature ma si obbliga così l’amministrazione comunale ad essere trasparente, così si esercita il controllo sulle scelte dell’amministrazione. Su questo la politica deve rispondere. Quasi tutti i Comuni italiani prevedono la procedura di avviso pubblico, anche Ancona. Osimo sarebbe l’unico a non averla. Sulle revoche invece vi invito ad avere accortezza perché non è la stessa cosa revocare l’amministratore di una società a controllo pubblico o quello di un ente come può essere il Campana e il Grimani Buttari. Vi invito a non prendere troppo alla lettera il principio della spoils system, perché qui non siamo in America» ha concluso Pellegrini.
Dai banchi di maggioranza Alberto Maria Alessandrini Passarini (Osimo Libera) ha rammentato che «il rapporto fiduciario stretto con il sindaco e il Consiglio e la necessità di curricula attinenti con l’ente per il soggetto chiamato ad amministrare sono punti fondamentali che nessuno può controbattere. Lo stretto rapporto fiduciario, non necessariamente di natura politica, non deve essere inteso come una deriva di tipo autoritario. – ha chiarito – Le nostre società sono i veri strumenti attraverso i quali il sindaco incide sulla quotidianità dei cittadini. Quanto all’emendamento e ai bandi per aprire a tutti le candidature, non ho memoria in passato di figure apicali scelte per le Partecipate o gli enti completamente avulsi dalla politica. E la rappresentanza delle minoranze in passato è stata rispettata negli organismi se prevista a livello statutario per gli stessi». Poi è scoppiato il caso del numero legale con l’uscita dall’aula degli 8 consiglieri d’opposizione compatti (era assente Tommaso Spilli).
Al riavvio della seduta è stato solo il consigliere di maggioranza Achille Ginnetti (Progetto Osimo Futura) a ribadire che nelle passata legislatura «la minoranza è stata rappresentata per un breve periodo di circa 2 anni nel CdA della Asso e dopo le dimissioni, l’esponente d’opposizione è stata sostituita con uno di maggioranza». Ginnetti ha poi definito il bando pubblico una «foglia di fico, voglio vedere quanti nomine sono state fatte in seguito al bando non attinenti a candidati a sostegno della maggioranza. Quindi non prendiamo in giro facendo finta che si sceglie sulla base del curriculum selezionato. Ricordo, tra l’altro, che i controlli possono comunque essere svolti perchè sono pubblici i curricula di chi assume un incarico pubblico». Il voto è stato senza storia: 14 si di maggioranza. La seduta si era aperta con un minuto di silenzio per ricordare la scomparsa di Maria Antonietta Canapa e con la riorganizzazione dei banchi nella sala consiliare, con la maggioranza alla destra della presidenza e la minoranza alla sinistra. Un ritorno alla tradizione.
(m.p.c.)
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