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«Aborto sicuro, le Marche maglia nera.
Pochi consultori e scarso personale»
La Cgil scrive ad Acquaroli e Saltamartini

LETTERA di Eleonora Fontana e Loredana Longhin al presidente della Regione e all'assessore alla Sanità. Rilevano come nella nostra regione la maggior parte di ginecologi e operatori sia obiettore e che ancora non sia stata recepita la circolare del ministero sull'interruzione volontaria di gravidanza farmacologica. «La salute delle donne, la piena applicazione della 194, l’autodeterminazione e quindi la libertà stessa di ognuna di noi sono diritti messi costantemente in discussione, ma non arretreremo nemmeno di un passo»

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Loredana Longhin (Cgil Marche)

«Operatori e ginecologi nelle Marche? La maggior parte sono obiettori, solo 9 consultori su 66 ne sono privi. Non solo: la regione è maglia nera per interruzione volontaria di gravidanza farmacologica. E’ così che, nelle Marche, a ridosso della Giornata dell’aborto sicuro in calendario il 28 settembre, riscoprono l’altra faccia dei consultori: poche strutture e scarso personale». E’ quanto denuncia la Cgil.  «I diritti vanno tutelati, la salute della donna viene prima di tutto, come Cgil abbiamo scritto una lettera al presidente della Regione e all’assessore alla Sanità per denunciare questo fenomeno», fanno sapere Eleonora Fontana e Loredana Longhin, della Cgil Marche. Nella lettera si chiede che «siano garantiti l’accesso a un aborto libero e sicuro attraverso strutture e personale non obiettore in numero adeguato alle esigenze e alle caratteristiche geografiche dei diversi territori»,

I DATI – «Dall’analisi dei rapporti dell’Area stato sociale e diritti della Cgil (maggio 2024) e dell’Osservatorio sulle diseguaglianze nella salute dell’Ars Marche (giugno 2023), sui consultori familiari, emergono forti criticità per le Marche – spiegano Fontana e Longhin -. Nella regione, si contano 66 sedi, per lo più al centro nord. Di queste, 25 (il 38%) sono aperte solo 1 o 2 giorni la settimana. L’orario medio di apertura dei consultori va dalle 42,5 ore/settimana (quando sono presenti 4 figure professionali) alle 12,5 ore con 1 sola figura. Dalle informazioni sull’offerta di alcuni servizi e attività: il pap test è eseguito in 55 sedi su 66, le attività specifiche per le adolescenti sono offerte solo in 19 sedi, la mediazione linguistico culturale è utilizzata solo in 11 sedi su 66. Per quanto riguarda le certificazioni interruzione volontaria di gravidanza, sono fornite in 26 sedi su 66; l’interruzione di gravidanza volontaria farmacologica non è effettuata in alcuna sede poiché, ad oggi, la Regione Marche non ha recepito la circolare del ministero della Salute del 12 agosto 2020. Relativamente al numero di obiettori, dai rapporti analizzati si evidenzia che, in 7 sedi , il 100% degli operatori (ostetriche e/o ginecologi) è obiettore; in 13 sedi la percentuale di obiettori varia dal 20% al 33%; in 18 sedi la percentuale di obiettori va dal 40% al 67%. Soltanto in 9 sedi non ci sono obiettori. E’ proprio sull’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica che le Marche sono maglia nera, non avendo ancora adeguato a 9 settimane il termine e lasciandolo fermo a 7 settimane, con liste di attesa lunghissime a causa della massiccia presenza di obiettori (oltre il 70%)».

L’ANALISI – L’assemblea delle donne della Cgil Marche, il 26 settembre scorso, ha espresso la propria indignazione per questa situazione: «Ribadiamo ancora una volta come i temi della salute delle donne, la piena applicazione della 194, l’autodeterminazione e quindi la libertà stessa di ognuna di noi siano centrali nelle nostre rivendicazioni quotidiane – concludono Fontana e Longhin – Oggi questi diritti sono messi costantemente in discussione, ma non arretreremo nemmeno di un passo». 

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