«Fabriano è la carta dal 1264. Togliere la carta da Fabriano è come togliere la torre Eiffel a Parigi: la carta è un simbolo identitario legato in modo indissolubile alla nostra città, che nel mondo viene conosciuta e riconosciuta come la città della carta e della filigrana».
Lo ha detto il sindaco Daniela Ghergo, nel suo intervento al Consiglio Comunale aperto sulla crisi industriale delle Cartiere Fedrigoni tenutosi oggi.
«Fabriano – ha detto – non può perdere questo patrimonio: non possiamo accettare che la carta che porta il nome della nostra città sia prodotta altrove magari addirittura all’estero, non possiamo accettare che logiche di profitto sovrastino la nostra storia e taglino le nostre radici, non possiamo accettare che maestranze con un know how altamente specializzato vengano disperse e si perda la tradizione legata alla lavorazione della carta. Fabriano non è una città qualsiasi, non è un nome qualsiasi e abbiamo il dovere di tutelarla, di tutelarne l’identità legata alla produzione della carta. Siamo passati da un imprenditore illuminato come Giambattista Miliani, che ai primi del ‘900 costruiva asili nido nelle cartiere per venire incontro alle esigenze delle lavoratrici, a dei fondi impalpabili e senza volto, senza cultura e senza valori. E’ da queste battaglie che dipende non solo il futuro di Fabriano ma quello della nostra civiltà, legata ai valori prima che ai numeri».
Il primo cittadino ha ribadito come «Non permetteremo che la storia della nostra città sia decisa per 30 denari da chi non sa nemmeno dove Fabriano si collochi sulla carta geografica e faremo di tutto per difendere la nostra identità culturale, storica e lavorativa, e il destino di 195 famiglie, che non possono essere decisi a tavolino da qualcuno che siede negli Stati Uniti o in Inghilterra. Faremo di tutto significa che perseguiremo ogni strada possibile per scongiurare ciò che per il nostro territorio sarebbe una catastrofe. Come amministrazione stiamo sondando dei potenziali acquirenti stranieri. E bene ha fatto la Regione con il Presidente e l’assessore Aguzzi a chiedere l’apertura di un tavolo nazionale al Ministero delle imprese e del made in italy perché questa crisi può essere scongiurata soltanto con un intervento istituzionale di rilievo nazionale e di governo. Chiediamo a Regione e Governo nazionale un percorso di confronto con l’azienda che sia reale».
In particolare, alla Regione «chiediamo di assumere la questione del distretto industriale fabrianese e del suo sviluppo come fattore centrale per l’intera regione e fondamentale per la tenuta delle Aree interne e montane delle Marche. Una sollecitazione che torniamo a ripetere e alla quale aggiungiamo la necessità di concorrere insieme alla definizione di un programma di interventi finalizzati al rilancio del distretto industriale e alla qualificazione dei servizi essenziali ai cittadini. Fabriano, giunti a questo punto, rappresenta una vertenza nazionale. Una delle città che ha dato di più alla storia imprenditoriale e industriale del Paese pone la questione del presente e del futuro produttivo di una comunità laboriosa e di un ampio comprensorio montano interregionale che rischia non solo la definitiva de-industrializzazione, ma l’accelerazione senza soluzione dello spopolamento, fenomeni tali da rendere risibile ogni declamazione sulla rivitalizzazione di borghi e comunità e di vanificare definitivamente la stessa ricostruzione post sisma. Al Governo chiediamo, quindi, di subentrare in questa specifica vertenza a tutela di uno dei brand storici del Made in Italy, dell’occupazione e delle prospettive produttive, verificando tutte le possibilità in campo, non escluso l’intervento diretto attraverso Istituti partecipati. Ma chiediamo anche di considerare Fabriano come uno dei bacini del saper fare artigiano e industriale di questo Paese che ha competenze, energie, intelligenze e potenzialità per rilanciarsi, se anche dall’alto viene un segnale di attenzione, con forme di sostegno che agevolino l’impresa, come nel caso dell’estensione della Zes unica all’area del cratere sismico o della decontribuzione prevista per i territori contigui al cratere, oppure inserendo il distretto fabrianese tra le aree su cui declinare l’interesse di investitori nazionali ed esteri per nuove attività imprenditoriali innovative, evitando che ciò debba per forza accadere sempre e solo nelle aree metropolitane del Paese».
Il sindaco ha poi rivolto il «pensiero e quello dell’intera Amministrazione comunale ai 195 lavoratori e lavoratrici e alle loro famiglie, esprimendo loro la nostra solidarietà. La loro lotta è la nostra lotta, i loro obiettivi sono in questo momento i nostri obiettivi. Siamo qui tutti per scongiurare un ennesimo colpo alla comunità, alle prospettive dei giovani, al loro futuro in questa terra. Alla città chiedo unità e fermezza in questo momento così difficile: è una battaglia questa che va al di là delle appartenenze politiche. Dobbiamo essere uniti e solidali. Uniti e solidali. Abbiamo la responsabilità di gestire questo momento cruciale per la storia della nostra città e per il futuro della manifattura legata alla carta. Facciamo sentire la nostra voce e uniamo le nostre energie e la nostra intelligenza per dare un futuro alla nostra città, al nostro territorio e alle famiglie che oggi vivono nella paura. Uniti e solidali, tutti. Con l’apporto di tutti e di ciascuno, nessuno escluso. Ci aspettano giorni difficili – ha concluso – ma, come già successo in passato, ce la faremo. Ce la faremo a consegnare un futuro a questo territorio».
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