di Giuseppe Bommarito*
Da due o tre anni, quando si avvicina la stagione estiva, si sente molto parlare, anche sulle coste marchigiane lunghe ben 180 chilometri, di “allarme bagnini”, di bagnini in via di estinzione, di spiagge a rischio. E lo stesso problema, ancora più aggravato, si è posto alla fine dell’ultima stagione, quando si è cercato di prolungare la balneazione sino alla fine di settembre, allorchè le Capitanerie di Porto, per venire incontro alle esigenze degli stabilimenti balneari, hanno consentito a due o più esercenti di consorziarsi per ridurre in tal modo il numero dei bagnini di salvataggio necessari e, ovviamente, anche i costi di esercizio nella coda del periodo estivo, caratterizzato comunque da poche presenze.
Ma non tutti i bagnini indispensabili sono stati reperiti sul mercato, sicchè diversi chalet marchigiani a malincuore sono stati costretti a chiudere anzitempo i battenti (poco male – verrebbe da dire a cose fatte –, visto che il mese di settembre 2024 è stato il più piovoso a partire dal 1959).
Sembra quindi finita l’epoca un po’ retrò del grande afflusso di giovani, soprattutto studenti, anche minorenni, che d’estate si piazzavano orgogliosamente sulle torrette di salvataggio lungo gli arenili con le loro canottiere dal colore rosso vivo e si guadagnavano un po’ di soldi da spendere nei mesi invernali. Ma, in questo caso come in altri casi riguardanti i giovani restii ad avvicinarsi al mondo del lavoro, non si tratta di svogliatezza, di scarsa volontà di mettersi in gioco, di rifiuto di crescere. Il problema di fondo sta nel trattamento che questi giovani bagnini in effetti ricevono dai loro datori di lavoro, spesso al di sotto delle previsioni della legge (anche sul lavoro minorile) e del contratto collettivo del settore turistico, trattamento che ovviamente dissuade da un impegno lavorativo lungo le spiagge marchigiane, e non solo. Per rendersene conto, basta osservare da vicino la situazione reale.
Nel centro-sud delle Marche, dalle foci del Tronto sino a Porto Recanati-Numana, il servizio è coperto quasi per intero, con circa 200 addetti, da una cooperativa sambenedettese, denominata “Guardia Spiagge Società Cooperativa Sportivo Dilettantistica a responsabilità limitata”, costituita nel 2019 e in liquidazione dal 19 luglio 2024.
Ebbene, come risulta da numerose proteste dei ragazzi adibiti appunto alla sorveglianza delle acque marine e anche delle piscine, e pure da taluni verbali di accertamento dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Macerata, si sarebbero riscontrati frequenti casi di inquadramento non conforme al contratto collettivo nazionale (quello dovuto è il livello 5); di paga oraria inferiore al dovuto (8,50 euro lordi) di circa 2 euro e non maggiorata per i giorni festivi; di ore di lavoro supplementare e di lavoro straordinario non registrate oppure non pagate con la prescritta maggiorazione, frequentemente superando il limite massimo del lavoro giornaliero per i minorenni di 8 ore; di giorni di riposo non concessi con la dovuta scadenza e riconosciuti solo dietro pressante richiesta degli interessati; di pausa pranzo e di riposi intermedi non rispettati, con l’obbligo, quindi di mangiare frettolosamente un panino sulla torretta di salvataggio; di doppia postazione di lavoro nell’arco della stessa giornata, con il conseguente obbligo di spostamento e i relativi tempi di percorrenza; di formazione frettolosa e non sempre idonea.
E quando un minorenne, fattosi coraggio, ha provato a protestare telefonicamente con un referente della cooperativa (ovviamente registrando la telefonata) si sarebbe sentito rispondere: “Se seguiti a protestare, bum, un pugno sulla bocca”.
È quindi, quella dei bagnini di salvataggio, una situazione decisamente da monitorare anche per gli anni a venire, sia per evitare ignobili speculazioni sulla pelle di tanti ragazzi, anche minorenni, adibiti ad un compito essenziale e complesso, per di più in condizioni di lavoro difficili; sia perchè l’attività di addetto al salvamento, o bagnino di salvataggio che dir si voglia, è un’attività gravata da tante responsabilità. Il bagnino, infatti, risponde di tutti gli incidenti avvenuti sulla spiaggia causati dall’inosservanza delle norme a lui dirette; e, in caso di minorenni, per tale responsabilità e i danni che ne possono conseguire rispondono i suoi genitori.
Insomma si tratta di un’attività ad alto rischio e dalle grosse responsabilità, che non può essere lasciata immune da controlli continui e penetranti da parte delle competenti istituzioni (da segnalare positivamente, in tal senso, alcuni accessi dei carabinieri sul litorale di Porto Potenza Picena nel corso dell’ultima stagione estiva). Il fine principale di tali controlli dovrà essere sempre quello di tutelare i giovani, soprattutto nel momento delicatissimo del loro avvio nel mondo del lavoro.
*Presidente associazionne “Con Nicola, oltre il deserto dell’indifferenza”
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati