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Della Valle al Leadership Forum
lancia l’intelligenza artigianale
«Al centro deve esserci l’uomo»

IMPRESE - L'imprenditore è stato uno dei dodici relatori internazionali che hanno preso parte all'evento organizzato a Milano dalla Performance Strategies di Macerata. Sul palco anche Boris Becker, Roberto Bolle e Bill De Blasio

DellaValle_TronchettiProvera

Diego Della Valle con Marco Tronchetti Provera

«Leadership è essere credibili, specialmente con i propri uomini, e coerenti qualità fondamentali perché fanno la differenza con i “leader di cartone” che durano un minuto». A dirlo è stato Diego Della Valle, presidente di Tod’s, uno dei protagonisti mondiali nel settore luxury, durante il Leadership Forum, l’evento organizzato da Performance Strategies, azienda del Roi Group di Macerata, leader nella crescita personale e d’impresa che, per due giorni, ha ospitato i più grandi business thinker del panorama globale e del mondo accademico e culturale, fornendo ai più di 1700 presenti – tra top manager, Ceo, imprenditori e decision maker – gli strumenti per guidare il cambiamento delle proprie imprese.

Marcello-Mancini

Marcello Mancini

Della Valle ha parlato anche di «intelligenza artigianale, al centro deve esserci sempre l’uomo. Chi governa i processi si sieda al tavolo e rimetta al centro l’individuo e i suoi interessi, se crei disagi agli esseri umani non mi sembra un gran vantaggio». Restituzione «È una parola che mi piace poco, fa pensare a qualcosa che devi fare per forza – ha proseguito Della Valle – Si tratta invece di pensare non solo a cosa fare per la tua azienda, ma anche per la comunità. Come il contributo al restauro del Colosseo, una grande soddisfazione, e responsabilità sociale, avendo alle spalle una lunga vita lavorativa, ho sempre cercato di avere persone che fossero orgogliose di far parte dell’azienda». «Un altro aspetto importante è il rispetto del territorio dove sono le nostre fabbriche, e della sua comunità locale. Le persone sono il patrimonio dell’azienda che deve essere tenuto sempre in conto da chi si trova ai vertici – ha proseguito Della Valle – Da Bruxelles abbiamo visto emanare norme che non tengono minimamente conto dell’azienda, che deve lavorare e sopravvivere nel mondo reale. Norme facili da vendere al pubblico ma difficilmente attualizzabili. È giusto che la sostenibilità ambientale abbia delle scadenze da rispettare, ma allo stato attuale, in Europa, non è fattibile in molti settori». Per quanto riguarda il Made In Italy, per Della Valle è «un valore aggiunto soprattutto per le aziende artigianali: la provenienza dà loro vantaggio competitivo su certe categorie di prodotto e questo va protetto. Made in Italy inteso anche come sicurezza nei paesi e prodotti. Oggi l’AI potrebbe contribuire a creare nuovi interessi sul nostro Paese, anche in tempi brevi, richiamando i giovani che si sono allontanati per fare esperienze fuori. La qualità della vita in Italia non è seconda a nessun paese».
Sul palco anche Marco Tronchetti Provera, alla guida di Pirelli dal 1992, di cui oggi è vice presidente esecutivo.
Sono solo due dei 12 relatori internazionali che hanno condiviso con i presenti la loro visione della figura del leader, tra caratteristiche che lo rendono tale, storie di vita vissuta ed esperienze personali, aneddoti dal passato, analisi di dati, ricerche internazionali e delle sfide che potrebbero trovarsi ad affrontare. Autenticità, talento, condivisione, lungimiranza, resilienza, opportunità di crescita, decision making, generational balancing e good willing. E poi Ai e intelligenza artigianale, digital trasformation, management interculturale, sostenibilità, Made in Italy…e spazio anche a qualche considerazione sportiva.

RobertoBolle

Roberto Bolle

Tra i relatori, introdotto da Alessandro Misani, Director of Operations Milan Meliá Hotel, lo speech di Bill De Blasio, che ha affrontato la sfida della crisi pandemica nella città più popolosa e complessa d’America come sindaco di New York per due mandati (dal 2014 al 2021) e Roberto Bolle, il primo a diventare al contempo Étoile della Scala e Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York, simbolo della danza italiana del mondo. «È fondamentale riconoscere il proprio talento per dare il meglio di sé nella vita, così come avere una passione che lo sostiene, facendolo germogliare e fiorire. Educazione, impegno e molto lavoro. E anche capacità di avere attorno persone di qualità ed eccellenza, non avendone paura, anzi. Come si può pensare di proporre una cosa di eccellenza se non ci si circonda di persone d’eccellenza?».
Presente anche
Boris Becker, il più giovane vincitore di Wimbledon, “più di Sinner e Alcaraz quando si sono aggiudicati lo stesso titolo”. Ma anche ai 716 successi che ha collezionato divenendo, dopo la sua rovina e la sua rinascita, un emblema di resilienza. Intervistato da Pablo Trincia, è proprio con Becker e il concetto di resilienza, uno dei concetti più usati nella contemporaneità e, allo stesso tempo, più difficili da sviluppare, che si è chiusa la prima delle due giornate. «Ci sono stati senz’altro tennisti migliori di me, è capitato spesso che durante gli allenamenti perdessi diversi set contro di loro…ma poi, quando scendevano in campo davanti al pubblico non avevano quello che serviva per vincere, il coraggio. Si può imparare a giocare, ma essere coraggioso e senza paura quando si è sul campo è qualcosa che si ha dentro».

BorisBecker

Boris Becker

«Nel 1985 sono nato pubblicamente per la seconda volta. E poi ancora quando ho compiuto 32 anni, quando ho iniziato una nuova carriera: un po’ mi ero preparato, ma per l’ignoto non puoi mai prepararti fino in fondo. Volevo rimanere nel mondo tennis, dove fino a quel momento ero stato come giocatore; mii piacevano i media, e ho cominciato a lavorare prima con una tv inglese e poi con una tedesca poi, parlando di tennis ma anche di calcio. Sto bene quando esco dalla mia comfort zone: come faccio a intervistare un numero 1 nel mondo dello sport senza sapere esattamente come? Sono competitivo e con poca pazienza, vorrei che tutto succedesse subito; invece, ho dovuto imparare a essere paziente e parlare nel momento giusto, cercando di affermarmi e trovare credibilità in quell’ambito…imparando anche l’inglese».

Grande soddisfazione per Roi Group e per Marcello Mancini, ceo di Performance Strategies: «Roi Group è nata proprio per questo, per rispondere alla necessità costante di crescita e cambiamento, sia per le persone che per le imprese. Andare oltre i confini del pensiero convenzionale, cercando leader, innovatori e pensatori all’avanguardia, per studiare, selezionare e divulgare idee innovative provenienti da diversi ambiti e, soprattutto, in modalità diverse».

Roi-Group-Azienda

Roi Group Azienda

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