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Servizio educativo domiciliare,
«Quest’anno 10 settimane in meno,
accorciano sempre di più la coperta»

ANCONA - Le perplessità del Coordinamento Genitori Democratici che invita il Comune a «ribaltare la prospettiva, mettere al centro non le risorse, non le strutture, ma le persone: il bambino o la bambina con disabilità deve poter esprimere in istruttoria i suoi bisogni, i suoi desideri che, ovviamente con la collaborazione dei servizi sociali e specialistici, dovranno essere tenuti ben presenti per attivare i sostegni più adeguati ed efficaci»

 

Il servizio educativo domiciliare, servizio essenziale per bambini, bambine, ragazzi e ragazze con disabilità e per le loro famiglie, è stato ridotto: meno ore, meno settimane, meno mesi che si traducono in un vuoto di assistenza pesantissimo, intollerabile. «Dal 30 giugno, data di sospensione del servizio, le famiglie “più fortunate” hanno infatti dovuto aspettare i primi di ottobre per la sua riattivazione, mentre altre stanno ancora aspettando. Il Comune di Ancona si è giustificato avvertendo che per l’attivazione dei progetti di assistenza all’autonomia e comunicazione domiciliari era necessaria la collaborazione dei servizi specialistici (Umee, Santo Stefano ecc.), con tempi di attesa non quantificabili che dipendono, a detta del Comune, dalla risposta più o meno sollecita degli stessi servizi specialistici. – ricorda in una nota il Coordinamento Genitori Democratici Ancona – È lecito chiedersi perché si sia deciso dare avvio a questa collaborazione a settembre invece che a luglio per arrivare pronti con l’inizio della scuola. È anche lecito chiedersi perché un tale servizio, che offre e prevede “appoggio e mediazione per i bisogni materiali (autonomia personale, spostamento, attivazione di funzioni prassiche, comunicazione)”, attività volte a “stimolare il raggiungimento e mantenimento di autonomia personale e sociale” e “sostenere la famiglia nel carico educativo assistenziale determinato da situazioni di non autosufficienza.” debba essere collegato strettamente al periodo di frequenza scolastica, come se i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze smettessero all’improvviso di aver bisogno di ogni supporto e come se i loro genitori andassero in ferie per tutto il periodo di chiusura della scuola».

La questione era stata sollevata nell’ultimo Consiglio comunale dalla consigliera del Pd, Susanna Dini. «Vogliamo evidenziare che questa riduzione contrasta con le regole normative che lo stesso Comune si è dato. – prosegue il comunicato del Coordinamento – L’articolo 7 del Regolamento comunale attualmente vigente, scaricabile dal sito https://www.comuneancona.it/i-regolamenti-dei-servizi-sociali/ , prevede che “Il servizio viene garantito con carattere di continuità nell’anno solare per 48 settimane, fermo restando la persistenza della gravità e le motivazioni che ne hanno determinato l’attivazione.” E invece, la durata del servizio effettivamente erogato per questo anno solare 2024 è stata di sole 38 settimane (facendo un rapido e generico calcolo dal 1 gennaio 2024 al 30 giugno 2024, 26 settimane + 12 settimane, dal 1 ottobre 2024 al 31 dicembre 2024): 10 settimane in meno! Tenendo conto che il Comune ha già disposto che nel 2025 l’educativa domiciliare sarà sospesa il 31 maggio .2025, dobbiamo aspettarci che il prossimo anno la riduzione sarà ancor più sensibile?» è la domanda.

Una coperta sempre più corta, insomma, che l’Amministrazione comunale di Ancona «sembra decisa ad accorciare di anno in anno, invece di attivarsi per trovare altre risorse, altri fondi e finanziamenti: di fronte all’aumento delle fragilità e delle richieste che lei stessa certifica, è suo compito, suo dovere, rispondere adeguatamente a tutti. – obietta il coordinamento – E’ assodato infatti che i vincoli finanziari non possono condizionare il nucleo indefettibile dei diritti degli alunni con disabilità, come affermato in due pronunce della Corte Costituzionale: la sentenza n. 275/2016, in cui si sottolinea che “è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione“; la sentenza n. 83/2019, in cui si ribadisce che “l‘erogazione dei servizi di assistenza a loro destinati deve essere sempre assicurata e finanziata e non può dipendere da scelte discrezionali del legislatore”». Interrogata pubblicamente su queste questioni, per giustificarsi di fronte a ritardi e tagli, l’amministrazione ha sostenuto che il servizio è erogato previa predisposizione di un progetto condiviso dal Comune con i servizi specialistici, che le settimane ed il monte ore vengono erogati in base al progetto e agli obiettivi concordati e che il Comune può programmare il servizio di assistenza anche per step e può rivederlo nei contenuti strada facendo.

«Ci permettiamo di sottolineare alcuni punti.- prosegue la nota – Se è vero che nulla vieta al Comune di programmare per step, il Comune deve comunque garantire il servizio continuativo di 48 settimane come da suo Regolamento, attualmente vigente, cosa che non ha fatto nel 2024 (e non sta mettendo buone basi per il 2025). Se è vero che predisporre un progetto condiviso con i servizi specialistici è doveroso, anche sulla base delle nuove disposizioni di legge e della centralità del Progetto di Vita, le famiglie dovrebbero però essere informate tempestivamente dell’apertura delle procedure ed essere invitate a partecipare attivamente alla redazione del progetto, invece di essere lasciate a margine e all’oscuro delle decisioni che sono state prese. La comunicazione che è stata inviata per informare le famiglie della riattivazione del servizio non reca, tra l’altro, nessuna motivazione circa la rimodulazione dei tempi e delle ore, circa le scelte concordate, circa il progetto che gli educatori e le educatrici hanno il compito di attuare. Come se i ragazzi e le ragazze, i bambini e le bambine fossero semplici oggetti, destinatari di interventi su cui non hanno diritto di intervenire, neanche per bocca dei loro genitori. E come se gli educatori e le educatrici fossero meri esecutori della volontà altrui e non avessero invece competenze professionali che ne rendono prezioso ed indispensabile il contributo».

Il Coordinamento Genitori Democratici Ancona invita quindi il Comune a «ribaltare la prospettiva, mettere al centro non le risorse, non le strutture, ma le persone: il bambino o la bambina con disabilità deve poter esprimere in istruttoria i suoi bisogni, i suoi desideri che, ovviamente con la collaborazione dei servizi sociali e specialistici, dovranno essere tenuti ben presenti per attivare i sostegni più adeguati ed efficaci. Questo principio vale sia per il servizio educativo domiciliare che per quello scolastico: nessun progetto può essere avviato senza la partecipazione del soggetto interessato che ha sempre diritto di intervenire. E allora, la richiesta all’amministrazione è che, invece di alzare le mani, pensi a rimboccarsi le maniche e a trovare nuove risorse e nuovi canali di finanziamenti che permettano di prendere in carico i bisogni di tutti i bambini e la bambine con disabilità e di non lasciarne tanti senza coperta» conclude il comunicato.

 

«Assistenza educativa domiciliare, nuovi tagli alle famiglie con disabili»

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