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“Vallesina per la pace”,
i sindaci aderiscono
al patto del comune di Jesi

LA FIRMA è stata apposta sabato scorso, in occasione della Giornata di mobilitazione nazionale contro le guerre indetta dal Coordinamento nazionale degli Enti locali per la Pace e i Diritti Umani, la Fondazione PerugiAssisi, la rete delle Università per la pace e numerose organizzazioni della società civile

 

Larga adesione da parte di sindaci e amministratori del territorio alla proposta del Comune di Jesi di sottoscrivere “Vallesina per la pace”, un patto di comunità con impegni condivisi per promuovere una cultura del dialogo, del rispetto dei diritti umani, della solidarietà. La firma è stata apposta sabato scorso, in occasione della Giornata di mobilitazione nazionale contro le guerre indetta dal Coordinamento nazionale degli Enti locali per la Pace e i Diritti Umani, la Fondazione PerugiAssisi, la rete delle Università per la pace e numerose organizzazioni della società civile.

«Ogni giorno – ricorda in una nota l’Amministrazione comunale di Jesi – le città devono affrontare questioni che vanno ben oltre il proprio territorio: non solo guerre, ma cambiamento climatico, crisi economica, migrazioni, piccola e grande criminalità, violenza generalizzata, violazione dei diritti, sicurezza. Le nostre città sono dunque un continuo esperimento di gestione della complessità e del conflitto che deve assumere la forma di cantiere di pace».

Da queste premesse l’idea di “Vallesina per la pace”, un patto per assumere il tema della pace come orientamento e guida dell’azione comune. «Vogliamo dimostrare che questo territorio è capace di stringersi la mano» le parole del sindaco Lorenzo Fiordelmondo, intervenuto alla firma insieme al vicesindaco Samuele Animali e alle assessore Loretta Fabrizi e Paola Lenti. Nel documento sottoscritto, sindaci e loro delegati si impegnano “a costituire una Consulta per la pace territoriale con la partecipazione di Enti e realtà associative che abbiano al centro la cultura della pace, dei diritti umani e della solidarietà tra i popoli; a scegliere la nonviolenza quale forma su cui calare le decisioni, le relazioni, le azioni individuali e collettive; a mettere in rete le rispettive iniziative per condividere le risorse e potenziarne l’efficacia a prendere atto della interdipendenza tra pace e sicurezza: sicurezza nella città, sicurezza sociale, nelle strade, nei quartieri, negli ambienti di lavoro; a costruire nei nostri territori altrettanti cantieri di pace”.

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