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«Acqua pubblica, la guerra
è uno specchietto per le allodole»

LA QUESTIONE - Il Movimento 5 stelle sulla gestione idrica in provincia. «Il privato, secondo le norme, non può esserci. Un’altra possibilità è che i sindaci del consorzio Cma srl non rinnovino la concessione ad Astea che scadrà nel giugno 2025»

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Riunione dell’Aato3

 

 

«La guerra sull’acqua pubblica è solo uno specchietto per le allodole. Iren deve essere fuori dai giochi». Così i gruppi Macerata interno e Macerata costa del Movimento 5 Stelle. «La proposta di Sandro Parcaroli, che ha trovato il favore della maggioranza dei comuni con le municipalizzate operanti nel settore, come ribadiamo ad alta voce, è fattibile se Astea conferisce il ramo d’azienda. Il privato, secondo norma non può esserci. Siamo di fronte a una vera e propria guerra tra bande. Bande di destra chiaramente. Ed entrambe vogliono scaricare l’eventuale colpa della perdita dell’acqua pubblica sull’altra. Tutto per un tornaconto politico-elettorale».

I grillini proseguono: «Il presidente dell’Aato 3, Alessandro Gentilucci, se n’è uscito affermando di aver sempre sostenuto la tesi di Agcom. Ma con quale coraggio ora parla? Lui che, insieme al sindaco di Civitanova Fabrizio Ciarapica, aveva proposto un’impossibile serie di passaggi che, seppur corretti dal punto di vista ideale, per le tempistiche a disposizione, non avrebbero mai potuto essere attuati, con la conseguente vendita all’asta della nostra risorsa primaria. L’unica soluzione possibile con i tempi che abbiamo a disposizione è andare avanti con la proposta Parcaroli, con Astea (al cui interno c’è un socio privato) che ceda al nuovo Consorzio il ramo d’azienda che si occuperà dell’acqua oppure crei una nuova società a capitale esclusivamente pubblico, con questo ramo d’azienda.

Un’altra possibilità è che i sindaci del consorzio Cma srl non rinnovino la concessione ad Astea che scadrà nel giugno 2025, senza pagare un soldo ad Iren. Infine – concludono – non possiamo far cadere nel dimenticatoio il comportamento di tutti quei sindaci della provincia che hanno dato credito e seguito a consulenti di parte che non hanno alcun interesse a far sì che l’acqua rimanga pubblica».

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