A seguito della comunicazione del comitato dei dipendenti della Terre Cortesi Moncaro, il Ministero delle imprese e del Made in Italy ribadisce la volontà «di tutelare la realtà produttiva e lavorativa della cooperativa Moncaro, fondamentale per l’equilibrio socio economico del territorio». Obiettivo del ministro Urso è la salvaguardia dei livelli occupazionali e la tutela delle eccellenze territoriali, propositi questi sottesi all’adozione del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa che, si ricorda, è stato decretato prima che il Tribunale di Ancona dichiarasse la procedura giudiziale, finalizzata alla liquidazione dei beni di della società insolvente.
«Allo stato, tuttavia, la sovrapposizione di procedure, pone la cooperativa in una situazione di stallo ed incertezza che può ingenerare diffidenza sul mercato. – fanno sapere dal Mimit – Per tale ragione, il direttore generale del ministero Giulio Mario Donato fa sapere che, fino alla definizione giudiziale della procedura da proseguire, il ministero responsabilmente, nell’interesse pubblico ed al fine di non danneggiare ulteriormente i dipendenti della Moncaro, non interferirà con la gestione attualmente portata avanti dai liquidatori del Tribunale i quali, rivendicando la piena titolarità e legittimità della carica, hanno apposto i sigilli alla cooperativa, senza consultare preventivamente il Ministero».
Il direttore generale, fermo restando il merito della questione, e per cui ha già trasmesso apposita relazione all’Avvocatura di stato per il reclamo avverso la sentenza giudiziale del tribunale di Ancona, «auspica che, nelle more della definizione da parte della Corte d’appello, i commissari, per correttezza e deontologia professionale, desistano dal compimento di attività liquidatorie irreversibili e dalle altre di natura straordinaria che potrebbero compromettere lo sviluppo del progetto di recupero che il Ministero auspica di poter realizzare con la conduzione della liquidazione coatta amministrativa anche al fine di giungere, ove possibile, al workers buyout» conclude la nota.
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