Ha presentato ricorso contro il comune di Ancona sentendosi discriminata per via delle barriere architettoniche presenti in piazza del Papa che le avrebbero impedito, nei mesi scorsi, di assistere a spettacoli ed eventi del cartellone degli spettacoli estivi. Una causa, quella intentata dall’anconetana M.M., che vuole evitare il ripetersi di situazioni simili e che sollecita l’abbattimento degli ostacoli che non permettono a tutti la piena fruizione del salotto anconetano. La giunta del sindaco Silvetti ha incaricato l’avvocato. Monica De Feo dell’Avvocatura comunale di rappresentare l’ente in giudizio. La vicenda denunciata dalla giovane con disabilità motoria e che si sposta con l’ausilio della sedia a ruote elettrica, si sarebbe articolata in tre diversi episodi successivi. Lo scorso 30 giugno la giovane – riferisce nel ricorso – si sarebbe recata in piazza del Plebiscito (conosciuta come piazza del Papa) per assistere al Festival “Punta della Lingua” organizzato dal Comune e dall’Associazione New View sperando di potervi accedere tramite il montascale ubicato all’interno del Museo della Città ma le sarebbe stato riferito che l’impianto di traslazione non era funzionante. Nei giorni successivi sarebbe stata contattata telefonicamente dai rappresentanti del Comune che l’avrebbero rassicurata sulla risoluzione del problema.
Così il 4 luglio la ricorrente sarebbe nuovamente andata in Piazza del Plebiscito con l’intenzione di assistere ad un concerto della “Rassegna Ulisse Festival”, allestito dall’associazione Lovely Planet e dal Comune, ma anche in questa circostanza le sarebbe stato detto che il montascale era fuori uso e sarebbe stata costretta di nuovo a rinunciare allo spettacolo. Il 25 luglio scorso la ragazza, ancora una volta in Piazza del Papa, avrebbe voluto assistere alla rassegna “Cinema e Narrazione”, promossa dal Comune, ma neanche in quella circostanza sarebbe riuscita ad accedere alla piazza. Le sarebbe stato riferito per l’ennesima volta che il montascale non era adatto al trasporto della sedia a ruote elettrica. Di qui la decisione, con il sostegno dell‘Associazione Luca Coscioni per la Libertà di Ricerca Scientifica di inviare una diffida al Comune a cessare immediatamente il comportamento discriminatorio e ad eseguire le opere e gli interventi utili a garantire anche a tutte le persone con disabilità motoria l’accesso e il transito in Piazza del Plebiscito.
Il 9 agosto – si legge nella delibera della giunta che affida l’incarico legale- il comune di Ancona rispondeva all’interessata affermando che la problematica evidenziata “era già da tempo all’esame degli uffici per l’individuazione della migliore soluzione possibile”, che il Piano di Emergenza “prevede che gli spettatori con disabilità possono accedere all’interno dell’area della manifestazione attraverso un percorso ad hoc, diverso da quello utilizzato da tutti gli altri spettatori, e che ad ogni buon conto il Servizio Cultura avrebbe garantito l’attuazione del Piano”. Il 18 settembre è stato notificato al Comune il ricorso della giovane, difesa dall’avvocato Alessandro Gerardi del Foro di Velletri. Chiama in giudizio davanti al Tribunale di Ancona il Comune, nella persona del sindaco pro-tempore e chiede in via preliminare, di “accertare e dichiarare che il mancato abbattimento delle barriere architettoniche, avrebbero impedito alla ricorrente di assistere agli spettacoli e agli eventi culturali” svolti in Piazza del Plebiscito nelle 3 date, e di ordinare “la cessazione immediata del comportamento discriminatorio posto in essere nei confronti delle persone con disabilità dal Comune di Ancona, e ciò mediante la pronta installazione, entro congrui termini e, comunque, non superiori a sei mesi, di un ascensore, di uno scivolo e/o di un montascale e/o di ogni altra opera ritenuta necessaria, volta a consentire alla ricorrente che si sposta con l’ausilio della sedia a ruote elettrica di poter accedere in maniera incondizionata e in autonomia all’interno di Piazza del Plebiscito”.
In via subordinata la ricorrente chiede che il Tribunale ordini al Comune di adottare, entro il termine fissato nel provvedimento, “un Piano di rimozione delle discriminazioni accertate, il quale preveda un termine perentorio entro il quale le opere e gli interventi individuati nel predetto Piano dovranno essere realizzati” e “di condannare il Comune di Ancona a versare in favore della ricorrente una somma di 200 euro per ogni giorno di violazione degli ordini impartiti dal Tribunale, volti alla cessazione della condotta discriminatoria, a far tempo dalla scadenza del termine fissato dal Tribunale ai fini dell’adempimento di ciascuna obbligazione di fare”. La ricorrente avanza anche la pretesa di un risarcimento per il danno non patrimoniale che ha subito.
(Redazione CA)
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