di Maria Paola Cancellieri
«In data odierna ho incontrato il prefetto di Ancona Saverio Ordine, al quale ho comunicato la mia intenzione di rassegnare le dimissioni dalla carica di sindaco della Città di Osimo. Le stesse saranno protocollate nella mattinata di domani 14 novembre 2024. Questa sofferta decisione giunge a seguito della ripetuta impossibilità di svolgere l’azione politica amministrativa in consiglio comunale».
Così Francesco Pirani ha annunciato poco fa la sue dimissioni dopo essere stato eletto sindaco il 24 giugno scorso alla guida di una coalizione sostenuta da liste civiche e Fratelli d’Italia. La formalizzazione di questo addio avverrà, come spiega lui stesso, domani mattina e sancirà anche la decadenza degli incarichi di giunta e in seguito lo scioglimento del Consiglio comunale. Pirani avrà, però, 20 giorni di tempo per ripensarci e ritirarle. In caso contrario arriverà a palazzo comunale un commissario prefettizio e la città tornerà al voto nella prima occasione elettorale utile, vale a dire a primavera del 2025, prima dello svolgimento delle Regionali atteso per ottobre o novembre dell’anno prossimo.
Nel suo comunicato Francesco Pirani spiega che «nell’ultima seduta di lunedì 11 novembre, a causa della mancanza del numero legale non garantito da quattro consiglieri della maggioranza, non si sono potuti deliberare alcuni fondamentali ed indispensabili atti che avrebbero evitato la paralisi dell’attività amministrativa del Comune e di alcune società partecipate. A solo titolo esemplificativo la variazione di bilancio, che neanche è stata discussa, conteneva, tra gli altri, la destinazione dei fondi per la revisione straordinaria ventennale del tiramisù, le risorse per la programmazione degli eventi natalizi, il rinnovo del contratto in scadenza con la Osimo Servizi, le disponibilità finanziarie per l’ufficio tecnico, i fondi per gli incarichi legali, le manutenzioni straordinarie delle scuole materne e dell’infanzia, l’adeguamento del canone per l’illuminazione pubblica, ecc. Avevo richiesto responsabilità a tutte le componenti della maggioranza per non tenere bloccata una città per meri interessi politici personali. Questa richiesta non è stata accolta, come è emerso in occasione dell’ultimo consiglio comunale e, pertanto, come anticipato nella medesima richiesta di collaborazione, rassegno le mie dimissioni. Mi rammarico fortemente di questa situazione ma ritengo sia prima di tutto doveroso il rispetto nei confronti di tutti i cittadini che hanno espresso la volontà di un necessario cambio di passo per la nostra città» conclude con amarezza.
Dopo 5 mesi di crisi politico-amministrativa ininterrotta ha gettato la spugna l’imprenditore di 59 anni che aveva superato il ballottaggio con il 50,49% di consensi, strappando il Comune al centrosinistra dopo 10 anni di governo e battendo la candidata sindaca che ne era espressione, Michela Glorio, attestata al 49,51% di preferenze. Ma da quel momento sono iniziate le difficoltà. Per il neoeletto è stata complicata fin dagli esordi la gestione della coalizione delle liste civiche storiche di Dino Latini, apparentate al secondo turno con quella del candidato sindaco Sandro Antonelli che non aveva passato la prova del primo turno di voto. Il primo, che veste il ruolo anche di presidente del Consiglio regionale in quota Udc, è riuscito a fare eleggere 4 consiglieri comunali nella Sala Gialla. Il secondo, che aveva strappato con le liste civiche dopo la vittoria non consacrata delle primarie ad aprile 2023, grazie a quell’apparentamento ha portato in Consiglio comunale 6 consiglieri in una maggioranza a 16. Non è mai stato amore tra i due blocchi che hanno contribuito a costituire l’armatura della coalizione Pirani.
LA CRONISTORIA – Dopo la proclamazione, il 25 giugno, il sindaco Pirani si mette al lavoro per comporre il puzzle delle nomine degli assessori e dei componenti nei Cda delle società partecipate. Un’operazione che si rivela un vero e proprio risiko e solo il 13 luglio viene ufficializzata la giunta composta da 7 assessori: 3 latiniani, 2 antonelliani, un esponente di FdI e uno scelto per la vicinanza allo stesso primo cittadino. Due giorni dopo si palesa quello che più si temeva. Dino Latini e i 3 consiglieri che afferivano al suo gruppo consiliare di maggioranza impediscono l’elezione del presidente del Consiglio comunale, già in pectore, Stefano Simoncini che riuscirà ad essere eletto, dopo ben 3 fumate nere solo alla quarta votazione in aula il 30 luglio. Nel frattempo nella seduta del 20 luglio i 4 consiglieri latiniani votano anche contro l’aumento della Tari che la maggioranza ha portato in approvazione nella Sala Gialla. Un punto che, a giudizio dei 4, non è in linea con quanto annunciato in campagna elettorale.
La tensione comincia davvero a salire quando durante i lavori consiliari del 6 agosto, proprio per l’assenza improvvisa dei latiniani mentre sono in discussione i criteri di nomina di enti e Partecipate, le minoranze chiedono a Simoncini la conta dei presenti. Il quorum deve essere di 13 consiglieri. Il presidente prima di concederla annuncia la sospensione della seduta per 10 minuti che però si prolungano. Alla riapertura dei lavori l’opposizione non entra nell’emiciclo. Il centrosinistra presenta il primo esposto al prefetto per far luce sull’episodio. I rapporti tra Pirani e Latini, già tirati, si incrinano.
Il 9 agosto il sindaco revoca gli incarichi ai vertici della Osimo Servizi e della casa di riposo Grimani Buttari e il 14, dopo giorni di maretta politica, incontra in un faccia a faccia Latini. Il leader delle Liste civiche storiche di Osimo, in quell’occasione chiede l’azzeramento delle nomine in giunta, una abiura a Pirani per non aver rispettato i patti elettorali e la costituzione di un gruppo unico consiliare. Il 19 agosto il Cda della Grimani Buttari nomina il nuovo presidente, e parte il ricorso al Tar di quello defenestrato prima della scadenza dei termini.
Il 22 agosto salta di nuovo il numero legale nella Sala Gialla dove restano seduti sono il 10 su 16 consiglieri di maggioranza. Sono assenti i latiniani e i 9 consiglieri d’opposizione non entrano nell’aula consiliare. Il 24 agosto il coordinatore di Fi Osimo, Monica Santoni che aveva sostenuto con una lista civica la cordata elettorale piraniana, comunica di voler prendere le distanze dalla maggioranza. Nella Sala Gialla nel frattempo 2 consiglieri di maggioranza, Alberto Maria Alessandrini Passarini e Achille Ginnetti, si sono dimessi per assumere incarichi nelle società partecipate, Osimo Servizi e Asso. Il 3 settembre rassegna le dimissioni anche il consigliere di maggioranza Massimo Cingolani. La Sala Gialla deve votare 3 surroghe per l’entrata nel civico consesso di Fabiola Martini, Lanfranco Migliozzi e Francesco Sallustio in sostituzione dei consiglieri dimissionari. Dino Latini, ritenendo che gli accordi elettorali non sono stati rispettati, opta per l’appoggio esterno alla maggioranza.
L’11 settembre però nella sala consiliare viene replicato un nuovo flop: la seduta non riesce neanche ad essere aperta per la mancanza del numero legale. Il 13 settembre si ritorna in aula ma con un dejavu. I latiniani sono assenti, le minoranze non entrano e il quorum non c’è: su parere legale del segretario comunale, la maggioranza ritenendo l’ordine del giorno fotocopia a quello dei due giorni precedente, applica l’art. 127 del Regio Decreto del 1915 per aprire i lavori consiliari con soli 4 consiglieri (seduti in realtà ce ne sono 9) e vota le surroghe dei dimissionari. L’opposizione di centrosinistra deposita un ricorso al Tar Marche e invia un esposto al prefetto L’alluvione del 18 settembre che produce danni anche ad Osimo, complica il percorso.
Intanto il 21 settembre il prefetto Saverio Ordine scrive al sindaco rilevando che l’esposto della minoranza è fondato e lo invita a valutare un provvedimento in autotutela per cancellare gli atti assunti nel Consiglio comunale del 13 settembre. Il 27 settembre il Tar respinge la sospensiva monocratica chiesta con il ricorso contro il Regio Decreto, poi nell’udienza camerale del 10 ottobre i giudici amministrativi rinviano la decisione al merito del ricorso per il 7 novembre. Discusso in udienza il ricorso, è atteso al massimo per la giornata di domani il deposito del dispositivo della sentenza.
Il braccio di ferro tra il sindaco Francesco Pirani e il consigliere Dino Latini torna in scena in Consiglio comunale e questa volta il terreno del contendere è la variazione di bilancio unica che comprende anche le spese ‘di somma urgenza’ affrontare dal Comune per tamponare i danni dell’emergenza maltempo. Latini ma anche il centrosinistra annunciano al sindaco via pec e in via preventiva che voteranno solo la variazione spacchettata sulle spese per l’alluvione di settembre.
Il 28 ottobre viene riconvocata nuova seduta per votare il punto all’ordine del giorno ma la maggioranza porta in aula un’unica variazione di bilancio, oltre al punto sulle linee programmatiche di governo che non sono state mai approvate dall’insediamento del sindaco. L’accordo con i latiniani non c’è ed è lo stesso sindaco a chiedere di sospendere i lavori consiliari. Le spese ‘di somma urgenza’ in una delibera separata da quelle ordinarie saranno approvate con voto unanime dal Consiglio comunale solo nella serata di Halloween ma con il rinvio della discussione sulle linee programmatiche di mandato 2024-2029.
Ridecollano i contatti politici per cercare di trovare l’accordo e per costituire almeno il gruppo consiliare unico, sempre più difficile da perseguire per i mal di pancia che serpeggiano in maggioranza. Francesco Pirani, ormai stanco dopo tanti tentativi andati a vuoto, minaccia di dimettersi. La fine del sogno si manifesta nella sua concretezza l’11 novembre quando ancora una volta i 4 latiniani abbandonano l’aula consiliare prima del voto sulle linee programmatiche di governo. Seguono due giorni di contatti politici, frenetici e disperati. Poi la capitolazione.
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