«Abbiamo terminato lo sbarco delle persone soccorse e tutto si è svolto regolarmente. È la prima volta che le autorità ci assegnano il porto di Ancona, ma nell’insieme è la quinta che veniamo mandati in un Pos che si trova nel nord dell’Adriatico.
Arrivare fin qui comporta una lunga navigazione dalla zona Sar, quindi una lunga assenza dalla zona operativa, e un ulteriore disagio per i naufraghi. Da stasera ci prepariamo per la prossima missione». Sono le prime parole dì Domenico Pugliese, comandante della Life Support che oggi alle 16.10 è approdata nel porto di Ancona indicato come sicuro dal Viminale. A bordo della imbarcazione umanitaria di Emergency c’erano 49 persone soccorse durante il salvataggio ha avuto luogo martedì 12 novembre, nelle acque internazionali all’interno della zona Sar (search and rescue) maltese. La barca in difficoltà è stata individuata direttamente dal ponte di comando della Life Support. Questa è la quinta missione in cui la nave è stata assegnata a un porto nel nord del mare Adriatico, a circa cinque giorni di navigazione dal luogo dove è stato effettuato il soccorso.
Si tratta di 37 uomini, 6 donne e 6 minori non accompagnati, che provengono da Siria, Egitto e Bangladesh. Questi Paesi sono devastati da conflitti armati, instabilità politica, corruzione, povertà e cambiamenti climatici. «A bordo erano presenti naufraghi principalmente provenienti dalla Siria – aggiunge Chiara Picciocchi, mediatrice culturale a bordo della Life Support – un paese dove il conflitto continua a segnare la vita delle persone, nonostante se ne parli sempre di meno. Spesso sentiamo storie di persone che devono lasciare la Siria per trovare lavoro o per non venire discriminate. È importante ricordare che gli strascichi di una guerra continuano anche per anni dopo che i conflitti armati diretti diminuiscono di intensità, per questo motivo ci sono ancora tantissime persone che rischiano la propria vita partendo dalla Siria e andando prima in Libia e poi in Europa: cercano una vita migliore in un posto dove possano vedere i propri diritti rispettati, e noi non possiamo che augurare loro il meglio».
Storie di vita difficili, quelle raccontate dai naufraghi che fuggono da guerre, povertà e siccità. «Dopo essermi laureata come farmacista in Siria, ho deciso di trasferirmi a Bagdad in Iraq perché non riuscivo a trovare lavoro nel mio paese. Non è stata una scelta facile, ma la mia famiglia contava su di me. – ha raccontato una di loro ai volontari di Life Support – Ho vissuto e lavorato in Iraq per diversi anni, nel tempo ho maturato l’idea di andare in Europa. Ad agosto finalmente sono partita. Ho preso un aereo per Bengasi e da lì sono andata in macchina verso Tripoli insieme ad altre siriane. Viaggiare solo con donne e con un unico uomo come autista genera sospetti in Libia – prosegue il racconto -, siamo stati fermati più volte: ci chiedevano dove fossero i nostri mariti, dove stessimo andando. Ci è stato detto che l’unico modo per passare era di fare dei ‘favori’ ai soldati di guardia, ovviamente non potevamo dire di no. Da agosto a novembre – conclude – ho provato 4 volte a fare il viaggio in mare, ma in 3 casi siamo stati intercettati in acqua e ci hanno fatto tornare indietro. Solo la quarta volta, grazie al vostro intervento, ci siamo riusciti. Uno dei nostri motori si era rotto e l’altro funzionava male: da lì a poco saremmo rimasti fermi in mezzo al mare, molti di noi erano pronti a morire, solo quando abbiamo visto la vostra nave rossa ci siamo sentiti rinascere. Ora sogno di raggiungere alcuni amici di famiglia in Inghilterra».
Questo salvataggio rappresenta il 48esimo intervento della Life Support, che ha operato in 26 missioni distinte. La nave ha iniziato le operazioni di ricerca e soccorso a dicembre 2022 e ha complessivamente soccorso 2.342 persone. Questa è stata la prima volta che il porto di Ancona è stato scelto per lo sbarco.
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