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«Beko, occorre una revisione
del piano industriale»

FABRIANO - Il presidente del Consiglio regionale, Dino Latini, ha presentato una mozione per sollecitare la negoziazione al governatore delle Marche, Acquaroli. Morani (Pd): «A livello marchigiano possiamo promuovere accordi con i produttori di cucine e possiamo coinvolgere anche Umbria e Toscana per sinergie». Castellani (Base Popolare): «Golden Power immediato per tutelare i lavoratori e le produzioni strategiche». Il direttore Santini e il segretario cittadini Silvi di Cna sottolineano l’urgenza di un tavolo di confronto fra imprese e istituzione per accelerare il processo di ridefinizione dell’identità produttiva del Fabrianese

Fabriano, conosciuta per la sua tradizione industriale, sta vivendo una nuova fase critica legata alla crisi del suo settore produttivo. Le vertenze Beko Europe e Fedrigoni evidenziano, una volta di più, la necessità di un cambio di passo radicale per la sopravvivenza economica e sociale dell’area interna della provincia di Ancona La Cna, che già nel 2008 aveva sollevato preoccupazioni riguardo l’evoluzione del tessuto industriale della città, oggi ribadisce con forza che, senza un percorso condiviso tra pubblico e privato per ridisegnare l’economia locale, le ricadute economiche e sociali saranno pesanti e difficilmente gestibili dagli attori locali.

Da sin Santini e Silvi

«La Cna è estremamente preoccupata per il futuro di Fabriano – dichiarano in una nota il direttore della Cna, Massimiliano Santini e il segretario cittadino, Marco Silvi. Abbiamo da tempo denunciato la necessità di un piano strategico per il rilancio della città e della sua industria, ma oggi siamo di fronte a una situazione che rischia di diventare irreversibile. Senza un cambio di passo, le conseguenze in termini di occupazione e benessere sociale saranno devastanti».

Nel corso degli anni, la Cna ha svolto un ruolo fondamentale nel supportare le attività locali, aiutandole a liberarsi dalle maglie di un “terzismo spinto” e incentivando la costruzione di una propria identità aziendale. In un momento di grande difficoltà, l’associazione ha promosso la diversificazione della produzione, spingendo le imprese a esplorare nuovi filoni di mercato, affini ma redditizi, come la lavorazione della carta e dei metalli.

«Le nostre imprese hanno una tradizione e una competenza che rappresentano un valore inestimabile”, continuano Santini e Silvi. “La capacità di lavorare la carta e i metalli con produzioni di massa è stata, in passato, un punto di forza per Fabriano e, ancora oggi, costituisce una dote che possiamo sfruttare per la nascita di nuove esperienze imprenditoriali. L’auspicio è che, attraverso la gemmazione e l’emulazione, possano sorgere nuove attività che contribuiscano a diversificare il nostro panorama industriale». Con questo spirito la Cna, consapevole della gravità della situazione, rinnova il suo appello per un intervento strutturato che possa mitigare gli effetti devastanti di queste perdite occupazionali.«È fondamentale promuovere incentivi per chi decide di avviare nuove imprese e, al contempo, sostenere la formazione e l’integrazione delle risorse umane che rischiano di rimanere fuori dal mercato del lavoro» suggeriscono il direttore e il segretario, i quali propongono la creazione di un vero e proprio ecosistema favorevole per le nuove imprese, con agevolazioni fiscali, formazione continua e incentivi per l’innovazione.« Solo con un impegno concreto e un piano strategico che coinvolga tutti gli attori del territorio, è possibile rispondere alle sfide di un mercato globale e restituire a Fabriano una prospettiva di crescita» concludono.

Dino Latini

Occorre una revisione del piano industriale della Beko. Lo indica con una mozione il presidente del Consiglio regionale delle Marche Dino Latini che sollecita la giunta ed il Presidente Acquaroli a individuare alternative per bloccare operazioni aziendali che sollevano inquietudini sul territorio con tagli occupazioni e cessazioni di stabilimenti “Le chiusure di stabilimenti e i conseguenti esuberi non riguardano solo la perdita di posti di lavoro, ma mettono a rischio anche la sostenibilità economica e sociale delle comunità locali”, dice Latini

Latini chiede con l’atto al presidente della Giunta Francesco Acquaroli di poter intervenire presso il Governo centrale “per negoziare una revisione del piano aziendale proposto dalla Beko Europe, affinché possa avvenire una salvaguardia dei posti di lavoro e delle attività produttive sul territorio..«Sarebbe importante – prosegue Latini – sensibilizzare il Governo centrale sulla realizzazione di ulteriori misure a supporto della produzione e dell’occupazione nel campo dell’elettrodomestico». Infine la richiesta da parte del presidente Latini di promuovere iniziative di sostegno accompagnamento regionale per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti nel processo di transizione, con particolare attenzione a misure di riqualificazione professionale e sostegno al reddito. La situazione alla Beko è sempre più grave, la multinazionale turca-americana ha infatti recentemente ufficializzato un piano di ridimensionamento della propria presenza in Italia, previsto per portare a ben 1.935 esuberi su un totale di 4.440 occupati, con la chiusura di stabilimenti storici, tra cui quello di Comunanza entro il 31/12/2025.«In particolare – riprende Latini – lo stabilimento marchigiano di Villa Pera sarà chiuso, con una rete di perdita occupazionale che comporterà 320 tagli netti, chiudendo le porte a un’industria che ha rappresentato un’importante fonte di lavoro per l’area». Il piano prevede anche “esuberi di 66 dipendenti nel sito di Melano (Fabriano) e solleva inquietudini sul futuro produttivo e occupazionale delle Marche, soprattutto in un contesto già fragile dal punto di vista economico.«Una situazione, quella della Beko, che interessa l’intero contesto regionale poiché – conclude Latini – le chiusure di stabilimenti e i conseguenti esuberi non riguardano solo la perdita di posti di lavoro, ma mettono a rischio anche la sostenibilità economica e sociale delle comunità locali, aggravando ulteriormente una crisi già fortemente presente nel settore».

Alessia Morani

«Sembra che il governo voglia mettere incentivi per il cambio degli elettrodomestici al 50%. Io credo che servirebbe almeno al 60% e con Isee inferiore a 30mila euro all’80%. L’incentivo deve valere almeno per 3 anni con premialita’ per le produzioni  che sostengono filiere italiane introducendo un massimale per prodotti (non catalogabili top di gamma). Va stabilito da subito un plafond annuale e contemporaneamente chiedere a Beko di aumentare gli investimenti». Così l’ex sottosegretario allo sviluppo economico Alessia Morani sulla crisi Beko. «A livello marchigiano possiamo promuovere accordi con i produttori di cucine e possiamo coinvolgere anche Umbria e Toscana per sinergie simili. I fondi possono essere stanziati dal Mimit e dal commissario per il terremoto, poiché non si tratterebbe di grandi cifre. Va fatto uno sforzo anche sulla produzione di energia rinnovabile: gli stabilimenti marchigiani potrebbero diventare un esempio di innovazione nazionale con i fondi per la transizione. Dobbiamo abbattere i costi dell’energia se vogliamo essere competitivi. Occorre rilanciare anche la battaglia per l’estensione della Zes nelle Marche. Non ho ancora capito cosa stiano aspettando Acquaroli e Meloni. Ora c’è anche Fitto che se vuole può darci una mano in questo senso.  Istituzioni, sindacati e associazioni datoriali si mettano attorno ad un tavolo e discutano di azioni concrete.  Noi siamo pronti a fare la nostra parte» conclude Morani

Andrea Castellani

La crisi di Beko, con oltre 400 posti di lavoro a rischio tra Fabriano e Comunanza, è l’ennesima ferita al tessuto industriale marchigiano, già provato da anni di difficoltà. Base Popolare Marche chiede interventi concreti per evitare che questa vicenda si aggiunga alle tante crisi irrisolte del nostro territorio. Andrea Castellani, fabrianese, Coordinatore di Base Popolare per la Provincia di Ancona sostiene che «non possiamo più accettare soluzioni di facciata o politiche meramente assistenzialistiche. A Fabriano conosciamo bene gli effetti devastanti delle crisi mal gestite, come dimostra il caso Antonio Merloni: 14 anni di cassa integrazione senza una vera strategia di rilancio industriale, con il risultato di posti di lavoro mai recuperati e capannoni vuoti».

Si rende dunque necessario, indica Castellani «Golden Power immediato per tutelare i lavoratori e le produzioni strategiche, come sono quelle manifatturiere che costituiscono le fondamenta dell’economia marchigiana. Un tavolo con aziende, sindacati e istituzioni non per negoziare gli ennesimi ammortizzatori sociali, ma per condividere un piano di reindustrializzazione sostenibile, con incentivi concreti all’innovazione.  Politiche regionali e nazionali che promuovano il rilancio del Made in Italy, con una visione strategica per lo sviluppo del territorio. Dobbiamo puntare su tecnologia e qualità, non sul fare concorrenza alle economie emergenti».

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