“Il lavoro è dignità e futuro per Fabriano”. Questa la scritta sullo striscione che i lavoratori della Beko Europe Fabriano, impiegati e operai, insieme alle sigle sindacali Fim-Fiom-Uil, il presidente del consiglio delle Marche Dino Latini, e alle autorità cittadine, hanno deciso di appendere questa mattina in piazza del Comune sul balcone dell’ex sede comunale. «Diciamo basta alla logica della speculazione e chiediamo supporto alle Istituzioni per obbligare l’azienda a modificare il piano industriale presentato», le parole dei dipendenti della newco costituita al 75% da Arcelik e al 25% da Whirlpool presenti al momento del posizionamento dello striscione. Quasi 400 esuberi tra operai (66 a Melano), impiegati e dirigenti (circa 300 tra ridimensionamento degli uffici regionali e chiusura dell’unità di Ricerca e Sviluppo) a Fabriano (Ancona); circa 320 a Comunanza (Ascoli Piceno) per la chiusura dello stabilimento entro il 2025, il peso sul territorio marchigiano del piano della Beko.
«Beko ha acquistato i marchi per gettare alle ortiche non solo la produzione, ma anche le competenze tecniche degli impiegati che pensano, creano, distribuiscono gli elettrodomestici da almeno 70 anni in Italia e nel mondo. Mantiene solo i marchi per commercializzarli e vivere dei nostri acquisti come consumatori», dichiarano dipendenti e sindacati di categoria che hanno pensato a questa iniziativa per mantenere alta l’attenzione sulla vertenza Beko per tutto il periodo natalizio, fino al prossimo incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy previsto per la seconda metà di gennaio 2025.
Ad intervenire anche Pierpaolo Pullini, componente della segreteria provinciale della Fiom, nonché responsabile sindacale per il distretto economico-produttivo di Fabriano. «Mentre la discussione verte sugli eventuali contenuti del golden power, su quanto potranno essere efficaci eventuali sanzioni o addirittura ipotetiche inibizioni nel caso non si arrivi ad un accordo sindacale, le fabbriche chiudono il 2024 e riapriranno il 2025 con una dissaturazione impressionante, neanche al 50% della loro capacità produttiva e, di conseguenza, con troppo personale in eccedenza», dichiara Pullini che pone l’accento anche sulle funzioni centrali che riguarda proprio Fabriano.
«Il centro di progettazione fabrianese si sta lentamente spegnendo in quanto i progetti in essere stanno mano a mano andando a essere completati e non ne vengono assegnati di nuovi. Sempre più persone sono senza lavoro assegnato e rischiano di vedere sparire la propria posizione. Questo sta a dimostrare l’inefficacia della linea istituzionale perché, nei fatti, i licenziamenti li stanno già preparando e rischiamo che inizieranno in maniera silenziosa, mentre la discussione sarà in atto». Per questo occorre che la Beko «ritiri il piano e ne presenti uno con più investimenti, più prodotti, più progetti e più prospettiva. Il Governo inizi finalmente a mettere in campo politiche industriali per la difesa e il rilancio dell’industria italiana», conclude.
(Redazione CA)
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