Sciopero di 8 ore per il mancato rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici: altissime le adesioni alla protesta nelle fabbriche del Fabrianese a partire dai lavoratori dallo stabilimento Beko che hanno aderito nella quasi totalità. Seconde le prime stime alla mobilitazione indetta dalle sigle nazionali si è registrata una adesione di oltre il 95% nei cinque presidi attivi nelle Marche, uno anche allo stabilimento Fincantieri di Ancona. Tra fumogeni e striscioni lo sciopero è iniziato dal primo turno di lavoro e al presidio è passata a salutre anche una cavallerizza con il suo equino. «Aumentare i salari e contrastare la precarietà per far ripartire l’economia! Ridurre l’orario di lavoro a parità di salario per ridurre gli esuberi nelle crisi- Le lavoratrici ed i lavoratori metalmeccanici dicono no – spiega Pierpaolo Pullini della Segreteria Fiom di Ancona – L’atteggiamento di Federmeccanica è arrogante e prepotente: presentare una contro piattaforma e non voler confrontarsi su quella votata dalle persone che lavorano, significa voler mettere in discussione l’esistenza stessa del Contratto nazionale».
La Fiom Cgil ritiene che sia necessario «difendere i salari e riconoscerne la difesa del potere di acquisto proprio per far ripartire il mercato interno, in costante contrazione da ormai quasi due anni, così come diventa fondamentale mettere degli argini alla precarietà del lavoro, che non permette alle persone di progettarsi un futuro. La riduzione di orario di lavoro diventa oggi più che mai uno strumento fondamentale anche per difendere i livelli occupazionali: lavorare meno e lavorare tutti, redistribuendo la produttività anche sotto forma di orario e non solo come dividendi agli azionisti ed ai manager. Potrebbe essere uno strumento straordinario anche per ridurre il numero di esuberi in una vertenza come quella della Beko e per difendere l’occupazione in un settore in crisi come quello dell’elettrodomestico, Ancora una volta le lavoratrici ed i lavoratori metalmeccanici sono pronti a farsi carico dei problemi del Paese, ad avanzare le proprie proposte e a difendere il Lavoro e la Democrazia».
Le parole d’ordine sono quindi salario, diritti e riduzione orario di lavoro «per una società più giusta e più equa, che riporti al centro la condizione di vita delle persone che lavorano e non solo gli interessi di fondi e azionisti, dentro logiche predatorie che vogliono il lavoro sempre più povero e precario» sottolinea Pullini.
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