E’ marchigiana la “mamma”
dell’intelligenza artificiale

STEM - Luigia Carlucci Aiello è nata a Cerreto D'Esi e ha studiato a Fabriano fino alla maturità per poi laurearsi a Pisa. Negli anni Settanta a Stanford ha iniziato a lavorare sull'idea di macchine capaci di parlare e pensare e negli anni Ottanta ha fondato alla sapienza un gruppo di lavoro sull'Ia. La sua storia è emblematica nella Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza. Il videomessaggio del Mur

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Luigia Carlucci Aiello

di Alessandra Pierini

E’ nata nelle colline marchigiane la “mamma dell’IA” in Italia. Stiamo parlando della scienziata Luigia Carlucci Aiello, oggi ambasciatrice dell’Università di Roma Sapienza, ha dedicato la sua vita all’informatica ed è stata una pioniera nello studio dell’intelligenza artificiale. Già negli anni Settanta a Stanford faceva parte di un gruppo guidato da John McCarthy che immaginava di far parlare e pensare le macchine. Nel 1982 alla facoltà di Ingegneria della Sapienza ha fondato un gruppo di ricerca sull’Intelligenza artificiale. Parliamo di ben 43 anni fa, quando per la maggior parte dell’umanità l’intelligenza artificiale era una componente dei film di fantascienza e immaginare macchine pensanti per i più era semplicemente fantasia sfrenata.
Andiamo con ordine. Luigia Carlucci è nata a Cerreto D’Esi. Ha vissuto e studiato a Fabriano, dove ha conseguito la Maturità nel 1964 al liceo classico Francesco Stelluti. Nell’autunno del 1964 si è iscritta al corso di laurea in matematica dell’Università di Pisa ed è stata ammessa alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Nell’ottobre del 1968 si è laureata in matematica applicata (indirizzo calcolatori) all’Università di Pisa e ha conseguito il diploma della Scuola Normale Superiore.

Durante gli studi universitari ha iniziato la collaborazione con l’Istituto di Elaborazione dell’Informazione del Cnr di Pisa, dove è diventata ricercatrice nel luglio del 1970. In congedo dal Cnr negli anni settanta ha passato due periodi alla Stanford University, come “visiting scholar” al Sail (Stanford Artificial Intelligence Laboratory) diretto da John McCarthy. Al SAIL ha lavorato nel “Formal Reasoning Group”: dal gennaio 1973 al settembre 1974 e dal gennaio 1979 al settembre 1980. Rientrata in Italia, dove aveva vinto un concorso a cattedra, ha lasciato il Cnr e Pisa e, nell’anno accademico 1981-82, ha preso servizio nel ruolo dei professori ordinari nella Facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche, dove ha insegnato Tecniche di programmazione.

Dall’anno accademico 1982-83 si è trasferita alla Facoltà di Ingegneria della Sapienza Università di Roma, afferendo al Dipartimento di informatica e sistemistica, dove ha creato un gruppo di ricerca in intelligenza artificiale, studiando come rappresentare e automatizzare il ragionamento. In particolare, ha esplorato come rendere le deduzioni più efficienti e i sistemi più espressivi, dotandoli di capacità di introspezione e di ragionamento sulla conoscenza, anche in contesti con più agenti. Ha approfondito l’uso di alcune logiche per gestire situazioni di conoscenza incompleta. Inoltre, ha applicato l’Intelligenza Artificiale alla creazione di sistemi intelligenti e strumenti per l’apprendimento, lavorando anche su robotica cognitiva e sicurezza informatica. Ha insegnato Programmazione dei calcolatori elettronici e dal 1991 è titolare della cattedra di intelligenza artificiale. Alla Sapienza ha ricoperto vari incarichi, tra cui direttrice del Dipartimento di informatica e sistemistica (2006-2010) e prima preside della neocostituita Facoltà di Ingegneria dell’Informazione, Informatica e Statistica (2010-2013).
Dal giugno 2015 è in quiescenza.

artificial-intelligence-3382507_1280-1024x682Raccontiamo la sua storia oggi, nella Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. Questa ricorrenza compie 10 anni, ma c’è ancora molto da fare perché sono ancora poche le ragazze che scelgono di studiare le materie scientifiche e, fra le ricercatrici, poche riescono a fare carriera. In Italia, le ragazze tra i 25 e i 34 anni con una laurea nelle materie Stem, sono solo il 16,8%: meno della metà dei ragazzi, che arrivano al 37%, secondo il dato riportato da Save the Children sulla base del rapporto Istat 2024. Ostacoli e stereotipi si riflettono inevitabilmente anche sul mondo del lavoro: tra i laureati Stem di 25-64 anni, lo svantaggio delle donne rispetto agli uomini nei ritorni occupazionali è molto ampio, e a pagare il prezzo più alto sono coloro che lavorano nell’informatica, nell’ingegneria e nell’architettura.
In questa giornata arriva anche un un appello rivolto a tutte le studentesse perché valutino la scelta, per il proprio futuro, delle discipline Stem, cioè scienza, tecnologia, ingegneria e matematica: è #ScegliStem, l’hashtag della campagna social promossa dal Ministero dell’Università e della Ricerca insieme a diversi enti di ricerca e università con l’obiettivo di sensibilizzare e stimolare l’interesse, un incoraggiamento a seguire le proprie passioni, inclinazioni e abilità con coraggio e determinazione.

In occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, il Mur ha pubblicato in un video le testimonianze e le esperienze di tante giovani ricercatrici italiane, che hanno compiuto una scelta che è una sfida, per poter capire come funziona il mondo e l’universo e per comprendere misteri ancora irrisolti.

 

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