Acqua, il grido della piazza
mette all’angolo la politica:
«Il servizio deve restare pubblico»

MACERATA - Sciopero di lavoratori, sindacati, associazioni e cittadini che hanno protestato per lo stallo sulla questione dell'affidamento del servizio idrico in provincia. La scadenza del 30 giugno è imminente e ancora manca una soluzione. Nelle partecipate l'adesione ha toccato punte dell'80%. Una mobilitazione massiccia per chiedere una proroga immediata, convocare subito l’assemblea dell’Aato3 e accelerare la decisione

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Lo sciopero di stamattina in piazza Cesare Battisti

di Mauro Giustozzi (foto Fabio Falcioni)

Sindacati, delegazioni delle rsu aziendali, associazioni a tutela dei cittadini e tanti maceratesi stamattina sono scesi in piazza Cesare Battisti per ribadire che l’acqua bene pubblico tale deve restare. Nella giornata di sciopero proclamato nelle aziende coinvolte, che ha toccato punte dell’80%, è rimbalzato un forte no al passaggio al privato della gestione del servizio idrico. Una mobilitazione massiccia per chiedere una proroga immediata alle scadenze delle concessioni, convocare subito l’assemblea dell’Aato3, accelerare la decisione sul gestore unico mantenendo il servizio idrico in house in mano pubblica e sbarrare la strada all’ingresso del privato che avrebbe ricadute gravi per lavoratori e cittadini.

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«E’ una storia infinita che parte da lontano – ha detto Giuliano Caracini segretario regionale Femca Cisl– questa situazione si protrae da anni, c’era da trovare una soluzione, il tempo c’è stato purtroppo siamo giunti a fine febbraio senza che la politica abbia fatto un atto concreto a quella che dovrebbe essere la definizione di un gestore unico. Quindi questo sciopero serve per spronare la politica tutta a trovare delle soluzioni affinché non si vada a rischio privatizzazione e quindi quello che si porta dietro questa scelta». Nelle sette aziende che operano in Aato 3 lavorano 500 dipendenti diretti più quelli dell’indotto che servono una popolazione di 330mila utenti per un fatturato annuo complessivo di oltre 65 milioni di euro: la scadenza delle concessioni è oramai arrivata, il 30 giugno 2025 per Astea ed Acquambiente ed il 31 dicembre 2025 per le altre cinque società partecipate.

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«E’ una mobilitazione che dura da oltre un anno e mezzo –afferma Andrea Coppari della Filcam Cgil Macerata –i lavoratori e le lavoratrici del settore sono esasperati da una situazione che continua a non avere risposte dalla politica. Oggi siamo in questa piazza in massa, con un’altissima partecipazione in tutte le aziende della provincia, per chiedere a chi deve decidere, quindi non ai propri datori di lavoro, ma alla classe politica del territorio di assumersi definitivamente la responsabilità di individuare un gestore unico che garantisca il controllo pubblico, le tutele occupazionali, la piena e completa tutela dei posti di lavoro e delle condizioni di chi ogni giorno opera nei territori nell’Aato 3 per garantire alla cittadinanza un servizio pubblico puntuale e di qualità».

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Sergio Crucianelli responsabile Uil Macerata ha ribadito che «con questa giornata di sciopero e questa piazza vogliamo scongiurare che la gestione del servizio idrico finisca in mani private perché questa sarebbe una sconfitta per il territorio. La gestione pubblica assicura un servizio, la qualità dell’acqua erogata, la manutenzione e gli investimenti sulle condutture che hanno bisogno di essere rinnovate. Il profitto che deriva dal servizio idrico resta nel territorio e viene reinvestito per il territorio». Preoccupazione forte nei lavoratori delle aziende che hanno srotolato striscioni e slogan per chiedere che il servizio idrico resti pubblico.

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Massimo Candria

«La concessione che scadeva si sapeva da anni, è stato un continuo procrastinare delle decisioni che ci ha portato a questo punto  –ha affermato Massimo Candria, dipendente Apm– con la prima scadenza già a giugno che riguarderà l’Astea ed a dicembre tutte le altre società partecipate. Noi chiediamo che venga accelerato l’iter per poter permettere una proroga a questa scadenza per dare continuità del servizio. Siamo preoccupati a livello di lavoratori, in quanto non sapendo che strada verrà presa anche noi viviamo nell’incertezza, in particolare se le varie aziende verranno cedute a privati ci potrebbe essere una ricaduta sui posti e sull’occupazione. La tensione nelle aziende è palpabile, chiediamo risposte nel più breve tempo possibile».

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Roberto Luchetti

Mentre Roberto Luchetti lavoratore Assem San Severino ha rimarcato come «viviamo in maniera tragica questa situazione perché l’acqua è un bene di tutti, un bene pubblico che va mantenuto in questo ambito sia da parte dei gestori che fanno un lavoro importante e costante, in particolare nei pronto intervento. Questa situazione di incertezza e di non sapere cosa accadrà in futuro, che va avanti da moltissimi mesi, non ci fa stare tranquilli come lavoratori: il rischio che ci siano ricadute in questo ambito è pesante per noi e di riflesso per i cittadini che siamo anche noi del resto, per cui scioperiamo per dire che l’acqua deve restare un bene pubblico».

Sindacati che avevano chiesto nella giornata di sciopero un incontro con il presidente della Provincia che però non c’è stato per, è stato comunicato dall’ente, impegni fuori sede di Sandro Parcaroli.

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Infine Massimo Rossi del Coordinamento marchigiano dei movimenti per l’acqua bene comune ha sottolineato come «è ora di smetterla di riempirsi la bocca sul tema acqua pubblica, quello che noi lamentiamo è che non si è andati oltre questo slogan. Per mantenere l’acqua pubblica devono realizzarsi due condizioni: che ci sia una vera unificazione delle attuali società e poi che il privato non debba essere dentro la società, cosa che prevede la legge. O si passa dalle parole ai fatti realizzando queste due condizioni scritte nero si bianco su una delibera Ato del 2015 oppure si continua a strumentalizzare i problemi chi per un motivo e chi per un altro e ne pagheranno le conseguenze i lavoratori che subiranno ristrutturazioni, licenziamenti, sfruttamento e precarietà. Le prime dieci gestioni dell’idrico dove si paga di più in Italia, è un dato statistico, sono tutte gestioni dove c’è di mezzo il privato: le dieci gestioni dove l’acqua si paga di meno, in otto casi sono pubbliche».

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Allo sciopero anche il segretario provinciale del Pd Angelo Sciapichetti

 

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