Vertenza Beko, nuovo vertice al Mimit:
«Nessun passo in avanti
sulla ricerca e sullo sviluppo»

FABRIANO - Oggi è stato annunciato per il settore impiegatizio il recupero di venti postazioni nelle funzioni regionali passando da 295 a 275 esuberi ma «a fronte di una conferma degli investimenti, sarà necessario che al prossimo incontro l'azienda entri più nel dettaglio dei prodotti che saranno posizionati nello stabilimento di Melano e sulle innovazioni di processo» osserva Pierpaolo Pullini (Fiom Ancona)

L’incontro di oggi al Mimit per la vertenza Beko

 

Ci sono ancora molti problemi da risolvere per provare a raggiungere un accordo per Beko. E’ questa la posizione di Fim, Fiom, Uilm e Uglm dopo il nuovo vertice svolto questa mattina al Mimit. «Sono inaccettabili gli esuberi fra gli impiegati, il Governo si impegna a intervenire sulla proprietà. Nell’incontro tenutosi oggi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Beko ha dichiarato di aver dato un incarico a Sernet per la ricerca di un investitore a Siena; il Governo invece non si è detto ancora pronto ad acquisire lo stabilimento, pur comunicando di essere avanti nel percorso. Per noi è fondamentale non solo costruire un percorso credibile di reindustrializzazione, ma anche garantire la continuità occupazionale» scrivono le sigle sindacli in un comunicato a firma congiunta.

Sulla questione degli impiegati sono state recuperate appena venti postazioni nelle funzioni regionali passando da 295 a 275 esuberi, mentre sulla ricerca e sviluppo non è stato fatto alcun passo in avanti. «Resta quindi un forte dissenso, che abbiamo chiesto sia oggetto di un intervento da parte del Governo verso la casa madre. Il Governo si è impegnato ad intervenire anche presso la casa madre. – evidenziano i sindacati – Per quanto concerne le questioni ancora aperte sugli altri stabilimenti, è ancora in valutazione la assegnazione a Comunanza di una nuova produzione; a Cassinetta c’è l’impegno a mantenere l’attuale assetto produttivo sul freddo, benché in futuro non si possano purtroppo escludere sovrapposizioni fra le varie gamme del gruppo, mentre sulla cottura è in studio un nuovo prodotto. Infine si è iniziato a discutere anche degli strumenti da utilizzare. Come sindacato abbiamo chiesto di ricorrere ad ammortizzatori sociali conservativi e ad altre opzioni volontarie come il part time, nonché ad uscite incentivate finalizzate alla pensione o comunque volontarie, utili in ogni modo a scongiurare i licenziamenti unilaterali. Abbiamo ricevuto una disponibilità di principio da parte aziendale, benché sia ancora tutto da verificare il percorso effettivamente praticabile».

La situazione della trattativa è nel complesso molto difficile. Per poter davvero sperare in un’intesa che scongiuri i licenziamenti, «abbiamo la necessità di chiarire gli assetti produttivi, di risolvere il problema della priorità del sito di Siena e più in generale di avviare un credibile processo di reindustrializzazione, di ridurre il numero di esuberi fra gli operai e gli impiegati, nonché di pattuire strumenti concreti di tutela. Speriamo di ricevere le prime risposte al prossimo incontro del 25 marzo» concludono Fim, Fiom, Uilm e Uglm.

«In merito a Fabriano, a fronte di una conferma degli investimenti, sarà necessario che al prossimo incontro l’azienda entri più nel dettaglio dei prodotti che saranno posizionati nello stabilimento di Melano e sulle innovazioni di processo – fa osservare Pierpaolo Pullini (Fiom Ancona) -Ad oggi vediamo solo un aumento della cassaintegrazione: adesso è il momento di rendere tutto credibile anche in prospettiva, se davvero si vuole fare un accordo che ad oggi vediamo molto difficile. E’ insufficiente l’ulteriore aggiustamento nei numeri degli esuberi che nei fatti non cambia niente. L’azienda conferma tutti i numeri su ricerca e sviluppo e questo non è accettabile».

 

Fabriano sta vivendo un altro terremoto, questa volta sociale ed economico ma dagli effetti potenzialmente devastanti. «Le crisi Beko e Fedrigoni hanno un impatto importante sulla città. Oggi dal Ministero delle Imprese non sono arrivati segnali confortanti sulla vertenza Beko, l’azienda non sembra recedere rispetto al numero di lavoratori in esubero che sono stati annunciati settimane fa. Ciò che ha maggiormente ferito Fabriano in questi giorni è stato apprendere che il gruppo Fedrigoni, dopo aver chiuso lo scorso dicembre la società Giano 1264 lasciando a casa decine di lavoratori, motivando la scelta con la perdita di profitto ingenerata dalla produzione di carta da ufficio, ha poi concesso l’uso del marchio Fabriano per far produrre la medesima carta ad una società tedesca, che, evidentemente, da tale produzione i profitti li ricava. – commenta il sindaco Daniela Ghergo – Non siamo disponibili a subire le conseguenze di scelte scellerate che avvengono a vantaggio di imprese straniere senza che le istituzioni governative e regionali siano state finora in grado di porre argini o condizioni. Confidiamo che riusciranno a gestire queste vicende nell’interesse dei nostri lavoratori e dei nostri territori».

Il sindaco di Fabriano mette in evidenza come «in momenti cruciali come quelli che stiamo vivendo serve una grande unità e compattezza, da parte di tutti. Serve un patto sociale di tutte le forze produttive, economiche e sociali del territorio in cui ciascuna dia il proprio contributo per risollevare un distretto industriale che ha in sé competenze e potenzialità per riprendersi e tornare ad essere la locomotiva industriale delle aree interne e della regione».

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