Anna Menghi, consigliera regionale della Lega
di Luca Patrassi
In attesa che nei dintorni (Osimo) brilli la primavera ricciana – il candidato governatore in pectore del centrosinistra alle regionali ha fissato per venerdì la convention di presentazione – a farsi sentire è la consigliera regionale della Lega Anna Menghi che muove un attacco appunto a Matteo Ricci partendo dall’incontro fatto da quest’ultimo a Pollenza.
L’accusa di partenza: «Le recenti dichiarazioni di Matteo Ricci sembrano far parte di uno di quei copioni costruiti per raccogliere consensi e non per avviare un confronto serio e approfondito sui problemi reali dei nostri territori.
Anche Ricci, come qualche suo collega di partito nelle settimane passate, commette l’errore di affrontare con superficialità temi che invece richiederebbero un’analisi più complessa e responsabile. Ma soprattutto commette l’errore di giudicare il presente senza considerare che esso è conseguenza di scelte maturate in un tempo in cui l’attuale maggioranza era all’opposizione. Quando, cioè, erano il centrosinistra e il suo stesso partito a governare la Regione con decisioni ed indirizzi politici molto precisi».
Si parte dalle criticità della sanità. «E’ facile lanciare accuse generiche per sollecitare il malcontento della gente su questioni che vanno ben oltre il piano politico sul quale siamo oggi a confrontarci. Affermare che “le liste di attesa sono troppo lunghe” o che “mancano i medici di base e la mobilità passiva è aumentata” sono frasi generiche che trovano tutti d’accordo, ma che, come Ricci sa, non dipendono certo dall’operato di questa amministrazione regionale, la quale, anzi, ha dovuto porvi mano per invertire una tendenza che era già in atto quando si è insediata».
Matteo Ricci a Pollenza (primo da sinistra)
La ricostruzione proposta dalla Menghi: «Le liste d’attesa nella sanità pubblica sono un problema storico. Se ne parla almeno dagli anni ’80, quando il Ssn ha iniziato a mostrare difficoltà nel rispondere alla crescente domanda di prestazioni sanitarie. Negli anni 2000, con la crisi economica e i tagli alla spesa sanitaria, la situazione è peggiorata ulteriormente. Durante la pandemia di Covid-19 le liste sono esplose a causa del sovraccarico degli ospedali. Voglio dire che il problema non lo ha creato l’attuale maggioranza, ma è presistente ad essa, tanto che, durante il mandato di Luca Ceriscioli (Pd) come presidente della Regione (2015-2020) il problema delle liste d’attesa ha rappresentato una sfida importante».
Le azioni del centrodestra secondo l’esponente della Lega: «L’attuale maggioranza di centrodestra nel 2024 ha approvato il “Piano Operativo Regionale per il recupero e il miglioramento delle liste d’attesa per prestazioni ambulatoriali, ricoveri e screening”, con uno stanziamento di oltre 13 milioni di euro. Di questi, circa il 65% è destinato ai servizi specialistici ambulatoriali e diagnostici, mentre il restante 35% è rivolto agli interventi chirurgici. Sempre nel 2024 sono state installate 45 nuove apparecchiature sanitarie di ultima generazione negli ospedali marchigiani, tra cui Tac, risonanze magnetiche e acceleratori lineari. Le iniziative sono state tante, ma dobbiamo tenere conto della carenza di personale sanitario. Quest’ultimo è un problema enorme, che rischia di vanificare tutti gli investimenti fatti. Ricci dovrebbe sapere che non è certo colpa del centrodestra se a livello nazionale il personale sanitario è carente. Questo enorme problema è dovuto a scelte politiche prese nei decenni passati oltre che a fattori strutturali e demografici che non bastano certo quattro chiacchiere al bar (o dovrei dire a cena) a risolvere».
La programmazione del fabbisogno dei medici: «Voglio ricordare a Ricci che per decenni i governi italiani hanno mantenuto un numero chiuso per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e per le Scuole di Specializzazioni, basandosi su stime errate del fabbisogno futuro. La Lega da anni si batte per l’abolizione del numero chiuso, proponendo soluzioni concrete per formare più medici e infermieri. Al contrario mi risulta che il Pd abbia sempre mostrato una posizione critica su questo tema, opponendosi all’idea di una liberalizzazione dell’accesso alle suddette facoltà. Se Ricci vuole davvero fare il bene dei cittadini di questa regione dovrebbe dirci cosa farebbe lui, nel concreto, per invertire questa tendenza e spiegarci magari perché il suo partito continua ad ostacolare una soluzione strutturale invece di limitarsi a polemizzare. Lo dico perché, in definitiva, gli slogan da campagna elettorale non hanno mai risolto i problemi veri del nostro Paese».
Il problema della mobilità passiva: «Non possiamo far finta che la mobilità passiva sia un problema nato negli ultimi cinque anni. È un fenomeno che esiste da sempre nelle Marche ed è il frutto di una programmazione sanitaria che per decenni non ha mai puntato a costruire veri poli d’eccellenza. La domanda vera che dovremmo farci è: chi ha governato per 25 anni la sanità marchigiana? Se oggi essa non attrae è perché per decenni non si è investito in specializzazione e innovazione. Il centrodestra ha iniziato a cambiare le cose. È ovvio che non si può invertire un trend ventennale in pochi anni, ma stiamo lavorando per dare alle Marche una sanità più forte ed attrattiva».
La replica sul fronte della carenza dei servizi psichiatrici: «Ricci ha anche accusato questa amministrazione di non aver avuto attenzione nei confronti del tema della salute mentale, che, a suo dire, riguarderebbe sempre di più i giovani. Premesso che il tema della salute mentale riguarda tutti, non solo i giovani, e che è un problema sociale diffuso, verso il quale occorre muoversi a diversi livelli, voglio dire a Ricci che l’attuale amministrazione di centrodestra, guidata da Francesco Acquaroli, dal 2020 ad oggi ha intrapreso diverse iniziative per promuovere la salute mentale tra i giovani. Una delle principali è stata la firma del Protocollo d’Intesa “Le Scuole che Promuovono Salute”, avvenuta nel marzo 2023, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale. L’obiettivo di questa amministrazione è sempre stato quello di creare ambienti scolastici che favoriscano il benessere degli studenti, affrontando temi come la prevenzione delle dipendenze, la promozione di stili di vita sani e il supporto psicologico. Inoltre, sempre sul fronte del disagio, la Regione ha adottato il Piano Regionale della Prevenzione 2021-2025, che include programmi specifici rivolti proprio alla promozione della salute mentale tra i giovani. Tutta una serie di iniziative che riflettono il contrario di quanto Ricci ha detto».
I trentamila euro annunciati da Ricci per le coppie che sceglieranno di vivere nel cratere non trovano il consenso di Anna Menghi: «A Pollenza Ricci ha anche affrontato il tema delle aree interne, sostenendo che occorra fare di più per invertire il trend dello spopolamento e investire sui giovani perché decidano di vivere e lavorare lì. Il suo annuncio di voler destinare 30mila euro a chi sceglierà di abitare nell’entroterra mi è sembrato un tantino demagogico e poco realistico. Pensare che basti un incentivo economico per convincere le persone a trasferirsi in un luogo significa non aver compreso la complessità del problema dello spopolamento e forse, il senso stesso della vita. Davvero si può credere che una persona sia disposta a vivere in un posto piuttosto che un altro per soldi? La verità, Ricci, è che le persone scelgono dove vivere sulla base di un legame, di un’opportunità concreta di realizzazione personale, di un progetto di vita e familiare. Se davvero vogliamo ripopolare le aree interne dobbiamo renderle attrattive in modo autentico, investendo, oltre che su lavoro, servizi, infrastrutture, su una narrazione nuova e positiva di quei territori. Perché non è una questione di soldi, ma di futuro. Per fortuna, da quando Guido Castelli è diventato Commissario straordinario per la ricostruzione il trend è cambiato. Intanto perché la ricostruzione, dopo anni di caos e paralisi, è finalmente partita. E poi perché Castelli, conoscendo bene quei luoghi, ha già avviato iniziative volte a riedificare le comunità ferite dal sisma».
L’esodo forzato dopo il sisma: «Nel 2016 in seguito al terremoto, l’amministrazione regionale dell’epoca, di centrosinistra, decise di trasferire molte persone dalle zone colpite verso la costa. Quella scelta, seppur dettata dall’emergenza, ha avuto conseguenze enormi sullo spopolamento di quelle aree. Allontanare le comunità dai propri territori ha reso più difficile il ritorno e la ricostruzione del tessuto sociale locale. E c’è una cosa che colpisce: all’epoca fu Luca Ceriscioli, in qualità di Presidente della Regione, a prendere certe decisioni. Lui, ex sindaco di Pesaro, forse non conosceva così bene quei luoghi, altrimenti avrebbe fatto scelte diverse, più calate nella realtà di certe comunità. Ora, con tutto il rispetto, conoscere l’entroterra non significa solo sapere dove si trovano i paesi sulla cartina geografica, ma capirne le tradizioni, i valori, il tessuto sociale ed economico. Oso dire, sebbene in politica i sentimenti siano in disuso, che occorre amarli e valorizzarli per ciò che di unico rappresentano, non considerarli un problema da risolvere. Ecco perché oggi la ricostruzione è davvero partita sotto Guido Castelli. Perché lui quelle aree le conosce profondamente, le ha vissute, le ha amministrate. E fa sorridere che la soluzione al problema allo spopolamento di quelle aree la proponga ancora una volta un ex sindaco di Pesaro».
L’affondo finale: «Caro Ricci, le politiche per questi territori non si possono scrivere a tavolino: bisogna esserci, bisogna viverli, bisogna capirli. L’attuale amministrazione regionale ha dimostrato un impegno concreto verso le aree interne, affrontando le sfide della ricostruzione e promuovendo seriamente iniziative per lo sviluppo. Comprendo che, nell’ambito di una dialettica democratica, ogni forza politica porti avanti la propria visione rispetto al futuro dei territori che intende amministrare. Quello che però non posso accettare è un confronto basato su argomentazioni deboli. Se vogliamo davvero fare il bene dell’Italia occorre che le forze politiche si confrontino rispettosamente, dando valore ai fatti e alla verità. Ho fiducia che Matteo Ricci, dopo tanti anni di politica attiva e ruoli di primo piano ricoperti al fianco della stessa classe dirigente che ha governato questa nostra regione per decenni, sappia essere più innovativo nelle sue proposte. Se c’è qualcosa di nuovo oggi nelle Marche è il gran lavoro fatto per superare certi immobilismi e dare risposte concrete ai cittadini, anche nei territori più lontani dal suo ambito di riferimento».
«Acquaroli aveva promesso mari e monti sul tema della sanità, invece è soltanto peggiorata»
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