I carabinieri Forestali impegnati in un prelievo
Inquinamento del fiume Esino con liquami e digestato: tre impianti biogas sequestrati in provincia di Ancona, oltre ad un allevamento di bovini (con sede legale a Corridonia). Otto le persone indagate e 4 società di cui 3 con sede nel Maceratese. Le contestazioni, a vario titolo, vanno da quelle legate a reati ambientali, all’illecita gestione di rifiuti alla corruzione. Per quest’ultima contestazione è indagato un 39enne settempedano. Secondo le indagini della Dda di Ancona, che ha coordinato le attività condotte dal Nipaaf dorico con il supporto dei carabinieri Forestali, il 39enne, funzionario della Regione, avrebbe rilasciato un provvedimento per trasformare un impianto a biogas in provincia di Ancona in impianto a biometano senza avere il parere preventivo dell’Arpam, in cambio gli sarebbero stati promessi beni o denaro.
Da qui la contestazione di corruzione per il funzionario, residente a Falconara e che si occupa delle autorizzazioni ambientali della Regione. A chiedergli il rilascio della documentazione, stando alle indagini svolte dai carabinieri Forestali, un 81enne di Morrovalle che è indagato come amministratore formale della società che gestisce un allevamento di bovini (che si trova in provincia di Ancona) e amministratore di due società che sono riconducibili ad un impianto a biogas (che rientra tra i tre sequestrati in provincia di Ancona). Una di queste due società è proprietaria di quella che gestisce l’impianto. Oggi è stata anche perquisita la sede legale dell’allevamento, che si trova a Sarrocciano, nel comune di Corridonia. Gli altri indagati sono un responsabile tecnico di un impianto a biogas, 42 anni, residente ad Ascoli, un responsabile tecnico dell’allevamento di Bovini, un 53enne di Treviso, un 70enne di Polverigi e un 55enne di Campobasso, entrambi titolari di un impianto biogas a Polverigi, un 80enne di Morrovalle che risulta proprietario amministratore di fatto dell’allevamento di Morrovalle, e un romano che risulta socio della società che ha la proprietà del biogas il cui amministratore formale è l’81enne di Morrovalle. In sostanza oltre al funzionario sette persone tra imprenditori, amministratori e tecnici.
Oltre alla contestazione di corruzione, al centro dell’indagine c’è la gestione illecita, nel giro di 4 mesi, di oltre 3.800 tonnellate di liquami e digestato. I rifiuti, costituiti principalmente da liquame bovino e residui della produzione di biogas, sarebbero stati sversati in torrenti affluenti del fiume Esino, causando la morte della fauna ittica per anossia e contaminando le acque potabili utilizzate in alcune aree rurali della regione.L’indagine ha inoltre rivelato che l’allevamento sequestrato, quello che ha sede legale a Sarrocciano, ospitava circa 500 bovini, a fronte di un’autorizzazione per soli 300 capi. Gli animali erano costretti a vivere in condizioni igienico-sanitarie precarie – sostengono gli inquirenti -, a causa dell’enorme accumulo di letame non smaltito e dell’assenza di adeguate misure di gestione dei rifiuti organici. I gestori avrebbero smaltito illegalmente i liquami miscelandoli a digestato o scaricandoli in vasche dismesse per poi disperderli nei campi tramite pompe meccaniche, aumentando così l’inquinamento del suolo e delle falde acquifere. Oggi le perquisizioni hanno riguardato sia le sedi delle società coinvolte, tre delle quali si trovano nella provincia di Macerata e una in quella di Ancona. È stata inoltre perquisita un’azienda in provincia di Ascoli di proprietà di un consulente tecnico che avrebbe fornito assistenza operativa agli impianti sequestrati.
Avviati accertamenti sulla qualità dell’acqua nella vallata, dove dal 2013 è stato registrato un aumento preoccupante dei livelli di nitrati. Le analisi condotte dall’Arpam di Ancona hanno rilevato una contaminazione crescente in un pozzo situato vicino ai corsi d’acqua inquinati, che ha portato alla dichiarazione di non potabilità. L’operazione, supportata anche dal Nucleo carabinieri Elicotteri di Pescara, rappresenta un duro colpo alle attività illecite che minacciano l’ambiente e la salute pubblica. Le indagini proseguono per accertare eventuali ulteriori responsabilità e il coinvolgimento di altre figure nel traffico illecito di rifiuti e nella gestione irregolare degli impianti produttivi.
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