«Per costruire una visione
di cultura diffusa servono spazi,
servizi e risorse. Basta precari»

LA LETTERA – Lo suggerisce al candidato governatore del centrosinistra Matteo Ricci, Andrea Raschia, ex sindacalista della Cgil, che ha partecipato con lui all’incontro a tema organizzato al Museo Omero

Andrea Raschia

 

Sabato scorso si è svolta al museo tattile Omero di Ancona un iniziativa sul tema della Cultura alla quale ha preso parte anche Matteo Ricci (Pd), il candidato governatore delle Marche per la coalizione di centrosinistra. A lui Andrea Raschia, ex sindacalista della Cgil, ha scritto un lettera aperta.

Il tempo per gli interventi, sempre tiranno, non ha consentito una completa esposizione delle considerazioni da sollevare. Ecco, dunque, l’impegno di scrivere al candidato… Parlare di cultura oggi, al tempo del caos, può risultare ardua impresa. Appare decisamente più conveniente rivolgersi alla pancia del paese, accarezzando i peggiori istinti dell’animo umano, degli individui. Motivo in più per rimarcare la scelta promossa da liste civiche -“Diamoci del Noi”, “Macerata Bene Comune”, “Fermo, La Città che Vogliamo”- di portare all’attenzione generale la condizione della cultura nelle Marche. Azione meritoria. Atto coraggioso.

E il fatto che il possibile candidato delle forze di centrosinistra, e di quanti guardano con fiducia ad un rinnovamento della politica, decida di muovere i primi passi di una campagna che si preannuncia così difficile, partendo da qui, è certamente un buon viatico. Si deve però sapere del cammino assai impegnativo: cartina di tornasole di una volontà vera di dare un taglio netto e deciso col passato. Un passato ricco di esperienze -purtroppo- incaricate di presentare sempre la medesima triste realtà, a prescindere dagli attori di volta in volta al governo. Innanzitutto costruire una visione di cultura diffusa, non per pochi privilegiati, capace di realizzare gli indirizzi della Costituzione: patrimonio generale per migliorare condizioni di conoscenza ed incrementarne la fruizione pubblica.

A tale scopo occorre mettere a disposizione spazi adeguati. L’Istituto Storia Marche è chiuso da anni e rischia destinazioni fuori dal capoluogo. Condizione non dissimile da quella di altre realtà: Istituto Gramsci Marche, Associazione Mazziniana Italiani Marche, Associazione Città Futura. Che fine ha fatto il progetto del Polo unico pensato per valorizzare le eccellenze culturali della nostra Regione? “Smarrimenti” della giunta Acquaroli? Un progetto avviato da risoluzioni unanimi del Consiglio regionale per destinare l’immobile di via Cialdini, appositamente ristrutturato, con la concessione di locali da adibire al “Centro Storico e Culturale Marchigiano”. Il tutto al fine di valorizzare l’immenso patrimonio del ‘900 per una gestione sinergica offrendo un luogo di incontro, studio e divulgazione.

Servono spazi, servizi, risorse dedicate. Nello stesso tempo deve essere nondimeno affermata piena dignità di quanti rappresentano e fanno vivere quotidianamente la Cultura. Un settore produttivo con migliaia di addetti privo di Ccnl-quello esistente di fatto ignorato-, senza categorie né profili professionali coerenti. Il contratto di settore, Federculture, viene applicato solo da una minoranza di imprese pubbliche e private. Lo stesso Ministero della cultura applica alla sua società in house il contratto del commercio…

Un mare di precari senza diritti e con salari largamente inadeguati. Una realtà deprimente segnata dal sistema degli appalti. La logica che lo presiede è nota: maggior ribasso che finisce per penalizzare, con le attività, il Lavoro e le Persone. È lo specchio di un costume, di un modello che continua a produrre guasti per la società, accrescendo disuguaglianze e gonfiando a dismisura l’area della povertà. Non poteva esser scelta sede migliore per ospitare l’iniziativa. Il Museo tattile Omero, nato dagli sforzi del professor Aldo Grassini, anima cuore e cervello di un luogo del sapere ove gli operatori sono accumunati da un unico doloroso destino: rapporti di lavoro precarizzati!

Definirsi “diversi da quelli di prima”, come ha dichiarato Matteo Ricci, intenzionati seriamente a costruire un Progetto altro richiede, pertanto, forte discontinuità. Può essere un progetto entusiasmante, certo, a condizione che lo si costruisca assieme, a più mani e voci, per garantire il necessario consenso, e soprattutto capacità e volontà per scardinare un solido sistema di potere. Con ramificazioni estese. Il discrimine, perciò, è il Programma con alleanze in grado di tener insieme le forze del cambiamento, democratiche e di sinistra. Un Programma per indicare l’inequivocabile e diversa direzione di marcia.

Si fa sul serio! Ecco il messaggio. Al centro del progetto le persone e il fermo proposito di migliorare la qualità della loro vita. In ogni aspetto. Un concetto diverso di Lavoro, un altro modello! Anche di vita democratica: torna un’autentica partecipazione. Si pone un freno all’appetito dei partiti e ai loro interessi di bottega. Un’altra Italia deve governare!

Sono giorni in cui si parla dei luoghi in cui è nata la democrazia e il desiderio di libertà per tutti. Ho pensato ai costruttori col sogno di un’Europa di Pace, ai Padri costituzionali. Dobbiamo tornare a quel costume. Le liste da costruire dovranno avere quella cifra. Per fortuna sono tante le brave e stimabili persone. Disponiamo di grandi risorse. Scegliamo soggetti che siano espressione naturale, diretta conseguenza di questo nuovo pensiero.

Non si perda altro tempo. E si giochi d’anticipo. Si colgano al volo ogni occasione per dar segni inequivocabili, di una volontà decisa, di solide consapevolezze. Si possono e si devono mettere in moto nuove energie, recuperare nuove forze e consensi dall’area del non voto. Matteo Ricci si è detto onorato di questa missione. Dimostri, lui per primo, in ogni possibile modo, la responsabilità e il peso di questa scelta per le Marche, di un impegno disinteressato, appassionato, a tutto tondo. Con atti indispensabili per dare maggiore credibilità, per far differenza. Ecco come marcare discontinuità, un passo per riavvicinare il mondo della politica a quello abitato dai cittadini, per ridare slancio a questa Regione, a questo Paese, alla nostra Democrazia.

Andrea Raschia

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