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Psicologo in classe,
la Consulta degli Studenti
chiede confronto con la Regione

ANCONA - L'organismo provinciale ha svolto un sondaggio tra gli alunni delle scuole superiori e dall'analisi dei dati raccolti è emerso che l’84% dei partecipanti ha ammesso di sentire il bisogno di parlare con questa figura professionale. «Il servizio di psicologia scolastica, istituito con la legge regionale 23/2021, deve essere potenziato e reso più efficiente»

 

La Consulta provinciale degli Studenti di Ancona ha svolto un sondaggio tra gli studenti delle scuole superiori della Provincia di Ancona per comprendere la loro sensibilità sulla salute mentale e le loro necessità riguardo questo tema. Il sondaggio, al quale hanno partecipato un discreto numero di ragazzi e ragazze, ha fornito dati molto interessanti. «Abbiamo lavorato per capire quali fossero le esigenze degli studenti che rappresentiamo ed abbiamo scoperto che l’84% di loro sente il bisogno di parlare con uno psicologo» spiega in un comunicato Enrico Di Marino, presidente della Commissione psicologi della Consulta provinciale degli Studenti, insieme a Leonardo Ploschberger, presidente Cps Ancona.

«Circa il 70% degli studenti aderirebbe ad attività organizzate all’interno dell’istituto con gli psicologi, mentre più del 90% reputa importante la salute mentale ed è a conoscenza dell’alto tasso di disagio giovanile. Sulla base dei dati raccolti – insiste Di Marino – abbiamo deciso di richiedere un confronto con la Regione Marche. Il servizio di psicologia scolastica, istituito con la legge regionale n.23/2021, nonostante sia un primo grande passo verso l’aiuto psicologico nelle scuole, deve essere potenziato e reso più efficiente al fine di rispondere al meglio alle esigenze evidenziate dalla popolazione studentesca. Difatti, l’attuale copertura economica consente di finanziare un’esigua parte dei progetti che vengono presentanti dalle scuole. Inoltre, ci proponiamo di organizzare un incontro con le scuole per “normalizzare” la figura dello psicologo, al fine di eliminare quelle barriere e quei pregiudizi che si vengono a creare nel momento in cui una persona decide di rivolgersi allo psicologo. Chi vuole chiedere aiuto non deve sentirsi giudicato».

 

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