Bando periferie, salta ogni trattativa con il governo, i finanziamenti per i progetti di riqualificazione rinviati al 2020. Con l’ultimo voto del Senato di giovedì, il Parlamento ha approvato il discusso decreto Milleproroghe, ma tra i tanti articoli del testo non compare il promesso dietro front sui fondi per le riqualificazioni delle città. Fondi bloccati perché sul bando emesso del governo Renzi pesa un giudizio della corte costituzionale, secondo cui la competenza deve essere rimessa ad un’intesa Stato-Regioni. Tutto fermo perciò, se ne riparla forse tra due anni. Per Ancona significa rinunciare ad una partita da 12,5 milioni di euro e torna lo spettro delle incompiute per l’ex Verrocchio, l’ex Birra Dreher e ancora, restano al palo le riqualificazioni degli Archi di via Marconi, di piazza del Crocefisso, del quartierino residenziale di via Marchetti e del lungomare di via XXIX Settembre. Vince il fronte “romano” del M5S, su cui si sono schierati compatti i parlamentari marchigiani, nonostante gli stessi grillini in Comune e Regione si fossero schierati al fianco dei sindaci per la battaglia a favore dei finanziamenti. L’Associazione nazionale dei Comuni parla di “promesse disattese dal governo” e Maurizio Mangialardi annuncia la chiusura del confronto con Roma. “Abbiamo deciso di sospendere le relazioni istituzionali con il governo dopo che non c’è stato lo sblocco dei fondi per il Bando Periferie” spiega Mangialardi. “Avevamo dato tempo al Presidente Conte di approfondire tematiche che necessitavano della sua attenzione ma ora è chiaro che non c’è la volontà di rispettare gli impegni presi – continua il presidente di Anci Marche – e quindi non c’è altra via che la sospensione di ogni relazione istituzionale”. A far sperare Ancona era stato l’impegno preso dal premier Conte di rivedere la decisione e stanziare almeno una prima tranche di fondi per i progetti già in fase definitiva e pronti per essere appaltati e cantierati. “Siamo molto amareggiati perché la decisione danneggia la riqualificazione di tante periferie e disattende accordi presi e contratti firmati” ha concluso Mangialardi. “Ci attendevamo ben altro senso dello stato e della correttezza”.
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