«È come se fossi marchiata a vita, ora chi può costruire una vita con me?». Tra le lacrime e la commozione se lo è chiesto ieri sera Romina, l’ultima fidanzata di Claudio Pinti, l’ex autotrasportatore accusato di aver trasmesso l’Hiv alla donna tacendo volontariamente la presenza del virus nel suo sangue. Romina, di Agugliano, ha deciso di raccontare la sua verità in un’intervista concessa a Le Iene. Ha parlato dell’inizio della storia con Pinti («Claudio era perfetto, mi sono fidata di lui») e della scoperta improvvisa della malattia, dopo l’insorgere di quella che sembrava essere una semplice influenza. È stata una parente dell’uomo indagato per lesioni gravissime e omicidio volontario (quest’ultimo reato è legato al capitolo che riguarda la morte della moglie) che ha rivelato a Romina il virus contratto da Pinti almeno dieci anni prima. L’aguglianese, sotto choc, si era subito rivolta al suo compagno: «Mi disse che era una cosa vecchia − ha raccontato Romina − e che l’Hiv non esiste». Le analisi per la donna avevano dato esito positivo il 4 maggio: il virus era ormai nel suo sangue. «Pensavo di dover morire. Dopo la mia denuncia si è aperta una voragine» con decine di chiamate in questura da parte di possibili vittime che avevano avuto rapporti non protetti con Pinti. «Lui mi ha tolto la libertà, mi sento violentata. È come se fossi stata marchiata, ma non bisogna stare zitti, non ho nulla di cui vergognarmi».
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