L’assessore ombra alla Sanità, Fabrizio Volpini, si dimette dall’incarico di consigliere delegato nel settore e diventa casus belli in Regione. La remissione del mandato per un ruolo definito dal diretto interessato «ibrido e poco efficace», è stata giustificata dal governatore, Luca Ceriscioli, come una scelta personale, più pratica che politica: «da tempo Volpini stava cercando un sostituto per il suo studio medico così da potersi impegnare a tempo pieno sulla delega. Purtroppo non è riuscito a trovarlo e ora dovremo trovare un altro consigliere delegato». Una motivazione politically correct che viene prontamente smentita da Volpini stesso: «Il mio lavoro, che amo e spero di poter portare avanti fino alla pensione, non c’entra niente perché ero riuscito a trovare la quadra tra i diversi impegni. La mia è stata una presa di distanza di fronte all’impossibilità di gestire un mandato anomalo e irrituale rispetto al governo della sanità – strettamente in mano al Presidente Ceriscioli ed al suo staff – che non mi dava poteri sufficienti per apportare il mio contributo. Interpreto la politica come spirito di servizio − conclude Volpini − e dopo un anno e mezzo, forse anche per mia incapacità, non c’è stata efficacia di azione politica».
Lo «staff» a cui fa riferimento Volpini sembra corrispondere a l’entourage su cui fa molto affidamento Ceriscioli per districarsi nelle questioni più spinose, composto da Fabio Sturani, capo della segreteria del presidente, Sara Giannini, consulente economico con un passato nella giunta Spacca che segue molti dei tavoli più importanti che coinvolgono l’amministrazione regionale, e l’ultima arrivata in ordine di tempo, ovvero l’ex senatrice Pd, Camilla Fabbri, reclutata lo scorso agosto per occuparsi di imprese ed economia, ma subito messa a lavorare sulle liste d’attesa benché non abbia esperienze pregresse nel mondo della sanità. Oltre ovviamente alla dirigente del Servizio Sanità, Lucia di Furia. Il botta e risposta a distanza tra Ceriscioli e Volpini si innesca in tarda mattinata, quando il consigliere decide di dire basta. Da giovedì scorso Volpini ha consegnato la delega alla Sanità sul tavolo del presidente con una lettera, lamentando lo scarso potere decisionale in ambito sanitario e poi avrebbe atteso inutilmente una risposta. Invece non sarebbe arrivato da Palazzo Raffaello nemmeno un cenno, nemmeno una telefonata, per farlo tornare sui suoi passi, così Volpini ha reso ufficiale lo strappo. Uno strappo che Ceriscioli ha cercato di minimizzare, ma che in realtà pesa tanto quanto una crisi di giunta, vista la delicatezza e l’importanza della delega.
Dall’insediamento del governo regionale nel 2015, Ceriscioli ha sempre tenuto saldamente in mano l’assessorato alla Sanità, uno dei più pesanti dell’esecutivo, a cui si è nel frattempo aggiunto anche l’incarico non semplice di vicecommissario alla ricostruzione dopo il sisma. In molti, negli ultimi tre anni, gli hanno chiesto di nominare un assessore alla Sanità che non fosse uno e trino, ma «la giunta deve essere a sei, come stabilisce la normativa nazionale, e nessuno degli altri assessori ha mai corso per avere questo ruolo, che è complesso e molto impegnativo», è stata oggi la chiosa del governatore. Ceriscioli ha poi sottolineato che «la Regione ha le stesse competenze di 10 anni fa – a cui si sono aggiunte anche quelle delle province -, ma un numero inferiore di assessori. La giunta Spacca è partita con 10 assessori, poi ridotti a otto. Noi siamo in sei con tantissime deleghe e ci tengo a ricordare che per la gestione dell’emergenza post sisma non abbiamo avuto un’unità di personale in più. Non è semplice, anche considerando la riduzione delle risorse dallo Stato». Il passo indietro di Volpini non cambia dunque la strategia del presidente della Regione, che ora dichiara di voler cercare un nuovo consigliere regionale delegato. Anche se «ancora non c’è un’idea sul sostituto», come ha ammesso lo stesso governatore rispondendo alle domande dei giornalisti.
Volpini lascia la delega alla Sanità «Ruolo insolito, lo rimetto a Ceriscioli»
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