di Monia Orazi
Centinaia di palloncini rosa ed azzurri per dire no alla chiusura del punto nascita dell’ospedale di Fabriano, ultimo rimasto nell’area montana, hanno colorato la piazza del Comune, al termine del corteo partito dall’ospedale “Engles Profili” per protestare e chiedere di mantenere aperto il reparto che da cinquant’anni svolge un ottimo servizio come ha ricordato l’ex responsabile del pronto soccorso, il dottor Elio Palego, tra i primi a prendere la parola in piazza.
«L’ospedale ha una sala parto e strutture ottime, un’esperienza importante e la rianimazione – ha detto l’ex medico – l’equipe ostetrica ha sempre lavorato bene, vanno create le condizioni professionali per far rimanere i pediatri. È assurdo dire che le partorienti saranno più sicure a Jesi che qui. Pensate solo alle condizioni della strada. Se chiude il punto nascita altre funzioni rischiano di decadere, come i servizi ginecologici, di assistenza alla gravidanza, la pediatra e l’anestesiologia». Ha aggiunto Palego: «Non sarebbe sostenibile creare dal nulla una struttura per i parti ma è dissennato smantellare quello che funziona bene. Le donne non andrebbero a partorire a Jesi, molto persone che lavorano in ospedale sono umbre. Le gestanti finiranno a Branca e Gubbio, questo costerà di più alla Regione Marche che dovrà pagare i parti fuori regione. Un mio amico ha fatto circolare la mappa dei punti nascita, nelle Marche si può nascere solo sulla costa. Non sono state riconosciute le peculiarità del territorio montano e questa disparità di trattamento non garantisce il diritto alla salute. Quella per il punto nascita è la madre di tutte le battaglie, temo che se il punto nascita chiude, l’intero ospedale sarà penalizzato».
Ha poi preso la parola la dottoressa Beatrice Berluti, che continua a prestare servizio nel punto nascita, in cui, se nulla cambia, dal 15 febbraio prossimo dovranno essere bloccati i ricoveri: «Nonostante ci hanno detto che doveva chiudere, tutti noi abbiamo continuato a crederci e lavorare, come professionisti siamo stati messi in discussione e chiamati a dare molto di più. L’applauso va a tutti coloro che ci hanno sostenuto, non certo alla politica ed all’azienda, un grazie alla stampa, un applauso ai bambini già nati e a quelli che vorrebbero continuare a nascere qui. Non sono mancati – ha detto Berluti- commenti negativi verso il nostro lavoro, prima di tutto siamo persone, possiamo sbagliare. Siamo anche professionisti apprezzati, nonostante il forte carico di lavoro maggiore che in altri posti e le offerte ricevute per lavorare in altre sedi, alcuni di noi sono stati chiamati anche ieri, siamo rimasti tutti».
Anche Antonella Bartolini, a nome dei commercianti che hanno addobbato le vetrine con fiocchi rosa ed azzurri, ha detto no alla perdita di un reparto così importante per l’ospedale.È stato letto un documento comune di Cgil, Cisl e Uil che chiede servizi sanitari sicuri e di qualità per la zona montana, predisponendo «un sistema sanitario idoneo per le aree interne e di montagna, tenendo conto che l’emergenza sisma non è superata, visto che alcune aree dall’ospedale Profili sono inagibili. Non rassicura la gestione della sanità, portata avanti dalla Regione, con logica ragionieristica».Il pediatra Domenico Maddaloni ha ricordato che la decisione di chiudere il punto nascita è stata presa nel 2016: «Quello è stato il primo maltrattamento, i pediatri poi non sono stati assunti in gruppo per costituire un team, ma uno alla volta, per cui non si sono trovati bene. In area vasta vi sono 19 pediatri, che possono scegliere di lavorare ovunque». Alla fine Katia, in rappresentanza del coordinamento cittadino per il punto nascita, ha detto: «Sindaci, presidente della Regione, ministro spogliatevi dei colori politici, mettetevi intorno a un tavolo e parlatevi, risolvete questa faccenda, Fabriano non ha bisogno di tagli, ma di un punto nascita».
Presenti alla sfilata anche la deputata fabrianese del Movimento 5 Stelle Patrizia Terzoni, il sindaco Gabriele Santarelli in fascia tricolore, che non ha fatto un intervento pubblico. Insieme a lui in fascia tricolore i sindaci di Esanatoglia, Sassoferrato, Pergola, Serra San Quirico, i sindaci di Frontone e Serra Sant’Abbondio hanno inviato un messaggio poichè impossibilitati a partecipare.
«È stata una manifestazione molto partecipata, segno che quando serve la comunità sa essere solidale – ha detto Santarelli rispondendo ai giornalisti – abbiamo parlato con attori importanti del Ministero della Salute per far capire la situazione che stiamo vivendo e capire come intervenire. È notizia di ieri che dovrà essere rivisto entro il 31 marzo l’accordo Stato Regioni, è necessario bloccare lo smantellamento del reparto, in attesa che vengano ridefiniti questi parametri. I tempi sono ristretti. Proprio oggi, durante la sua visita in Sardegna, il ministro della Salute Giulia Grillo, che conosce benissimo la nostra situazione, ha parlato di un punto nascita con soli 350 nati l’anno, in una particolare situazione in cui è derogabile il discorso della chiusura. Fabriano per la sua posizione, le tecnologie, gli standard di sicurezza, merita un discorso diverso. Continueremo a batterci, mettendo in campo tutte le possibilità».
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