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Dalla sanità pubblica alla ricostruzione
I 5 punti di Corradini per il rilancio

IL MANIFESTO dell'ex rettore Unicam sceso in campo per le primarie del centrosinistra in vista delle elezioni regionali. Un sistema sanitario universalistico, valorizzazione delle aree interne colpite dal sisma, investire su sistemi produttivi e lavoro, terzo settore e volontariato. E un nuovo metodo di fare politica nelle Marche

 

Flavio Corradini, ex rettore di Unicam, è sceso in campo per le primarie regionali del centrosinistra

 

«Oltre ai tatticismi politici, bisogna iniziare a pensare anche alla prossima legislatura della Regione Marche». E’ così che il prof Flavio Corradini – sostenuto da un comitato di cittadini che ha raccolto oltre 850 firme per chiedere le primarie del centrosinistra in vista delle regionali del 2020 – presenta cinque punti cardine del suo programma. L’ex rettore Unicam ha realizzato una tabella dove tre costanti (infrastrutture e trasporti, valorizzazione e marketing del territorio e formazione) si intersecano con i cinque punti che ritiene fondamentali per il governo regionale: sanità pubblica, ricostruzione post sisma, socialità, sistemi produttivi e lavoro, nuovo metodo politico. Punti che presenta qui di seguito e che «rappresenta il nostro punto di partenza sulle tematiche; una sintesi di indicazioni che ho ricevute parlando con molte persone».  

 

 

Flavio Corradini, docente di informatica all’Università di Camerino

1) Sanità pubblica, equa, efficace – «Il sistema sanitario regionale ha un ruolo cruciale per il benessere dei cittadini, i servizi alla persona, la coesione sociale e lo sviluppo economico. La sfida della sostenibilità dei servizi sanitari richiede il coraggio nelle scelte ed un governo capillare e rigoroso, supportato da meccanismi analitici di valutazione. I tempi ci costringono a cambiare e a fare meglio con meno risorse. Le scelte strategiche di riordino del sistema sanitario marchigiano, anche quelle orientante al suo contenimento finanziario, non possono, però, che tenere in prioritaria considerazione la risposta al bisogno di salute dei cittadini, degli anziani, delle famiglie con disabilità. Il bisogno di salute deve guidare l’organizzazione dei servizi sanitari, la formazione del personale e la ricerca scientifica, in un governo integrato delle aziende territoriali con quelle universitarie. In questo senso, ancora una volta, i trasporti e la viabilità svolgono un ruolo di primaria importanza per limitare la mobilità dei cittadini e integrare nell’emergenza, il sistema del trasporto, la gestione ospedaliera ed il sistema di protezione civile. Abbiamo visto funzionare con efficacia questa strategia in alcune aree colpite dal sisma del 2016, durante gli istanti immediatamente seguenti gli eventi sismici. Le aree interne soffrono particolarmente la mancanza di servizi sanitari». Per l’ex rettore Unicam la sanità pubblica è una priorità: «La coesione sociale, la fiducia e la speranza, le pari opportunità, poggiano in gran parte sull’universalità del sistema sanitario (e della formazione). Anche in condizioni di ristrettezze economiche, la certezza di essere curati nella malattia ci fanno sentire parte di una comunità attenta a chi la vive. In questo senso, il sistema sanitario universalistico offerto dalla sanità pubblica, diventa un bene prezioso, inestimabile, che abbiamo ricevuto in affidamento e che dobbiamo difendere con tutte le forze a disposizione. E’ pertanto necessario ribadire con forza e senza esitazione l’importanza della sanità pubblica come sistema sanitario universalistico. E’ necessario distinguere con atti formali il rapporto di collaborazione tra sanità pubblica e sanità privata regionale. Con la stessa formalità, è possibile stabilire un rapporto di ‘collaborazione equa’ tra sanità marchigiana e quella delle altre regioni limitrofi. La sanità, infatti, potrebbe essere un tema di collaborazione interregionale tra Marche, Emilia Romagna, Umbria, Toscana o Abruzzo, per valorizzare, con atti formali e di collaborazione alla pari, le eccellenze sanitarie del centro Italia, così come lo scambio di buone pratiche».

2) Ricostruzione, Aree interne –  «Gli abitanti delle regioni interessate dagli eventi sismici del 2016 si trovano a dover affrontare sotto il profilo etico, relazionale, sociale, patrimoniale ed imprenditoriale la catastrofe del sisma che ha interessato e continua ad interessare, dopo quasi tre anni, i vari territori. Nelle Marche migliaia di persone vivono ancora delocalizzate o, comunque, in alloggi temporanei, tantissimi centri storici di meravigliosi borghi sono ancora ‘zona rossa’, la ricostruzione non accenna ad iniziare, la messa in sicurezza degli edifici è solo all’inizio. L’economia dei territori è stata drasticamente ridimensionata e questo, inevitabilmente, coinvolge a ribasso l’economia di tutta la regione, peraltro in aree interne molto deboli perché testimoni di depauperamento demografico e di servizi già prima degli eventi simici. L’agricoltura e l’allevamento, caposaldi della vita economica di queste aree e di riconosciuta e indiscussa qualità, è in ginocchio. Le aziende che vivono della produzione di servizi, di servizi al turismo d’arte e di fruizione ambientale, sono gravemente colpite. E’ evidente che una situazione di tale portata deve necessariamente essere accompagnata da misure che favoriscano la ripresa di questi territori fondamentali alla Regione Marche. E’ necessario tornare a fornire servizi sulle aree colpite dal sisma, riprendere il percorso del progetto nazionale ‘aree interne’ e di dare seguito, con forza e determinazione, alle intenzioni della Regione Marche, come indicato anche nella Carta di Fonte Avellana, garantire la presenza dell’Ente Regione Marche e della politica regionale per offrire presenza, disponibilità all’ascolto, partecipazione nella strategia adottate. La Regione deve essere il ponte naturale tra territori, comunità, imprese locali ed Enti comunali, con il livello nazionale ed europeo. Questo richiede naturalmente di stabilire con le istituzioni sovra-regionali una interlocuzione costante, ferma, fidelizzata, trasparente, orientata all’obiettivo».

I monti Sibillini

«La bellezza e la qualità del nostro ambiente regionale, da preservare nel tempo in maniera programmatica e strutturale, come peraltro indicato in vari documenti regionali e/o nazionali, così come pure le risorse ambientali e territoriali, i nostri parchi regionali e nazionali, possono e devono essere vissuti come ‘risorsa’ di attrattività.  E’ necessario altresì accelerare lo sviluppo economico del territorio soprattutto attraverso l’insediamento di specifici comparti di attività produttive, l’adozione di nuove soluzioni tecnologiche, il miglioramento della competitività e la creazione dei nuovi posti di lavoro. Creare un’area interna appenninica con forte vocazione allo sviluppo, grazie al superamento delle barriere che la conformazione del territorio impone attraverso una capillare infrastruttura digitale, un sistema di agevolazioni come ad esempio l’offerta di terreni per gli investimenti nell’area, ben servita a livello di infrastrutture stradali, l’offerta di immobili industriali o commerciali, un mercato del lavoro con manodopera qualificata ed una burocrazia semplificata. Sempre preservando l’identità territoriale e delle comunità, la ‘vocazione economica’ esistente, ad oggi praticamente impedita nella circolazione di ricchezza a causa del sisma, la zona deve necessariamente conoscere un nuovo sviluppo, legato a centri economici esistenti o nuovi, come la trasformazione alimentare (produzione di prodotti a base di carne, prodotti di frutta e verdura, la produzione di spiriti, la produzione di alimenti surgelati, lavorazione dei cereali), i servizi informatici, la produzione nei diversi settori del tessile, del calzaturiero, del legno, dei materiali da costruzione, della produzione e scambio di servizi».

«Se la ricostruzione delle comunità e della socialità rappresentano un obiettivo di primaria importanza, la ricostruzione fisica degli spazi e degli edifici, sono senza dubbio, aspetti da affrontare con altrettanta forza e determinazione. Dalla velocità di ricostruzione fisica, dipenderà anche l’attrattività dei luoghi e l’efficacia delle strategie di ricostruzione sociale. Dopo tre anni dagli eventi sismici, siamo solo all’inizio con la messa in sicurezza degli edifici. E’ assolutamente necessario cambiare passo e strategia di attacco. Non solo per quanto riguarda gli investimenti, la disponibilità delle risorse umane, la semplificazione delle procedure, le professionalità, l’apertura dei cantieri… ma anche per quanto concerne la partecipazione nella definizione delle strategie, da parte di chi vive o vuole tornare a vivere quei territori. E’ necessario condurre dal ‘basso’ la ricostruzione. Una ricostruzione in cui le Università, le Accademie, le imprese culturali, più in generale, sono a disposizione, oggi più che mai, per fornire idee, progetti, strategie, metodologie, capitale umano e uffici… a tutti quanti ne hanno bisogno: chi sta occupandosi di verifica e monitoraggio, di costruzione e ricostruzione, ma anche di artigianato, artigianato creativo, digitalizzazione, imprenditorialità, valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente, prodotti e servizi, turismo… insomma, di tutto quanto caratterizza la bellezza e la qualità dei nostri meravigliosi territori.Un grande progetto di ricostruzione e riqualificazione di una area così ampia, non può che essere condotta congiuntamente e in maniera unitaria tra tutte le regioni coinvolte: Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Una interlocuzione all’unisono con il Governo nazionale e tutti insieme perseguire le soluzioni allo sviluppo proposte con i partner europei nel rispetto della normativa comunitaria, per ricostruire e riqualificare una importantissima area del nostro Paese. Una ricetta necessaria per rilanciare grandi investimenti nelle aree in questione, catalizzando l’interesse di gruppi nazionali e internazionali, per la creazione di occupazione e sviluppo economico stabile».

3) Socialità, Terzo Settore, Volontariato, Gratuità. «Investire sulle iniziative di Terzo Settore significa credere in un “welfare civile”, fondato sul principio di sussidiarietà circolare, sulla collaborazione tra tre soggetti enti pubblici, imprese e società civile, una sinergia tra mondo profit e quello non profit, una forma di biodiversità economica. Ripartire dai fiumi e dai bacini d’acqua per ripulirli, recuperare materiale di riciclo e renderli meta di percorsi turistici e piste ciclabili, ma anche renderli operativi per limitare – da monte a valle – il rischio idrogeologico. Ripartire dal patrimonio culturale abbandonato o da periferie o da siti da risanare per recuperare una edilizia che collega alle città, ai borghi e ai percorsi culturali della Regione Marche nel rispetto della storia, delle tradizioni, dell’artigianato. Ripartire dalla bellezza dei territori e dalla qualità dell’ambiente per attivare su larga scala progetti di economia circolare, una produzione industriale sempre più rispettosa dell’ambiente, prodotti green e sostegno, più in generale, alla cultura della sostenibilità ambientale come bene primario di attrattività di un territorio. Ripartire dal disabitato, per alimentare una cultura dell’abitare le città, i centri storici e facilitare la permanenza a domicilio degli anziani e dei diversamente abili anche attraverso idonei strumenti di monitoraggio. Anche nella Regione Marche, il volontariato e l’Associazionismo svolgono un ruolo di primaria importanza e costituiscono una realtà imponente dal punto di vista economico-finanziario. Meritano attenzione, sia quando contribuiscono alla diffusione della cultura della partecipazione, della gratuità, della cittadinanza attiva, della solidarietà, dell’aumento e consolidamento del ‘capitale sociale’, sia quando contribuiscono alla programmazione, progettazione, valutazione delle politiche sociali di welfare, all’erogazione o miglioramento di un bene o servizio. Devono stimolare sempre più le attività creative, ricreative e sociali, il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei cittadini e delle comunità, dare spazi adeguati alle giovani generazioni e politiche giovanili e contrastare al contempo l’isolamento, la solitudine, la mancanza di lavoro, l’impoverimento della classe media, l’abbandono delle aree interne o periferiche, l’erosione del welfare e l’invecchiamento demografico, fenomeni che in questi ultimi anni stanno allargando il divario sociale nella nostra Regione Marche.Percorsi di socialità, associazionismo e volontariato oltre ad essere considerati il terzo asse dell’economia italiana, hanno anche uno scopo educativo e culturale. Fanno riscoprire l’importanza e il valore aggiunto dello stare insieme, della collaborazione, del vero significato della politica, intesa come cura del bene comune, del senso di appartenenza alla società civile, della valorizzazione e dell’accettazione delle differenze. E contrastano l’eccessivo personalismo ed individualismo, specialmente tra le giovani e giovanissime generazioni. Un fenomeno sempre più contemporaneo e molto preoccupante che va combattuto in ogni modo perché pericoloso, subdolo».

4) – Sistemi produttivi, sviluppo e lavoro – «Il lavoro è lo strumento principale che la nostra Costituzione ci suggerisce e a tale scopo non si può che partire dall’enorme patrimonio umano e culturale che la nostra regione offre, a partire dai sistemi produttivi, con particolare riferimento alle professioni, al commercio, anche internazionale, all’artigianato e alle piccole e medie imprese. I dati della Ue parlano chiaro: crescono di più e meglio i Paesi che hanno speso di più e meglio per innovazione, ricerca, istruzione, formazione, regolazione del mercato del lavoro, pari opportunità, sostegno alla creazione di impresa. La Regione Marche ha nei sistemi produttivi, professioni, commercio, artigianato e piccole e medie imprese, la principale fonte del mercato del lavoro. Supportare questo mondo, con particolare riferimento all’attività manifatturiera, alle costruzioni, all’industria agroalimentare, all’agricoltura, con investimenti capillari ed analiticamente efficaci, significa promuovere lo sviluppo e ha come effetto immediato un mercato del lavoro più fiorente e una maggiore attrattività e competitività dei territori. Questo consiste nella individuazione delle fonti di investimento, come ad esempio per ricerca, innovazione e sviluppo, nel garantire tempi certi alla erogazione dei finanziamenti, nel supportare la prototipazione e prototipazione rapida, nel conquistare nuovi mercati nazionali e internazionali, nell’agevolare la condivisione con partner istituzionali, privati e pubblici. Dobbiamo ‘allenare’ i sistemi produttivi alla crescita globale, alla cultura della flessibilità, del pensare innovativo e collaborativo. In questa direzione, start up innovative e spin off, specialmente quando interpretano in chiave economica i risultati della ricerca e dell’innovazione delle Università e dei Centri di Ricerca regionali, possono dare un contributo considerevole e costituire il perno attorno al quale far girare l’ecosistema innovativo della produzione; il motore di una “nuova economia reale”, di cooperazione a sistema, capace di dare rinnovata spinta ai nostri territori. Sviluppare nuove opportunità, anche lavorative, attraverso approcci innovativi alla creazione e distribuzione di beni e servizi. Una più efficace interazione tra Scuola, Università e mondo del lavoro, aprirebbe nuove opportunità e prospettive al mercato del lavoro».

 Per affrontare con determinazione le priorità stabilite, pubblico e privato possono abbracciare una nuova modalità di interazione per condividere le buone pratiche, le strategie di crescita e agire insieme in maniera più efficace. Valorizzare le conoscenze e competenze a disposizione della Pubblica Amministrazione nel settore privato e, viceversa, dal privato alla Pubblica Amministrazione, investire sulle partnership pubblico-privato su progetti congiunti e collaborativi di investimento allo sviluppo, istituire corsi di formazione professionalizzanti rivolti ai professionisti, alle imprese, ai lavoratori, a chi si trova senza un impiego, favorire politiche attive del lavoro, sviluppare competenze per creare lavoro stabile e di qualità, agganciare insieme l’Europa sulle enormi possibilità a disposizione, investire congiuntamente su politiche integrate di sviluppo distribuite uniformemente sul territorio regionale e multi-speculative, sono azioni che insieme, pubblico e privato, possono intraprendere per costituire un sistema di forze potentissimo. Anche sul piano del risparmio o della ‘spending review’, più in generale, pubblico e privato, possono garantire azioni congiunte molto efficaci. Forme innovative di acquisiti, di ‘commercial public procurement’, ad esempio, sono state sperimentate in altre Regioni a vantaggio sia degli acquirenti pubblici che dell’imprese.

Corradini propone poi la ‘Regione Marche Digitale’, una società basata sulla conoscenza e sulla informazione digitale. Richiede il coinvolgimento di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni, che svolgono un ruolo guida nello sviluppo dell’economia globale, della trasparenza amministrativa, della formazione e della valorizzazione delle peculiarità. Dobbiamo dotare tutto il territorio (zona costiera, zona collinare e zona montana) di una infrastruttura a banda larga, già in gran parte disponibile, a prezzi accessibili e collegare conseguentemente il territorio con realtà strategicamente interessanti sia nazionali sia internazionali; sviluppare servizi e contenuti adeguati, per le amministrazioni pubbliche (e-government), per le attività imprenditoriali attraverso un ambiente elettronico dinamico (e-business), per i cittadini attraverso servizi telematici per la sanità (e-health) e l’apprendimento digitale (e-learning), usando le opportunità della multicanalità per agevolare la diffusione dei contenuti e la fruibilità delle informazioni; di agevolare l’accesso e la circolazione delle informazioni, l’ottimizzazione degli investimenti, la ripartizione degli incarichi, la creazione di competenza diffusa e specializzata. Un progetto in cui la Regione Marche Digitale diventerà, in pochi anni, un caso di eccellenza nel panorama nazionale.

Flavio Corradini e Luca Ceriscioli

5) Una nuova politica regionale –  «Voglio una Regione Marche che tiene costantemente informati i marchigiani, le comunità e i territori sulle azioni e le strategie che la politica regionale sta adottando o intende adottare, una Regione che ascolta gli umori e le necessità e avvia concretamente azioni conseguenti, una Regione che promuove e condivide buone pratiche, che adatta il proprio linguaggio di comunicazione, fa percepire la vicinanza della politica ai territori, specialmente in quelli a maggiore sofferenza e rassicura sulla presenza attenta di chi governa. Aprire alla trasparenza da ogni angolatura, deve essere uno ‘stile di vita’ da trasferire nel tempo a tutte le Istituzioni del territorio regionale. Non si tratta solo di esercitare una proiezione culturale dell’etica; la trasparenza, in particolare quella gestionale e amministrativa, è il principale strumento di contrasto alla corruzione.  Valori come partecipazione, inclusione, apertura, trasparenza e comunicazione, sono fondamentali per far sentire tutti noi parte di un progetto condiviso di crescita.

Competenza, professionalità, valorizzazione della persona. Costruire un ambiente sociale in cui sia riconoscibile la valorizzazione delle risorse umane, le competenze e la gratificazione dell’impegno quotidiano. Agevolare percorsi di avvicinamento e affiancamento delle giovani generazioni e delle politiche giovanili alla vita politica e culturale. E’ necessario coinvolgere ad ogni livello e ad ogni ruolo e responsabilità, spiccate e solide competenze. Ciascuno di noi cittadini ha bisogno di sapere che a svolgere determinati ruoli, c’è il meglio delle professionalità a disposizione. Distinguere tra posizioni amministrative e gestionali e posizioni politiche. In questo senso, anche il costo della politica sarebbe meno in discussione. Sono atteggiamenti che favoriscono un maggior coinvolgimento nella vita sociale e stimolano operatività, cooperazione, dinamismo, entusiasmo, motivazione e senso di appartenenza.

Monitoraggio e valutazione, efficientamento, digitalizzazione. Una regione che voglia mantenere alta la tensione sulla qualità della propria gestione ed amministrazione, deve necessariamente rinunciare all’autoreferenzialità per innescare un adeguato processo di monitoraggio continuo e confronto sistematico di parametri qualitativi e quantitativi e attivare procedure di valutazione interna. Questo permette di fornire sistematiche analisi ex-ante ed ex-post delle azioni e politiche programmate. Modalità operative che possono essere informatizzate agevolmente per costruire un adeguato ‘cruscotto digitale’ della Regione Marche. Un ambito particolarmente importante è quello economico e finanziario: monitorare le spese e tenere sotto controllo i conti, fornire dati all’esterno in ‘open data’, individuare sprechi per ridurre la pressione fiscale, distribuire efficacemente le risorse e accelerarne la distribuzione, specialmente quando si tratta di investimenti alla ricerca e innovazione.

Assetto Istituzionale e di Sistema. L’azione degli amministratori locali è da qualche tempo sottoposta ad un pericoloso logoramento sia da un punto di vista economico-finanziario, sia dal punto di vista del personale a disposizione. Questo sta provocando una evidente sproporzione fra la domanda del cittadino e la capacità di risposta dell’amministrazione, con conseguente disagio da entrambe le parti. L’obiettivo è affrontare la ‘frammentazione’ per rendere più efficaci le decisioni politiche, più efficiente la macchina istituzionale, senza mai rinunciare al miglioramento dei servizi per i cittadini. Per questo è necessario creare ambiti adeguati alla programmazione e alla gestione dei servizi, che permettano la migliore aderenza tra la morfologia e i bisogni dei vari territori e le forme istituzionali deputate a prendere le decisioni politiche. Non più una ‘burocrazia che rallenta”, ma una gestione e amministrazione costruita su operosità, concretezza, progettualità e creatività, creando un contesto stimolante per la crescita di una nuova società regionale».

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