di Martina Marinangeli (Foto di Giusy Marinelli)
Mezza giunta Mancinelli indagata nell’ambito dell’operazione Ghost Jobs su presunti appalti pilotati e truccati con il ‘gioco delle varianti’. Oltre al titolare dei Lavori pubblici Paolo Manarini, che ha ricevuto l’avviso di garanzia con contestuale perquisizione dell’ufficio, sono altri tre gli assessori finiti nel mirino di polizia e procura. L’assessore Manarini è accusato di truffa, turbativa d’asta e abuso d’ufficio per fatti collegati a quelli al centro dell’inchiesta riguardante la realizzazione dei laghetti del Passetto. Con lui il vicesindaco Pierpaolo Sediari, accusato di turbativa d’asta. E ancora Paolo Marasca e Stefano Foresi, indagati per omissione di atto d’ufficio. Nella lista degli indagati stilata dai pm D’Agostino e Dicuonzo compaiono anche alcuni dirigenti comunali. Questi ultimi e i quattro assessori non hanno nulla a che fare con l’ipotesi corruttiva affibbiata al quintetto arrestato dalla Squadra Mobile dopo un’indagine partita oltre un anno fa e portata avanti soprattutto con le spycam nascoste all’interno del Palazzo del Popolo. Non corruzione dunque, ma a vario titolo, reati come abuso d’ufficio, falso, truffa aggravata e turbativa d’asta per un totale di 30 indagati a piede libero. Si tratterebbe di due filoni investigativi che, nel corso dell’inchiesta, si sono intrecciati più volte. Per la tranche della corruzione, Simone Bonci, geometra della direzione Manutenzioni, frana e protezione civile, è finito nel carcere di Montacuto, mente quattro imprenditori edili ai domiciliari. Sono Carlo Palumbi, titolare della Procaccia company srl, ditta abruzzese che si è occupata della realizzazione dei laghetti del Passetto; Tarcisio Molini, di Cingoli (Mafalda costruzioni srl), Francesco Tittarelli (Tittarelli&co) e Marco Duca (Duca Marco&co). In cinque destinatari della misura cautelare del gip sono in attesa dell’interrogatorio di garanzia, non ancora fissato.
Stando alle indagini, Bonci avrebbe favorito la costituzione di un cartello in cui era inserita una ristretta rosa di imprese amiche a cui, in qualche modo, affidava i lavori: direttamente, oppure consigliando l’iter da seguire per andare a colpo sicuro. Per esempio, gli investigatori diretti dal vice questore Carlo Pinto, ipotizzano che il geometra possa aver consigliato a Palumbi di fare un ribasso di circa il 25% per aggiudicarsi l’appalto per il restyling dei laghetti. Per recuperare poi il valore inizialmente stipulato dal bando di gara, gli avrebbe concesso altri lavori. Per i favori, sempre secondo le accuse ancora tutte da dimostrare, il dipendente avrebbe ricevuto in cambio dagli imprenditori coinvolti nell’indagine regalie varie come il rifacimento del bagno di casa per un valore di 30mila euro, oggetti hi-tech, cellulari e droni. I nomi delle imprese finite nel mirino della procura sono noti tra i corridoi comunali. A fine ottobre, per esempio, alla ditta Duca è stato affidato il restyling dei marciapiedi di via Thaon de Revel per un valore di oltre 100mila euro. Erano otto i soggetti offerenti. Nel 2018 alla Mafalda sono stati invece concessi i lavori per la riqualificazione della stradina d’accesso agli ascensori del Passetto. Sempre la ditta Duca, assieme a quella di Tittarelli, compare con la formula del subcontratto per alcuni lavori di sistemazione nell’ambito del restyling dei laghetti del Passetto. E’ bene specificare che non è noto se tali aggiudicazioni siano state oggetto di indagine. A Bonci, difeso dall’avvocato Riccardo Leonardi, è stato fatto anche un sequestro di beni del valore di circa 30mila euro, la cifra che – secondo la procura – avrebbe ottenuto dalla cricca di imprenditori.
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