«Ci sono persone che non andrebbero chiamate tali. Ma anche paragonarle agli animali sarebbe sbagliato. E questa gente le mani a posto non le ha tenute e neanche il cuore. Perché “quel cuore” si è spostato ed è caduto nella spazzatura. Intanto una mamma piange ininterrottamente da stamattina. E non c’è un perché a gesti simili. Solo cattiveria». Dopo il furto avvenuto pochi mesi dal funerale di oggetti-ricordo lasciati dal nipote, ancora un atto vandalico sulla tomba di Dino Di Michelangelo a Chieti. Nei giorni scorsi qualcuno ha scarabocchiato il biglietto scritto dai familiari per chiedere rispetto di quel sepolcro. Il poliziotto teatino ma residente ad Osimo, è morto con la moglie Marina Serraiocco il 18 gennaio 2017 sotto la valanga di Rigopiano. La denuncia ed il dispiacere per il reiterarsi di un gesto poco consono alla sacralità del luogo, il cimitero, e irrispettoso della memoria di una persona scomparsa prematuramente in circostanze tragiche, sono stati raccontati sui social media dagli stessi familiari e amici dell’agente del Commissariato di Ps di Osimo. Nella giornata di ieri, l’avvocato Romolo Reboa che, insieme ai legali Gabriele Germano, Massimo Reboa, Silvia Rodaro, Maurizio Sangermano e Roberta Verginelli, assiste le famiglie di quattro vittime della tragedia avvenuta sul Gran Sasso, si è fatto anche portavoce dello choc vissuto dai parenti dopo la notizia della messa all’asta e vendita, lo scorso 30 ottobre, di pregiate bottiglie di vino dell’Hotel Rigopiano di Farindola dove persero la vita in 29.
Ladri senza cuore rubano il cestino di fiori davanti al negozio di Marina
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