di Gianluca Ginella
«Occultata la richiesta di aiuto proveniente dall’albergo di Rigopiano. Finalmente stiamo arrivando a conoscere tutta la verità». A dirlo è Gianluca Tanda, il fratello di Marco Tanda, di Castelraimondo, uno dei due ragazzi della provincia di Macerata (l’altro è Emanuele Bonifazi, di Pioraco) che hanno perso la vita, insieme ad altre 27 persone, il 18 gennaio del 2017 mentre si trovavano nell’albergo che venne travolto da una slavina. «Finalmente, dopo tanto lavoro, frutto di un’attenta lettura degli atti – dice Tanda –, stiamo arrivando a conoscere tutta la verità. La nostra domanda è sempre stata la stessa: come mai, se ci siamo riusciti noi a capire ed a trovare documenti importanti e utili al processo, gli inquirenti non ci sono riusciti? Oggi conosciamo il perché». Tanda spiega che «I vertici delle istituzioni, nella riunione segreta (del 24 gennaio 2017, che era stata convocata dal prefetto coni vertici delle forze dell’ordine, e si era svolta a Farindola, ndr), volutamente hanno deciso di occultare la richiesta di aiuto proveniente dall’albergo per veicolare volontariamente la verità verso una tesi più facile e più comoda a tutti».
Tanda che è presidente del comitato dei famigliari delle vittime di Rigopiano, si domanda perché questo sia avvenuto. «È chiaro che hanno gestito male la richiesta di aiuto, anzi non l’hanno proprio gestita. Quindi, niente telefonata niente errore. Perché gli inquirenti, che hanno fatto delle ottime e complesse indagini, seppur conoscendo la segnalazione e avendo la delega dalla procura nel farlo, non hanno indagato? – si domanda –. La risposta per noi è scontata se ad occultare la telefonata sono stati i vertici». Altro quesito che si pone Tanda: «Perché il responsabile del Centro operativo comunale chiama, dopo la telefonata di aiuto proveniente dall’albergo, il sindaco di Farindola? Il responsabile dichiara agli inquirenti che non era a conoscenza di tale segnalazione e che il volontario che segnò sul brogliaccio la chiamata non riferì nulla in merito. Al contrario, il volontario dichiara di aver riferito al responsabile, il quale gli avrebbe detto di far chiamare il Coc di Farindola, competente per territorio. Nonostante la procedura sia apparentemente corretta, il responsabile decide di chiamare il sindaco di Farindola (telefonata delle 12,35 dalla durata di 58 secondi), gesto apparentemente apprezzabile. Ma poi decide di tenere nascosta questa telefonata agli inquirenti che incalzano con domande specifiche».
Tanda si chiede il perché di questo atteggiamento, l’ipotesi più probabile, dice è che «chiamava il sindaco per informarlo della richiesta di aiuto proveniente dall’hotel. E perché nasconderlo? Perché nel frattempo il centro coordinamento avanzato si era insediato a Penne e forse era suo compito andarli a salvare? Ecco perché il responsabile del centro coordinamento avanzato non ha voluto mettere a verbale tale richiesta – prosegue Tanda –. Ufficialmente, ironia della sorte, la pec che avverte i comuni che era stato istituito il centro coordinamento avanzato porta l’orario 16,49 del 18 gennaio 2017. Però i membri che dovevano comporre il centro coordinamento avanzato erano stati avvertiti già dalla mattina intorno alle 11, infatti, detti membri, riteniamo fossero presenti al momento di richiesta di aiuto – continua Tanda –. La riunione segreta, con la quale si accordano di non menzionare la chiamata di aiuto, avviene il 24 gennaio. Però non fanno i conti con una variabile. Il giorno successivo, il 25 gennaio, come in atti, un agente di polizia si accorge del brogliaccio per caso e scrive un rapporto, anch’esso occultato, nella speranza che non venga mai menzionato. Sono tanti i punti su cui abbiamo delle perplessità e sui quali andremo avanti con azioni legali affinché venga fuori la verità».
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