di Federica Serfilippi
«Quando sono arrivato sul posto mi sono trovato davanti una scena apocalittica. Era una catastrofe. I ragazzi si aggrappavano alle divise, cercavano disperatamente aiuto». In quella maledetta notte dell’8 dicembre è stato il funzionario Angelo Molinari a coordinare i 18 vigili del fuoco arrivati da ogni parte della provincia per aiutare i superstiti della strage alla Lanterna Azzurra. In prima battuta, il 115 è stato allertato dalla centrale operativa del 118. Molinari era il funzionario reperibile della provincia di Ancona. «All’inizio sono arrivate informazioni sommarie, si parlava di un problema avvenuto all’interno del locale e di alcune persone che si erano sentite male. Ho pensato a una possibile rissa». Minuto dopo minuto, la situazione s’è aggravata e le informazioni sono arrivate più dettagliate. «A quel punto è stata un’escalation, inviando sul posto sempre più personale. Prima abbiamo mandato una quadra dei vigili del fuoco di Senigallia, poi Arcevia e Jesi. Sono partito anche io. Alla Lanterna eravamo una squadra di 18 persone».
L’arrivo nel piazzale della discoteca è stata drammatico. «Mai visto nulla di simile in tutta la mia vita. Era un disastro. Ben presto ci siamo accorti che non dovevamo fare un soccorso tecnico, bensì metterci a disposizione del 118 e fare supporto psicologico ai ragazzi. Si aggrappavano disperatamente alle divise, cercavo aiuto e conforto. C’era chi piangeva, chi tremava come una foglia, chi vagava senza meta e chi cercava o gli amici che aveva perso o i genitori». Fin da subito i vigili del fuoco, sentendo i superstiti, sono venuti a conoscenza dell’aria irrespirabile all’interno del locale, causato dallo spray al peperoncino spruzzato a ridosso della pista principale della discoteca. «Abbiamo anche eseguito de rilievi tecnici per capire se ci fosse la presenza di gas tossici e il livello di saturazione, ma l’esito è stato negativo. Ci doveva essere altro». A Molinari, esperienza pluridecennale dei vigili del fuoco, non era mai capitato un intervento del genere. «La scena che non dimenticherò mai? Il mucchio di scarpe sperse dai ragazzi nella calca, ma anche la solidarietà di quella notte: le persone si abbracciavano e si consolavano. Sono stati i clienti del locale i primi soccorritori».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati